Melandri: pace fatta con Biaggi

AUDIO: "Con Stoner la Ducati è andata fuori strada"

Melandri: pace fatta con Biaggi

Mentre Marco Melandri sta imparando il circuito brianzolo, su cui domani correrà in gara per la prima volta, gli abbiamo chiesto della Superbike, della Ducati MotoGP, della 250, della Moto2 e poi di Rossi, di Stoner, di Dovizioso e di Simoncelli.

”Monza è una pista nuova - ci ha raccontato Marco -  molto bella e anomala rispetto al  resto del mondiale, dove curvare bene significa avere anche più velocità in rettilineo. L'Ascari rimane il punto difficile, nel senso che non ho trovato ancora la marcia con cui sono più comodo entrare, infatti voglio concentrarmi soprattutto su quella su quella perché è importante anche in caso di volata per lanciarsi bene per l'ultimo rettilineo. Non è facile un po' dappertutto, in alcuni punti hai il guard rail troppo interno alla curva e non la vedi bene, poi tante buche e zone d'ombra. La prima variante è anche abbastanza divertente, penso che la situazione sarà un po' tesa alla partenza e al primo giro”

Che idea ti stai facendo del mondiale Superbike a quasi quattro gare dall'inizio?

“Sono orgoglioso e fiero di essere qua perché mi diverto. Per me è stato un cambiamento, grazie all'opportunità che mi ha dato Yamaha, per tornare ad essere competitivo. Stare in una categoria per alcuni più prestigiosa ma dove non riuscivo ad esprimermi e a guidare e in cui facevo solo numero non è il mio scopo di vita”

Qual è la cosa più bella che c'è qui rispetto alla MotoGP?

“Il contatto con i tifosi, che sono tutti competenti di moto e hanno quasi tutti la moto nel garage e non vengono perché va di moda venire. E' quello che una volta contraddistingueva il motociclismo e che si è un po' perso nelle classi 'importanti'”.

Invece qual è la maggiore difficoltà che hai incontrato finora?

“Tante, bisogna cambiare mentalità. Le Pirelli sono strane, possono essere molto performanti per pochi giri mentre altre hanno una consistenza migliore ma con meno performances, quindi i piloti che non hanno la possibilità di arrivare fino in fondo, partono con delle gomme molto morbide e girano forte per pochi giri. E ti trovi nei primi giri piloti veloci che non ti aspetti; è difficile, ma allo stesso tempo è il bello delle corse”.

...Pensavo che mi avresti risposto 'Max Biaggi'...

(ride) “Mi ero dimenticato che c'era anche lui!”.

Quindi, pace fatta?

“A dire la verità io non ce l'ho mai avuta con lui. Ero molto arrabbiato per un suo comportamento che secondo me non era corretto, poi se quando glie l'ho detto lui si è agitato è perché si sentiva in colpa... Però lì è stato e lì è finito”.

Tu sei stato competitivo fin dalla prima gara. L'ing. Jan Witteeven ha detto che i piloti che hanno corso nella classe 250 sono comunque quelli che tutt'oggi rimangono molto forti, anche a 39 anni, come Max Biaggi.

“Sono d'accordo. La scuola migliore era la 250, per l'equilibrio peso/potenza. Era una moto molto difficile e nervosa, con tanti cavalli, quindi imparavi a guidare e usare il gas, a fare una buona messa a punto del telaio e delle sospensioni perché sennò non potevi essere veloce. La Moto2 è spettacolare ma non ha i requisiti tecnici per passare alla MotoGP: non c'è elettronica, non puoi lavorare sul cambio e il 4 tempi ha più coppia quindi ti permette maggiormente di fare errori. Quest'anno in Moto2 si vede il divario tra i team che hanno i soldi da spendere”.

Secondo te il passaggio dalla 250 può essere una chiave di lettura per il fatto che i piloti che arrivano dalla MotoGP e vanno in SBK vanno comunque forti e non viceversa?

“No, dalla MotoGP in SBK vanno forte perché partono in SBK con un mezzo competitivo, chi abbandona la MotoGP lo fa perché sa che non ha un mezzo competitivo, viceversa chi passa da una SBK ad una MotoGP spesso non ha una moto competitiva. Poi la MotoGP non cambia mai il suo stile dall'inizio alla fine, la SBK è un po' come la MotoGP 2005-2006; adesso le SBK sembrano binari: se vanno bene all'inizio vanno bene anche alla fine e così se vanno male, ma in TV ad occhio non noti la differenza”.

Parliamo della MotoGP, stai seguendo le gare in tv?

“Le seguo, guardo i tempi però ogni volta che le guardo mi rendo conto di quanto abbia fatto bene a cambiare...”.

Con la Ducati GP hai passato dei periodi duri; che cosa ne pensi della Ducati, adesso?

“Sta succedendo quello che mi aspettavo, nonostante Ducati faccia gli straordinari per Valentino faticano molto a crescere. Io credo che la chiave di svolta sarà solo quando cambieranno le gomme, è difficile rivoluzionare una moto completamente in così poco tempo e con così pochi test”.

Cosa intendi per cambiare le gomme?

“Quando cambieranno le caratteristiche, le carcasse, quando verrà fatta l'evoluzione forse un pochino più adatta alla Ducati. Stoner ha fatto bene come risultati ma alla Ducati non ha fatto bene, perché comunque lui ha un modo tutto suo di guidare e quindi li ha portati fuori strada e adesso per loro non è facile tornare indietro. Il mio rammarico è che io all'epoca sono stato preso a calci mentre adesso loro si tirano giù i pantaloni per fare qualsiasi cosa serva, e alla fine la figura l'ho fatta sempre io”.

Ora in GP mancano un po' gli italiani lì davanti. Cosa ne pensi di Dovizioso e di Simoncelli?

“Dovizioso è un bravo pilota ma il suo livello è questo. Può lottare per il podio spesso, sta lì vicino, fa pochi errori, è molto consistente. Simoncelli sicuramente ha più talento, però deve riuscire a dimostrare di fare forte una gara intera; l'anno scorso faticava e ha iniziato a crescere quando sono arrivati i pezzi giusti per la moto. E' un 'pacchetto', lui ora sta andando forte perché ha i pezzi giusti, però il dubbio che mi rimane è se da metà gara in poi riesce ad essere competitivo, perché l'anno scorso gli è riuscito solo in Portogallo, quando le condizioni della pista non erano così veloci”.

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