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Intervista con Jonathan Rea a EICMA 2011

Abbiamo incontrato il pilota del Team Castrol Honda all'EICMA. Il 2012 potrebbe essere l'anno giusto

Moto - News: Intervista con Jonathan Rea a EICMA 2011

Ci sono piloti che hanno la faccia che ti aspetti, il physique du role della rockstar. Altri invece sono totalmente insospettabili, potrebbero essere come quelli che incontri tutti i giorni alla fermata del bus con la felpa e lo zainetto in spalla.
Proprio questi, spesso, sono quelli che in pista fanno "cose che voi umani non potete immaginare", come saltare con una sola mano al Mountain di Cadwell Park (vedere su YouTube per credere). Il re di quel Mountain è ancora Jonathan Rea, il pilota nordirlandese di superbike del Team Castrol Honda, un ventiquattrenne con la faccia di uno di diciotto e quell’espressione un po’ sospesa che hanno i ragazzini quando pensano a troppe cose contemporaneamente.
Johnny "magic" invece sa bene a cosa sta pensando: a vincere nel 2012 il campionato del Mondo Superbike. Reduce da una stagione di vittorie e brutti incidenti, lo incontriamo ad EICMA per una chiacchierata.

Jonathan, come valuti la tua stagione 2011?
"E’ stata una stagione molto difficile, e anche se ho vinto 2 gare dopo l’incidente al polso destro - lo stesso tipo di infortunio che ha costretto Toseland al ritiro - mi sono ritrovato a metà stagione nel periodo più brutto della mia vita. Inoltre nella prima metà della stagione la moto si portava dietro i problemi del 2010 e non andava come volevo. Dopo mesi di fisioterapia sono tornato in sella e ho subito ritrovato il podio a Imola, ma ormai la stagione era finita".

Proprio nel tuo periodo di convalescenza il regolamento della SBK ha permesso di introdurre il ride by wire anche nelle moto che non lo montavano di serie, per allinearsi alla concorrenza. Da subito la tua CBR1000RR è apparsa totalmente migliorata e il tuo stile di guida meno aggressivo: cos’è cambiato?
"Vero, la moto è migliorata tantissimo: l’erogazione è più lineare e la moto più stabile. Il nostro ride by wire è sviluppato da Cosworth, e la loro esperienza in Formula 1 ci ha aiutato molto. Per quanto riguarda il mio stile di guida, se prima dovevo sempre essere oltre il mio limite e cercare di adattarmi alla moto, ora posso permettermi di avere una moto adatta al me: sono sempre stato visto come un pilota dalla guida fisica ed irruenta ma in realtà a me piace la guida precisa e fluida. Con questa evoluzione posso farlo senza rischiare sempre il 200%".

Fin dal tuo esordio alla finale di Portimao del 2008 tutti ti hanno visto come il candidato numero uno per vincere il mondiale, ma poi proprio la tua guida al limite ti ha spesso danneggiato. Visto questo finale di stagione, pensi che nel 2012 le cose cambieranno?
"Da quando sono arrivato in WSBK ho sempre sperato di essere io il rookie, il pilota giovane affiancato da un pilota di esperienza. Sulla carta era così, prima con Checa, poi con Neukirchner e infine Xaus, ma nei fatti non sono mai riuscito ad avere un confronto sui dati dei miei compagni di squadra che mi aiutassero a migliorare perché nella maggior parte dei casi ero io davanti a loro. Questo mi metteva sotto pressione e la mia giovane età non mi permetteva di adattare la moto alle mie esigenze, ero io che mi adattavo a lei nel bene e nel male. Ora forse non sarà più così".

Sicuramente il tuo passato nel motocross ti ha aiutato molto nella guida in pista, ma che altro tipo di allenamento fai durante le pause?
"La mia tabella di allenamento è curata dai personal trainer di Red Bull, il mio sponsor, e cambia spesso. Oltre al cross, appunto, abitualmente mi alleno con la bicicletta e in palestra. Non posso correre a causa di un vecchio incidente al ginocchio".

Abiti all’Isola di Man, hai mai pensato di correre il TT?
"Assolutamente no, è folle, lo guardo da spettatore. Primo perché se lo facessi, vorrei vincere, e quindi so per certo per farlo correrei troppi rischi. Se penso al mio incidente di Phillip Island, dove il livello di sicurezza in pista è altissimo, e al TT dove se cadi a 200 km/h non rischi un polso, rischi la vita, no non fa per me".

Per concludere, un altro anno in Superbike con grandi prospettive e dopo... la motoGP?
"Sinceramente al momento la MotoGP è un "gran casino" (e lo dice in italiano, N.d.A.). L’introduzione delle CRT non mi sembra un mossa intelligente perché in gara saranno molto indietro rispetto ai prototipi e ciò creerà non pochi problemi. Se un giorno dovessi passare in MotoGP, sicuramente non lo farei con una derivata ma su un prototipo, e quasi sicuramente Honda. Ma al momento non ci penso, sto bene in SBK e mi concentro solo su questo".

Lasciamo andare Jonathan in mezzo alla folla dell’EICMA che senza tuta non lo riconosce, sperando che prima o poi Cadwell Park entri nel calendario del mondiale per rivederlo staccare entrambe le ruote da terra sul Mountain. Magic!

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