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Alpinestars Tech Air Race: la tuta che predice il futuro

10 anni di ricerca per arrivare a un sistema di protezione attiva ultra sofisticato

Moto - News: Alpinestars Tech Air Race: la tuta che predice il futuro

Ci sono situazioni in cui nulla ci può proteggere da un impatto fatale dovuto a una serie di sfortunate concomitanze, ma nella maggior parte dei casi i nuovi materiali hi-tech e i nuovi sistemi di protezione attiva e passiva presenti nell’abbigliamento da moto ci salvano da traumi, abrasioni e fratture in modo sempre più efficace.

Di airbag per motociclisti se ne parla da più di dieci anni, e come per il mondo automobilistico - da cui deriva - il livello di affidabilità si è via via sempre più elevato.
Nel caso della ricerca effettuata da Alpinestars, avviata nel 2001, e corredata dai dati dei piloti del Mondiale, statisticamente ideali in quanto ricavati da situazioni ripetute - le piste sono dei circuiti chiusi privi di ostacoli improvvisi, con una serie di parametri sempre misurabili - ha portato il livello all’eccellenza.

La tuta in pelle Air Tech Race, usata attualmente dai top rider della MotoGP, è apparentemente una tuta intera in pelle per utilizzo racing in pelle bovina da 1,3mm sobria nei tagli e nei colori, senza alcuna connessione fisica alla moto.
Ma questa tuta sa quando il pilota sta per cadere, quando sta per impattare sul terreno. E si attiva, gonfiando i due airbag posti nell’area delle spalle, il punto più critico nelle cadute in moto (il 46% delle fratture avviene in quell’area, con prevalenza della frattura della clavicola).

Ma come fa? La risposta è una: con la matematica. La gobba posteriore della tuta contiene sostanzialmente una centralina (o ECU), molto simile a quella che ormai hanno tutte le moto, del peso di 450gr. con una doppia carica di gas freddo attivata da una microcarica esplosiva. La centralina è collegata a dei sensori di movimento derivati dall’aeronautica posti sul lato destro e sinistro della tuta (inertial unit, giroscopio e sensore magnetic field) che tramite una serie di algoritmi determinano se chi indossa la tuta sta avendo un comportamento "anomalo" attivando, 100 millisecondi prima dell’impatto, l’airbag.

Il sistema, per evitare gonfiaggi indesiderati, si attiva con tre diversi "interruttori": uno posto sulla gobba che accende in sistema; uno magnetico sulla zip della tuta che lo "arma" solo a tuta chiusa; uno virtuale, derivante dai sensori, che misura il posizionamento spaziale del pilota e le vibrazioni della moto, a una velocità minima di 20kmh. Un piccolo display con tre led sull’avambraccio da al pilota il feedback sullo status del sistema (attivo, armato, spento, stato della batteria, carica residua, ecc…).

L’air bag, allo scoppio, rimane gonfio per 5 secondi, e ritorna piatto dopo circa 20 secondi, ridando al pilota la massima libertà di movimento. Nel caso il pilota riuscisse a ripartire senza danni, il sistema avrebbe una seconda carica pronta per un eventuale ed ulteriore impatto all’interno della stessa sessione di guida, per una durata della batteria always on di 8 ore consecutive.

La ricarica della batteria è come quella di un cellulare, mentre la ricarica delle cartucce (ed eventuale revisione) va effettuata dal personale Alpinestars presso i Tech Air Support Team, ad un costo di circa 200 euro, non molto considerato che la tuta costa complessivamente 6.000 euro - un costo elevato per il pubblico ma sostenibile per un pilota che deve evitare il più possibile infortuni che potrebbero interrompere la sua partecipazione alle gare successive.

Se tutto questo vi è sembrato fantascienza, aspettate, c’è dell’altro: ad ogni sessione di utilizzo la centralina registra una serie di dati diagnostici scaricabili tramite wi-fi sul vostro computer. Sì, anche sul vostro smartphone con un’app.
Qualcuno, dopo aver visto questa chicca della Tech Air Race ci ha chiesto ironicamente "E twitta anche la caduta?". Ingegneri di Alpinestars, siete avvisati!


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