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PROVA BMW S1000 RR SBK: un giorno perfetto!

Un'occasione unica, abbiamo provato a Monza le BMW del Mondiale Superbike

Moto - Test: PROVA BMW S1000 RR SBK: un giorno perfetto!

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Ci sono occasioni, nella professione del giornalista di moto, che vanno prese al volo, e questa è una di esse.
Potrei raccontarvi, oggi, che per andare a Monza a provare le moto di cui a breve scriverò, ho dormito solo tre ore, che ho "dovuto " lavorare di sabato, che ho dovuto incastrare mille altri impegni e un sacco di belle storie, ma la sostanza dei fatti è una e una sola. L’occasione di provare in pista tre moto da mondiale è talmente ghiotta che tutto il resto passa in secondo piano.
Quando è arrivato il cortese invito di BMW per andare a girare a Monza con il meglio delle proprie moto da corsa, quindi, la risposta è stata più che ovvia: "arrivo!".

STANDARD, SUPERSTOCK E SUPERBIKE
OmniMoto.it aveva già partecipato lo scorso anno al test organizzato da BMW Motorrad Italia con la S 1000RR Superstock con la quale solo un mese dopo Ayrton Badovini si laureò Campione del Mondo 2010.
Oggi che la BMW Motorrad Italia ha raddoppiato l’impegno con la Superbike, il test delle moto da corsa è diventato un evento internazionale al quale è stata invitata tutta la stampa di settore e quindi siamo doppiamente orgogliosi di essere stati della partita.

La prova delle BMW da corsa prevedeva quindi un percorso in crescendo che ci ha portato in sella dapprima alla S 1000RR originale, giusto per scaldarsi un po’ e prendere le misure alla rinnovata Prima Variante di Monza, per poi saltare in sella alla Superstock con cui corrono nel Mondiale Sylvain Barrier e Lorenzo Zanetti. Il nostro percorso è proseguito con quattro giri in sella alla S 1000RR del Team BMW Motorrad Italia Superbike, di Ayrton Badovini e James Toseland per finire poi con ulteriori quattro tornate in sella alle moto ufficiali, guidate nel Campionato 2011 da Leon Haslam e Troy Corser.
A pensarci bene, lo scorso sabato a Monza, ci è stato concesso un privilegio che di norma è negato anche i piloti appena citati… La possibilità di fare una comparativa tra due moto che sono sì della stessa famiglia, ma che in gara sono giocoforza avversarie, è qualcosa che veramente non capita tutti i giorni!
Insomma… una giornata di quelle da ricordare in eterno!

SUPERSTOCK: SYLVAIN BARRIER #20
La prima sorpresa, nel test di Monza, arriva proprio dalla S1000RR Superstock di Sylvain Barrier. Lo scorso anno avevo provato la stessa moto, quando apparteneva ad Ayrton Badovini, sebbene lavorassi per un’altra Testata e mi era piaciuta terribilmente. A un anno di distanza sono risalito sulla stessa moto rimanendo letteralmente impietrito dalla lontananza siderale di questa ciclistica da quella passata.
La moto di Ayrton dello scorso anno era facile, aveva sospensioni scorrevoli, ben assettata in frenata, mentre quella di Barrier è dura come un sasso!
Il pilota francese predilige un assetto molto controllato, di conseguenza la sua forcella ha regolazioni estremamente chiuse e quindi bisogna essere ben al corrente di quello che si vuole fare, perché con un avantreno così rigido, non si hanno grandi possibilità di correzione della traiettoria quando si è in curva.

Anche il retrotreno è regolato sul duro, e ciò aiuta nei cambi di direzione e in uscita di curva, dove la BMW Superstock mostra una ottima motricità, a patto che l’asfalto sia ben levigato.
Bisogna dire che a Monza, dove non ci sono tanti cambi di direzione né curve strette, è vantaggioso avere un assetto rigido, ma quello usato da Barrier è, a mio avviso, eccessivo. All’uscita della Variante Ascari, infatti, è bene tenersi a distanza dal cordolo esterno, perché saltandoci sopra come si fa di norma, la BMW di Sylvain inizia a serpeggiare perché le sospensioni non incassano, facendo perdere tempo al pilota.
Oltre a ciò, Barrier adotta una posizione di guida con la sella molto molto alta e ciò non predispone ad una gran confidenza con il mezzo, perché in frenata bisogna stringersi bene con le ginocchia al serbatoio, pena la sgradevole sensazione di essere catapultati in avanti dovendo contrastare tutta l’inerzia con le braccia.

Il motore della S 1000RR Superstock è solo leggermente diverso rispetto all’originale: la mancanza delle valvole parzializzatrici sullo scarico fa svuotare leggermente l’erogazione ai regimi bassi e quindi è bene tenere il motore su di giri. In alto il quattro cilindri di Monaco allunga meglio rispetto al motore standard, ma il divario di potenza è comunque limitato.
Il verdetto appena sceso dalla moto numero 20 di Sylvain Barrier è indubbiamente controverso: bello il motore, buoni i freni grazie a pastiglie più sportive rispetto allo standard e buona la velocità di percorrenza e la stabilità al massimo della piega. Un assetto così rigido però mal si accorda a mio avviso alle prestazioni necessarie per primeggiare in gara.
Sarebbe stato molto utile provare anche la moto di Lorenzo Zanetti in quanto chi ha usato la S 1000RR #87 la ha trovata molto più equilibrata e con una posizione di guida decisamente meno "esclusiva"; purtroppo il test prevedeva di poter provare una moto per tipo, e quindi va bene così.

SUPERBIKE: AYRTON BADOVINI #86
Bastano pochi passi per raggiungere il box adiacente e trovare la S 1000RR numero 86 di Ayrton Badovini pronta ad aspettarmi.
Non me ne voglia James Toseland, ma ci tenevo particolarmente a provare la moto di Ayrton, non solo perché conosco le grandi doti del piemontese nel settare la ciclistica di una moto, ma anche perché ad Ayrton mi lega una bella amicizia iniziata quando il pilota biellese era un emerito signor nessuno che voleva affermarsi nelle gare.
Salgo sulla moto di Badovini, regolo la leva del freno anteriore e parto. Bastano pochi metri sulla S 1000RR Superbike per rimanere rapito da questa motocicletta.

L’assetto della moto è perfettamente bilanciato e la sensazione che si riceve è di una facilità estrema. L’assetto della motocicletta è centrato sui due assi e le sospensioni Öhlins (che sono la versione "Kit 2011", mentre sulle BMW della squadra tedesca sono le Öhlins ufficiali 2011), scorrono alla grande.
La moto numero 86 fa subito capire che gli ottimi risultati che Ayrton sta conseguendo nella fase centrale del campionato, sono frutto di un setup ciclistico e motoristico che va via via affinandosi nell’arco della stagione.
La ciclistica è davvero a punto: in staccata la forcella Öhlins è un burro e l’impianto Brembo permetterebbe di frenare ben oltre il punto in cui il nostro spirito di conservazione ci dice di fare. In inserimento la S 1000RR è veloce ma progressiva e in percorrenza dà una grande sensazione di sicurezza.
In uscita di curva il lavoro fatto dal TTX è ottimo e riesce a coniugare alla grande le esigenze di aderenza e di incassare eventuali sconnessioni dell’asfalto.
Da centro curva in avanti il traction control aiuta moltissimo il pilota a capire fin dove può spingersi con il gas. Il suo intervento sulla moto di Badovini è avvertibile ma estremamente dolce nell’azione e già a metà della parabolica si può affondare il gas puntando verso l’esterno, sentendo che il Traction sta lavorando per darti comunque il massimo dell’aderenza possibile.

Un plauso merita l’erogazione: i ragazzi del Team BMW Motorrad Italia sono riusciti a mappare il controllo motore della 1000RR in modo che i cavalli arrivino al suolo sempre in maniera controllata ed educata. Sicuramente in questo campo l’esperienza accumulata nella scorsa stagione in Superstock ha consentito di lavorare fin da subito molto bene sulle mappe del ride by wire, in modo che il feeling al comando del gas sia sempre perfetto.
Nelle varianti strette di Monza, inoltre, si apprezza moltissimo la mappatura fatta alle piccolissime aperture, che si traduce in un effetto on-off assolutamente inesistente.
Al salire di regime la BMW S 1000RR Superbike mostra un allungo sconosciuto alla versione Stock. Qui la potenza in più si sente tutta, ma viene erogata sempre in maniera molto dolce e non spaventa il pilota.
Un'altra caratteristica che mi è piaciuta tantissimo di questa moto è il tipo di frizione antisaltellamento utilizzato, che permette di arrivare in staccata senza che il posteriore se ne vada per conto suo, ma con il giusto freno motore per aiutare il pilota in frenata.
Purtroppo, come tutti i momenti belli, anche il mio test sulla BMW di Ayrton Badovini finisce troppo presto, e non faccio neanche in tempo ad andare a complimentarmi con il pilota, che è già ora di passare alla moto di Leon Haslam.

SUPERBIKE: LEON HASLAM #91
Pochi passi e sono già in sella alla moto di Leon Haslam, preparata direttamente dalla squadra ufficiale BMW Motorrad. Appena salito in sella sento subito le differenze con la moto di Ayrton.
Entrambe i piloti sono abbastanza minuti nel fisico, ma la moto di Haslam ha una posizione di guida più raccolta, con manubri più stretti e pedane più alte rispetto a quella dell’italiano.
L’inserimento nel corpo macchina è comunque ottimo, anche perché la sella è meno imbottita (praticamente non esiste) rispetto a quella di Badovini e quindi si riesce a puntellarsi meglio sul serbatoio, specie in staccata.
A livello di feeling devo dire che ho preferito la sella in neoprene utilizzata da Haslam rispetto a quella in Alcantara di Badovini, perché quest’ultima ha fin troppa aderenza con il posteriore del pilota. Con l’alcantara bisogna alzarsi per passare da una parte all’altra della moto, mentre con il neoprene è più agevole scivolare da destra a sinistra.

L’assetto della moto di Leon Haslam è più radicale rispetto alla moto di Badovini. La moto è più caricata sull’anteriore e quindi è molto rapida nell’inserimento in curva, anche se si muove di più nella discesa in piega, ma il posteriore più scarico impone al Traction Control un lavoro maggiore.
Su questa moto, infatti, si avverte decisamente prima l’inserimento del sistema ed anche il suo intervento è più brusco rispetto alla moto italiana.
L’assetto più caricato sull’anteriore, inoltre, rende un po’ più difficili le staccate, perché il posteriore è più leggero e facilmente si innesca qualche ondeggiamento. In staccata, poi, ho potuto constatare che l’antisaltellamento usato dal team ufficiale è più brusco nel suo inserimento e offre anche un freno motore maggiore.

L’erogazione del motore ufficiale è più violenta di quello italiano, specie nel riprendere in mano il gas nelle varianti strette, ma aprendo la manetta tra una curva e l’altra si avverte subito che questo motore fa più strada di quello italiano. In allungo la differenza non è così sensibile, ma ai regimi intermedi si sente che questo motore mette a terra più coppia dell’altro.
Questa è una considerazione valida in valore assoluto, ma non è detto che in pista si traduca in un reale vantaggio cronometrico, e i tempi che Badovini sta facendo segnare lo dimostrano.
Purtroppo, anche il turno in sella alla moto di Leon Haslam sta finendo, e vorrei che l’ultimo giro non mi mostrasse mai la bandiera a scacchi, ma le regole sono regole e bisogna riportare ai box questo gioiello della tecnologia.

IN CONCLUSIONE: VIVA LA SUPERBIKE
Al termine di questa incredibile giornata sono mille i pensieri che si accavallano nella testa. Il primo di essi è rivolto a ringraziare il motociclismo perché è ancora uno sport in cui il pilota fa la differenza, e proprio l’aver toccato con mano che piccole differenze tecniche insieme ad assetti diversi rendono così lontane tra loro tre moto che dovrebbero avere lo stesso DNA, ce lo fa amare.

L’altra considerazione che si può fare scendendo da queste moto è che il progresso fatto nelle ultime stagioni dai sistemi di controllo della dinamica del mezzo ha di fatto stravolto la maniera di gareggiare, rendendo ancor più complicato l’ottenimento del miglior assetto, ma ha reso queste moto incredibilmente più facili da guidare da un pilota dilettante.
Se dovessi fare un paragone con le ultime Superbike che ho guidato, penserei subito alla Honda CBR 1000RR del Team Ten Kate che provai nel 2005. All’epoca quella moto non aveva né traction control, nè antiwheeling e guidarla era davvero impegnativo, poiché la potenza era comunque quasi la stessa delle moto attuali.
Insomma, grazie all’elettronica che ha reso ancor più avvincente e stimolante lo sviluppo delle moto da corsa, grazie alla BMW Motorrad Italia che ci ha permesso tutto questo, e soprattutto… grazie alla Superbike perché è davvero la classe più bella e più vicina all’utente appassionato che possa esistere.

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