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Moto, numeri drammatici... Come le strade italiane

Nel 2009, da noi, oltre 1.120 motociclisti morti in incidenti. Colpa anche delle infrastrutture

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Quando si analizzano i dati che riguardano gli incidenti stradali, serve equilibrio. I numeri più recenti per il Vecchio Continente, appena forniti dall’ETSC (European Transport Safety Council), riguardano il 2009 e parlano di sinistri su due ruote che sono il 19% del totale europeo delle vittime su strada, con oltre 6.300 morti e 42.500 feriti gravi. Solo il 18% meno del 2001. In Italia, il primato negativo: il 25% di incidenti su moto e il 23% dei decessi; nel 2009, registrati 1.124 decessi, 22.480 ricoveri in ospedale, 258.000 verbali di Pronto soccorso.

È ovvio: in Italia le mele marce non mancano. La pericolosissima abitudine di non usare il casco è radicato, purtroppo, al Sud. Basta vedere le immagini di questi giorni di Napoli (per la questione immondizia): sono numerose le moto con due (o tre) persone a bordo, in cui almeno una di queste non ha il casco indossato.
Senza contare che la scarsezza di effettivi controlli sulle strade da parte delle Forze dell’Ordine, un po’ in tutto lo Stivale e che incide negativamente sulla sicurezza stradale. Però guai a puntare il dito solo con chi è poco prudente in moto. In Italia, il problema è molto più serio e complesso.

Anzitutto le strade che, soprattutto in città sono ridotte a colabrodi, specie dopo le ghiacciate invernali. Spuntano masselli qua e là, voragini, binari del tram a sorpresa, pavé dissestato. Per non parlare dei guard-rail killer sulle extraurbane. E per certi versi il motociclista diventa un utente debole della strada, al quale si chiede tantissimo in termini di Rca, carburante e balzelli vari, ma che ottiene... poco in cambio.

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