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Il "maestro" Ezio Gianola

Ha il compito forse più difficile nel rinnovato Settore Tecnico della FMI

Moto - News: Il "maestro" Ezio Gianola

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Non ha perso la voglia di scherzare Ezio Gianola - nella foto insieme a Gresini e Cadalora - ma quando veste i panni del responsabile tecnico del Team Italia 125 GP che partecipa al CIV (ed al CEV) allora diventa serio. Perché il cinque volte campione italiano ha preso molto seriamente questo compito.

C'è molta differenza tra il ruolo di manager che svolgi da tempo e quello di direttore sportivo?

"Come manager lavori per un pilota ma fuori dalla pista. - ci ha risposto Gianola - Il direttore sportivo lavora anche in pista cercando di trasmettere le proprie esperienze se ha fatto in passato il pilota".

E qual è l'aspetto più importante da sviluppare in un giovane pilota?

"Senza dubbio devi costruirgli una "testa" adeguata. Per un ragazzino di 15 anni correre in una squadra che porta le insegne del Team Italia e della FMI è un impegno psicologico, anche considerando che possono contare su tecnici e moto che hanno un potenziale da top ten del mondiale. Bisogna abituarli alla tensione".

Ma anche tu eri nella stessa condizione quando hai cominciato

"C'era meno pressione mediatica. E, soprattutto, venivamo da un percorso che ci ha abituati a crescere ed a confrontarci con avversari di valore. Ti ricordi chi erano i miei concorrenti nella 125 SP? A proposito, oggi la Sport Production non è più adeguata all'impegno formativo. Bisogna puntare più su una 125 PreGP".

Questo comporta un programma a lungo termine e soprattutto a largo raggio

"E io ho sposato questo progetto. Il Settore Tecnico ha preparato un programma che parte dalle minimoto ed arriva al mondiale. Sono contento di quello che siamo riusciti a fare "da fermo": in sei mesi abbiamo organizzato un supporto fondamentale per i ragazzi e messo in piedi una struttura di osservatori che ci consentiranno di monitorare tutti i giovani. Non potremo creare dei talenti ma se ce ne sono potremo sicuramente scovarli e soprattutto affinarli".

Quali sono i canali sui quali lavorate?

"Innanzitutto creando delle regola, come a scuola. Lo sport è disciplina e regole. Se uno vuole fare il professionista deve adeguarsi. Il secondo lavoro è di natura psicologica. Il motociclismo di oggi ad alto livello - come molti altri sport - non è solo aprire il gas ma anche preparazione psicologica allo stress, alla gara, alla vittoria. E poi lavoriamo con i genitori che dobbiamo abituare a non stare troppo sopra i ragazzi".

La tua squadra lavorerà solo in Italia?

"Faremo anche il campionato spagnolo, nella tana del lupo. Lì ci sono una quarantina di ragazzi da tutta Europa tra i 14 e i 16 anni e lì i nostri devono dimostrare cosa sanno fare".

Qual è la parte più difficile del tuo lavoro?

"...il fatto di non esserci più io in moto!... Quindi ho il compito di trasmettere esperienza ed ascoltare sensazioni. Un bel laboratorio che valuteremo a fine stagione. Intanto proviamo costantemente a migliorarci nell'organizzazione perché sappiamo, come tecnici, di avere un grande responsabilità".

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