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La MotoGP ostaggio dei nastri flex

La classe regina cerca di diventare elite, escludendosi dal mondo esterno

MotoGP: La MotoGP ostaggio dei nastri flex

Era iniziato circa tre anni fa il processo di alienazione della Motogp. Da quando venne introdotto il "ghetto", quello che nei paddock di tutto il mondo si chiama Paddock Motogp.

Da quando le hospitality della Classe regina hanno imparato a isolarsi, in nome di non si sa quale tutela verso ospiti sempre più rari, la mania di delimitare lo spazio è diventata dilagante.

Nel 2011 assistiamo a un proliferare di nastri flex. Li vedete nella foto accanto usati sulla griglia di partenza intorno a ogni pilota, o in aeroporto per gestire le file o ancora davanti ai box per non far avvicinare i curiosi al lavoro delle squadre.

La novità per tutti è che in questa stagione i nastri flex li troveremo anche in sala stampa a separare i piloti dai giornalisti nel post conferenza istituzionale.

Non è un problema, naturalmente, piloti e giornalisti si parlano lo stesso a prescindere dai dettami della Dorna o dei relativi uffici stampa.

L'immagine che questa pratica sta però trasmettendo è quella di una Motogp che vuole scappare dal mondo esterno, nel tentativo di proteggersi da qualcosa che la terrorizza. Cosa sia non si sa, il sospetto è quello di voler preservare un'immagine d'elite che con una griglia a 17 piloti (16 con Bautista fuori dai giochi in Qatar), rasenta però la povertà, sottolineata anche dalla mancanza ormai cronica di sponsor anche e soprattutto sulle moto che contano (vedi le Yamaha ufficiali).

La soluzione, come per ogni cosa sarebbe quella di essere un po' più razionali. Va bene l'ordine, va bene preservare alcuni spazi, ma la Motogp dovrebbe aprirsi e vivere della passione che scorre nei paddock, come quella che si vive ormai sempre più spesso nelle zone riservate alla Moto2 e alla 125, categorie che, nonostante tutti i problemi del momento, ancora riescono a riempire griglie di partenza accettabili.



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