Yamaha senza sponsor: from hero to zero

Nonostante la tripletta la casa di Iwata non ha ancora un finanziatore

Natale è tempo di regali, ma non per il motociclismo che sta soffrendo uno dei più gravi periodi di crisi della sua storia. Mentre si avvicina infatti un nuovo cambio regolamentare, che riporterà la MotoGP al recente passato dei motori di un litro di cilindrata, la Moto2 vede nascere e morire squadre che mai hanno dato segnali di solidità e la futura Moto3 rappresenta l'ennesimo salto nel buio,  la MotoGP si appresta ad entrare nel 2011 senza segnali di progressi finanziari.

La dimostrazione ce la da la Yamaha, che anche quest'anno ha vinto il mondiale piloti e marche - per non parlare dell'inutile mondiale a squadre ideato dalla Dorna sperando chissà che - ma non ha ancora trovato un title sponsor con il quale sostituire la Fiat.

La trattativa con Air Asia, la società capitanata da Tony Fernandes (foto a sin.), già presente come sponsor principale del GP di Sepang e di quello di Inghilterra che sembrava a buon punto si è infatti misteriosamente arenata. E nonostante gli interessi sulle tratte australiane la compagnia asiatica non ha ritenuto nemmeno dato seguito ad un inizio di trattativa con Casey Stoner. Come a dire che in un mese il signor Tony si è lasciato alle spalle il team più vittorioso degli ultimi anni, con due piloti del calibro di Lorenzo e Spies ed il fenomeno australiano.

Cosa si deduce da questo fatto? Probabilmente che c'è qualcosa di sbagliato nella politica commerciale generale della MotoGP se gli sponsor preferiscono finanziare (a basso costo) i singoli Gran Premi, o qualche team nelle classi minore, ma mettono subito in tasca il portafoglio quando si tratta di scucire cifre in milioni di dollari. Nemmeno tanti, poi, visto che oggi con 3.000.000 si diventa main sponsor. Ed anche meno.

Attualmente nel motociclismo ci sono solo due eccezioni: Valentino Rossi, i cui sponsor personali però non danno ricadute sul movimento e la Ducati, forte di un marchio (oggi lo chiamano brand) che si vende, non a caso, grazie ad una politica di identità perseguita negli anni.

Una politica che non possono vantare invece case, pure dedite alle competizioni da molti più anni, come Honda e Yamaha, il cui nome non è associato in prima istanza a quel magnifico veicolo di eccellenza tecnologica che sono le competizioni. Insomma il motociclismo non ha identità definita e ben appetibile, né singolarmente, a livello di Case, né a livello di campionato.

Per questo motivo Lin Jarvis, plenipotenziario della Yamaha, potrebbe decidere di iniziare la stagione senza alcuno sponsor sulla carenatura della M1 del campione del mondo Jorge Lorenzo, puntando proprio sull'immagine aziendale. Probabilmente  è la scelta giusta. E l'alternativa corretta allo svendere.  From hero to zero?


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