Come eravamo: Sheene, Lucky e Uncini

Il primo test di tre iridati della 500 in F.1 con la Brabham

Era sera tardi quando arrivammo. Ce l'eravamo fatta in macchina, la strada dall'Italia a Bandol. Una strada dannatamente bella, lungo la Costa Azzurra, che prefigurava quella che portava al circuito di Le Castellet, all'interno e che doveva durante il fine settimana di gare essere protetta con balle di paglia per evitare il peggio ai motociclisti assatanati che la percorrevano andando o ritornando dalla gara. In salita ed in discesa.  Muretti, indicazioni stradali, guardrail, o almeno i punti più pericolosi avevano le loro brave protezioni, ma all'indomani recandoci al Paul Ricard non le avremmo trovate perché non andavamo a vedere una gara, ma un test.

L'Hotel Ile Rousse si trovava,e probabilmente si trova ancora, in una stradina nel paese di Bandol. Era un bel posto, accogliente come sanno esserlo solo gli alberghi francesi, con le camere arredate in stile, ma quella sera dopo aver guidato così a lungo non avevamo bisogno di un letto ma di un bicchiere e ci fermammo al bar dove, come al solito, a tirar tardi trovammo solo i meccanici della squadra. Al bancone ce n'era uno con cui attaccammo discorso: aveva capelli lunghi e baffoni spioventi che ci ricordavano in qualche modo George Harrison. Era un appassionato motociclista e chiacchierammo a lungo di Barry Sheene, che avrebbe provato all'indomani e del suo amico Marco Lucchinelli e di Franco Uncini.

Era una strana storia. Sheene, in Australia, aveva incontrato Herbie Blash, allora team manager della Brabham e con l'OK di Bernie Ecclestone, patron della scuderia,  aveva ottenuto di provare la macchina. Poi la Pirelli, che la gommava, aveva chiesto che a guidare ci fossero anche Lucky e Franco, campioni del mondo nel 1981 e 1982. Ed eccoci tutti là, motociclisti ed automobilisti a seguire il debutto in F.1 di tre campioni del mondo della 500.

Il baffuto meccanico era letteralmente entusiasta e fra una birra e l'altra ci raccontò che quella monoposto - con motore BMW 1500 Turbo - in configurazione da qualifica aveva più di 1.000 cv, ma che i nostri l'avrebbero provata con il propulsore da gara, poco più di 700.

La monoposto era così bassa e stretta che Barry, all'indomani, si lamentò di non riuscire quasi a girare il volante che interferiva con le sue lunghe gambe. Era una giornata ventosa, ma asciutta, come ce ne sono molte al Paul Ricard e in quel bar, la sera prima del test, si stava molto bene, seduti su uno sgabello, l'alcool a scaldare lo stomaco, a parlare con quel meccanico simpatico e creativo, assolutamente easy.

Dei titolari di quella che sarebbe poi diventata la BT 55, meglio nota come "sogliola", De Angelis e Patrese, c'era solo Riccardo.

"E' tardi, è ora di andare che domani mattina dobbiamo essere in circuito presto a preparare la macchina - ci disse ad un certo punto il meccanico, posando il boccale di birra nuovamente vuoto, poi aggiunse - a proposito: mi chiamo Gordon. Gordon Murray".


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