Valencia - Tanta carne al fuoco, nella conferenza stampa tenuta oggi pomeriggio da Filippo Preziosi, responsabile tecnico di Ducati. Quindici minuti in inglese, quindici minuti in italiano per spiegare, alla nutrita pattuglia stampa accorsa nella hospitality Ducati, il programma di lavoro tracciato per le due giornate di test che vedranno, per la prima volta, Valentino Rossi in rosso. Fuori, un vento forte e gelido rasoiava le strutture accampate nel paddok e le orecchie dei passanti imbacuccati.
Scelta del motore: “Il motivo fondamentale del test, per noi, sarà scegliere quale motore impiegare (se scoppi regolari od irregolari, ndr). Per decidere, sottoporremo ai piloti – Rossi ed Hayden – tre motori: un GP10 Big Bang (scoppi irregolari), e due GP11, uno dei quali Big Bang evoluto, e l’altro “screamer” (scoppi regolari). Si inizierà dal GP11 Big Bang, per poi passare agli altri”.
Aiuto, crolla. Curiosamente, proprio mentre Preziosi disaminava l’argomento, un Big Bang stava per farlo la struttura della hospitality: una raffica più forte delle altre ha sollevato il soffitto cercando di svellerlo dalle ritenute; un manipolo di volonterosi (misto: giornalisti e gente Ducati) ci si è aggrappata, per trattenerlo. Con successo: il Big Bang è stato evitato, e (va detto ad onore della categoria) nessuno screamer (persona che strilla – dizionario della lingua inglese) tra i giornalisti. Tre minuti, e si è ricominciato.
Problema: tenere stretto Rossi. “Tutto questo - ha affermato Preziosi, riprendendo da dove aveva lasciato - significa lavorare senza pensare troppo al tempo sul giro. Immagino che Rossi non sarà proprio d’accordo; dovrò trovare la maniera di convincerlo”. Ce la farà, con l’aiuto involontario della Yamaha, che ha concesso a Valentino di provare, ma gli ha tassativamente vietato (ed ha modi onerosi, per far rispettare l’ordine) di parlare della Ducati e delle prove.
Grazie, Yamaha. Non è per questo, però, che Preziosi ringrazia la Yamaha: lo fa un po’ senz’altro come atto dovuto, ossia di cortesia formale, ma anche un po’ perché mantenere fair-play, in una paddock che ogni tanto ne perde, come le galline le penne sull’aia, ha un suo bel senso.
La verità non esiste. “Non ho una particolare preferenza per l’uno o l’altro motore - continua Preziosi - A parte il rumore, che li distingue al primo impatto, per il resto sono abbastanza simili, in termini di prestazioni. Il migliore è quello che vince; il migliore, è quello che si adatta meglio alla guida del pilota titolare. Rispetto alla verità, gli elementi oggettivi ci danno una risposta che non raggiunge il cinquanta per cento; il resto, cinquanta per cento e più, è la sensazione del pilota. Per questo, anche possedendo tabelle di dati, anche potendo contare su informazioni da parte dei tester, ritengo siano i piloti titolari a dover decidere”.
Avrei ucciso Casey. La due giorni di Valencia non sarà solo una quarantott’ore di test meccanici/eletronici, ma anche il momento in cui, sul campo, si interromperà la vicenda Stoner-Ducati e prenderà avvio quella Valentino-Ducati. Ed un po’ di farfalle svolazzano ubriache anche nello stomaco di Preziosi.
“Domenica sera - insomma, ieri - quando mi sono reso conto che Stoner non era più dei nostri, mi ha colto una tristezza imprevista. Non credevo di essergli così legato. E’ un pilota veloce; è un uomo onesto. E’ capace di portare al limite una moto in pochissimi giri: un gran vantaggio, per un tecnico come. Sono i suoi pregi. Li conoscete. Possiede anche difetti, per i quali in certi momenti lo avrei ucciso. Ed anche questi li conoscete…”.
Il fascino pericoloso di Valentino. “Con Valentino ho parlato qualche volta, prima ancora che decidesse di venire da noi. Possiede un fascino pericoloso: pericoloso, perché lasciarsi prendere dall’attrazione per chi è tuo nemico sul campo, non lo si deve fare. Capisco perché ci siano persone che si getterebbero nel fuoco, per lui. I tecnici che lo conoscono, sono concordi nell’affermare che un suo debriefing sia come una lezione in un’aula universitaria. E più divertente, credo. Il pilota più grande di tutti i tempi. Aspetto gli effetti dell’avventura sua in Ducati come un motociclista (qualunque). Come un appassionato. Con grandissima curiosità”.
Burgess: l’infanzia di Preziosi. “Il primo pilota che ho ammirato, da ragazzo, è stato Freddie Spencer. Aveva come capomeccanico Jeremy Burgess. Ne ho quasi un timore reverenziale. Gli ho parlato spesso, ed ho scoperto una persona piacevole, per nulla arrogante, estremamente ragionevole”.
Ducati: la bomba atomica. “Questa mattina, con Burgess ed i suoi abbiamo effettuato un cambio motore. Oggi pomeriggio lo rimonteremo. Leggevo nei loro occhi una certa perplessità, perché smontare il motore dalla Desmosedici è come far scoppiare una bomba atomica: il pezzo più grande che rimane della moto non supera le dimensioni di un bicchiere”.
Quando Rossi rientrerà al box. “Il metodo di lavoro non cambia troppo, rispetto ad una settimana fa. Quando Stoner rientrava al box, aveva tre persone con le quali confrontarsi immediatamente. Perno, era C2 (soprannome di Cristian Gabarrini, ndr); sempre tre saranno anche con Rossi. Cambierà il referente principale, che sarà Burgess”. Con C2, tutto girava attorno alla informatica; con Burgess, il centro di gravità sarà l’esperienza.
Meno venti ore all’alba.