Vie di fuga, cordoli ed erba sintetica sono una richiesta che arriva dal mondo delle auto. Ma la F.1 ha esigenze diverse rispetto al motociclismo, e numerosi incidenti, per fortuna meno cruenti di quello che domenica scorsa ci ha tolto Shoya Tomizawa a Misano, stanno a confermarlo.
Casey Stoner, noto per non avere peli sulla lingua, lo ha ribadito a Misano domenica scorsa.
“Mi sto battendo fin dall'inizio contro la pavimentazione delle vie di fuga – ha spiegato l'australiano – l'effetto, infatti, è che i piloti, sicuri di rimanere in piedi e di poter riprendere la gara si sentono sicuri ed invincibili. Per quanto mi riguarda questo tipo di spazi, con l'erba artificiale subito dopo il cordolo, danno troppa sicurezza ai piloti. Se ci fosse, invece, solo erba naturale, o terra, non spingeremmo così al limite, perché andando fuori non saremmo in grado di recuperare. Questa falsa sicurezza che offrono non è positiva”.
Pur tuttavia la maggior parte dei circuiti del mondo sta adottando questo sistema, gradito al mondo dell’auto.
“Io penso – è la conclusione di Stoner – che noi motociclisti corriamo più rischi degli automobilisti, dovrebbero essere le moto a creare standard di sicurezza, non le auto”.
Non è la prima volta che Stoner punta l’indice su di un problema e poi, a distanza di tempo, si scopre che aveva ragione e perciò viene ascoltato. Ricordate la tirata contro le gomme Bridgestone? Bene, dalle ultime gare di fine anno la Bridgestone differenzierà maggiormente le due mescole a disposizione della MotoGP, in modo che la cosidetta “morbida” (in realtà sempre una gomma dura) non posso affrontare in tutti i casi la durata di una gara.