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L'amore al tempo del Gran Premio

Le Mans contro Le Mans, e come farsi accompagnare da lei

Moto - News: L'amore al tempo del Gran Premio

Le avanguardie della carovana del Motomondiale sono già in marcia verso il nord-est della Francia, per il terzo appuntamento della stagione. I restanti seguiranno, nube di Eyjafjallajökull  permettendo.
In una graduatoria dei Gran Premi  che godono di maggior fascino, quello transalpino difficilmente finirebbe sul podio. Mentre la 24 Ore di Le Mans (auto) viene considerata una esperienza da provare almeno una volta nella vita (al pari del solstizio a Stonhenge, il Carnevale a Venezia, un risotto all'Amarone) l'appuntamento del Motomondiale nella Sarthe non attira altrettanto. La differenza non è data dal mezzo (auto invece che moto). Esistono tracciati, come Phillip Island, che, nonostante ospitino tanto le une quanto le altre, sono senza dubbio circuiti-moto, assolutamente legati alle due ruote. Per ricchezza di ricordi, per fascino, per pathos. E le auto ciccia.
Invece, mentre eliminare la 24 Ore sarebbe giudicato un delitto contro l'umanità spostare l'appuntamento del Motomondiale a Le Castelet (per dire, e per rimanere in Francia) non costituirebbe una tragedia. Qualcuno, forse, lo riterrebbe persino vantaggioso.


In Europa, la prima vera gara tra mezzi a motore, è stata la Parigi- Rouen del 1894. Erano anni nei quali si confrontavano, correndo assieme, i mezzi più disparati. Non soltanto auto e moto; anche mezzi a tre ruote, e senza riguardo per il tipo di propulsione. In  Inghilterra, il pilota di una vettura a vapore fu inseguito (forcone alla mano) da un contadino inferocito a cui una favilla, liberata dal focolare (quello che nell'auto riscaldava la caldaia), aveva incendiato il fienile. Così raccontavano con dovizia di particolari i giornali dell’epoca.
Un anno dopo la Parigi Rouen, ecco la Parigi-Boureaux. Poi, la Parigi Madrid. E la Parigi-Vienna, dove era necessario valicare  le Alpi.
Competizioni lunghe. Che sfiancavano gli equipaggi. Che mettevano a dura prova l'organizzazione dei paesi attraversati. Si emanavano editti con cui si avvertiva la popolazione di tener chiusi in recinto gli animali domestici e serrati in casa i bambini, al passaggio feroce dei mezzi a motore.
Le Mans-auto, che si corre dal 1923, ne è la diretta erede. Come il Varano di Comodo ricorda i grandi rettili del passato, così Le Mans racconta un periodo in cui i mezzi con motore a scoppio rappresentavano il futuro. E non un problematico presente, come oggi.
La 24 Ore è Storia  a 300 all'ora; un altare del megalitico su cui si officiano riti ancora oggi.  E un Circo Massimo nella cui arena scendono tutt'ora i gladiatori.
Le Mans-moto non possiede la stessa forza evocativa; forse per questo, non emana lo stesso fascino. Indipendentemente dalla qualità dello spettacolo. Eppure, non esiste GP più indicato, se ci si vuol far accompagnare dalla propria lei. Che, essendo nella maggioranza dei casi del tutto disinteressata ai motori,  solitamente non ci pensa neppure. Anzi.
Non prendere alloggio in città. Accettate un piccolo sacrificio, e prenotate in uno dei paesini che si trovano una sessantina di chilometri più a sud. E' una  zona ricca di corsi d'acqua. Non è ancora la Loira, che scorre altri ottanta chilometri più avanti. Però, come la Loira, possiede i propri castelli (o le sue ville, quantomeno) e piccoli alberghi, con i tetti in ardesia, tendine a vetrage, carta da parati tonalità pastello e gigli di Francia. Due scalini scendono verso la piazza, due verso il prato, o già sul fiume. Il bosco che  degrada dalla collina lambisce la strada; la pala del mulino, gira.
La mattina voi salite in auto e percorrete i sessanta chilometri che vi separano dal circuito (stradine secondarie: traffico scarso).  Fino al tramonto, vi lasciate rintronare dal frastuono delle moto, aggredire dai fumi delle benzine, tramortire dalla visione di ragazze-ombrello che, al garrese, misurano quanto Varenne.
Nel frattempo, lei scenderà in barca lungo il fiume, visiterà fascinose maison d'antan, assisterà a concerti di archi e flauti sui prati delle rive. La brezza le sfiorerà il collo come le dita trepide di un amante.
La sera, dietro porte di legno verniciato, oltre vetrate nascoste da fioriere di parigini, davanti a tovaglie di trine e ad un bicchiere di chiaretto (è estate, ma il caminetto è acceso ed in un angolo ronfa piano, come un gattone) voi le racconterete dei tempi sul giro, e lei del suo giro attraverso i tempi.
A notte, le stelle, maggiorenni, staranno a guardare.

(nelle foto: prima ed ultima,  il centro di Le Mans; seconda: ricostruzione del Daimler Reitrad del 1885, esposto al Museo Honda di Motegi; terza: Bugatti type 35 C del 1935. Museo Honda di Motegi)

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