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Una Moto2 tutta veneta per il CIV

Il progetto è di Franco Moro, che lavora ad una propria squadra per l'Italiano

Moto - News: Una Moto2 tutta veneta per il CIV

Ieri sera, a Valdobbiadene, tra le colline del Prosecco, a nord di Treviso, Franco Moro ha presentato la sua Moto2.  E’ destinata al campionato italiano, che per la prima volta, nel 2011, ospiterà la nuova categoria. Il progetto è del medesimo Moro, pensato e realizzato nella stessa valle, a pochi chilometri di distanza da dove la quattro tempi è stata messa sul cavalletto e presentata ad un pubblico di addetti ai lavori.  I fornitori sono, nella quasi totalità, veneti: “Anche per merito della Aprilia” dice “qui in zona si sono sviluppate negli anni attività dell’indotto a cui si può far ricorso per qualunque necessità”. Obiettivo di Franco e la sua M2 (“sì, lo so: con il nome non ho brillato per fantasia, ma è inutile perdere tempo”) è creare una propria squadra e partecipare al campionato nazionale. “Sto cercando, e sto iniziando adesso, dopo aver concluso il progetto, a formare un team. Voglio semplicemente entrare nella categoria con la mia moto, un mio pilota, per vedere – e far vedere – quanto vale, paragonata a quelle già sul mercato.. Poi, se son rose, fioriranno”.

Non è il primo progetto di Franco, che ha lavorato per molti anni con moto Aprilia, nel Motomondiale, poi con Fantic e Maxtra. Moro, come gran parte dei tecnici che si sono formati nelle piccole categorie, è cresciuto con il due tempi. La conversione al quattro, e la decisione di mettersi in gioco rappresenta, tutto sommato, anche un riconoscimento per la Moto2,  che a suoi tempo i tecnici, con rarissime eccezioni,  hanno accolto con uno sbarramento di obiezioni.

“Ho iniziato a progettare la M2 a gennaio; quindi, ho seguito i Gran Premi 2010 della Moto2  Mondiale con grande attenzione, e molto interesse. Devo dire che alcune riserve rimangono, ma bisogna anche riconoscerne i meriti: si è imposta come categoria spettacolare, e non c’è dubbio che la differenza l’abbiano fatta i piloti. Con il vincolo del motore uguale per tutti, anche la ciclistica non è diversissima tra l’una e l’altra proposta. Le differenze sono davvero minime; è chi ci sale sopra e la conduce in pista che la fa valere. Che rispetto alle due tempi faccia dieci chilometri l’ora – per dire – in meno, è assolutamente ininfluente per il pubblico. Quello che rimane negli occhi, è lo spettacolo, e quello c’è stato. E di prim’ordine, non c’è dubbio. E poi, se questa è la categoria del futuro, io mi ci voglio misurare”.

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