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Ducati Diavel: la più Rossa delle novità 2011

Impressioni e idee "a caldo" sulla nuova cruiser di Borgo Panigale

Moto - News: Ducati Diavel: la più Rossa delle novità 2011

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Questa nuova Ducati Diavel presentata a EICMA 2010 ha lasciato a bocca aperta, ma ha anche diviso in due la categoria dei motociclisti. I vecchi ducatisti (quelli per intenderci tutto saponette in pista e godimento nel gioire della coppia ai bassi del "pompone"), hanno storto un po’ il naso, mentre tanti altri motociclisti non ducatisti, o della nuova generazione di questi ultimi, sono rimasti affascinati.

Ducati sta cambiando, dopo l’era delle 916, 996 e 998, quelle che i ducatisti definiscono le "vere" Ducati (ed ancora possiamo mettere dentro nel sacco la 999 e ovviamente i vari Monster pre 1100), c’è stata una vera e propria svolta. Da Azienda basata sulla sola passione si è passati un po’ di più a dare spazio a "quello che vuole il pubblico", forse, ripetiamo, forse, snaturando un po’ quella che tante volte è stata vista come una moto scorbutica, che va interpretata, ma che una volta superati questi piccoli ostacoli, regala enormi soddisfazioni, anche grazie alla sempre pregiata componentistica: quando sulle naked c’erano ancora le forcelle a steli normali, o le pinze base, Ducati già sui modelli d’ingresso quali il piccolo Monster, proponeva forcelle a steli rovesciati e pinze Brembo Serie Oro, o radiali, e parliamo di poco tempo fa.

DUCATI STA CAMBIANDO?
Sì, anzi, Ducati è cambiata. Ora sperimenta, si inserisce in fasce di mercato che fino a poco fa nemmeno guardava da lontano. L’inizio con la Multistrada 1000 nel 2002, quando in catalogo c’erano solo Superbike o Naked da sparo. Poi nel 2005 viene presentata al Salone di Milano la Hypermotard 1100, per approdare un anno dopo sul mercato, una moto ancora più… diversa dal solito. 2009, sempre ad Eicma, arriva la Multistrada 1200, sempre più particolare anche nell’estetica; per carità, una Ducati, visto componentistica e prestazioni, ma comunque una vera e propria evoluzione/rivoluzione rispetto a pochissimi anni fa.

2010, Ducati Diavel, ancora qualcosa di diverso, profondamente diverso. Ma piace? I motociclisti come la vedono? Ducati ha osato troppo? Leggendo i commenti dei lettori, troviamo veramente di tutto. C’è a chi piace, chi non vede l’ora di ammirarla in concessionaria e firmare il contratto, ma c’è anche chi la trova inutile e sproporzionata nelle forme. Dunque Ducati ha osato troppo? Forse sì, forse no, sarà il mercato la cartina al tornasole. Intanto possiamo dire che come tutte le novità e tutte le cose che non si sono mai viste, spesso lasciano perplessi, incuriosiscono, ci fanno pensare. E così ogni volta che la guardiamo, c’è un particolare in più, qualcosa che non avevamo visto la prima volta, come la seconda, o come la terza. Un po’ come un brano di musica fusion, sfugge sempre quel passaggio, la nota di una chitarra, di un piano, di un sassofono, lo shuffle del batterista che rallenta e poi riprende velocità. Oppure, più motociclisticamente parlando, un pò come la sua più diretta avversaria giapponese (senza dover citare i modelli della gamma Harley-Davidson), la Yamaha V-Max (che costa 20.000 euro contro i 16.800 della Diavel standard) la quale, specie nella precedente versione, ha creato un mito e un segmento quasi a sè.

Questa nuova Diavel va guardata, riguardata, e riguardata un’altra volta. E’ un po’ come fare un esercizio di yoga dove bisogna trovare la concentrazione, mentre qui si cerca il perché di queste singolari linee, e soprattutto cosa ha a che fare una cruiser con Ducati. Niente, o forse tutto!
Perché l’evoluzione, la sperimentazione, non si può fermare! Volete vedere una Ducati ferma al semaforo, fatta di sole Superbike o Naked? Perché invece non lasciare che il progresso vada avanti, che Ducati si evolva, sperimenti…
Come detto il mercato sarà il banco di prova, intanto l’anno prossimo in occasione del lancio stampa vi diremo come si guida e che emozioni ci ha suscitato. Per ora, guardiamola ancora una volta e cerchiamo quel passaggio, quella nota, che fin’ora magari, ci è sfuggita.

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