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BOL D'OR: 781 giri di passione

La Suzuki SERT vince il 74° Bol d'Or, davanti alla Kawasaki del Team Bolliger e Yamaha Folch

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Non sempre nelle gare vince il più veloce, ma quello che riesce a percorrere più strada di tutti. È il caso del Team Sert che ha portato la sua Suzuki GSX-R 1000 sul gradino più alto del podio della massacrante 24 Ore del Bol d’Or, tenutasi sul circuito francese di Nevers-Magny Cours gli scorsi 11 e 12 settembre. I francesi, scattati dalla seconda piazza, hanno percorso la bellezza di 3.444 km nell’arco di 24 ore, prendendo la testa della classifica dopo otto ore di gara, senza più lasciarla fino al traguardo tagliato dopo 781 giri di vera passione.

LA CRONACA
La 74esima edizione del Bol d’Or vedeva come favorita la BMW S 1000 RR del BMP Elf 99 Racing Team, sempre in testa nelle qualifiche e partita a razzo dalla Pole Position. Il trio francese, composto da Sebastien Gimbert, Erwan Nigon e Matthieu Lagrive ha dettato legge per le prime sei ore di gara, dovendosi fermare attorno alle 21:00 per una perdita d’olio. La S 1000 RR ripartiva dopo nove minuti, ma la sua corsa trionfale si trasformava presto in un calvario a causa di due cadute e tante soste che portavano il Team francese al ritiro a quattro ore dal termine dopo una bella rimonta, fatta di crono inavvicinabili per chiunque. Secondi al traguardo gli svizzeri del Team Bolliger che hanno difeso il loro primato in classifica mondiale, e si presenteranno all’ultima tappa, prevista il 19 Novembre in Qatar con nove punti di vantaggio sulla Suzuki SERT. Terzi all' arrivo gli spagnoli del Team Folch, su Yamaha a 15 giri dai battistrada, davanti alla R1 del Team RAC 41. Solo quinto il Team Yamaha France GMT 94, dopo una gara costellata di problemi tecnici e cadute.
La sfortuna si è abbattuta sull’agguerritissimo Michelin Power Research Team, squadra interna della Casa francese che, dopo un ottimo quarto posto in qualifica, mantenuto per le prime due ore di gara, era coinvolta in un incidente collettivo dal quale William Costes uscirà con una frattura ad un femore. Una perdita d’olio ha invece costretto al ritiro la Yamaha R1 del Team Yamaha Austria, Campione del Mondo in carica, dopo nove ore di gara. Ritiro anche per la Kawasaki del Team GSR, già vincitrice della 24 Ore di Le Mans. Il Team tentava una riparazione dopo una brutta caduta avvenuta in serata, ma la ZX-10R aveva il telaio irrimediabilmente piegato e doveva fermarsi.
Sorte avversa anche per gli unici due Team Italiani: la Suzuki GSX-R 1000 del Team No Limits doveva fermarsi quando era in testa alla classifica Superstock per continue noie alla frizione e all’alternatore, dopo sole due ore di gara.
Peggio è andata al Team X-One capitanato da Maurizio Bargiacchi. La R1 condotta da Gianluca Vizziello, Emiliano Bellucci e Jean Louis Devoyon si è ammutolita a due chilometri dal traguardo, dopo che aveva marciato imperterrita per 21 ore ma era finita a terra alle 12:00. Una caduta che ha innescato una serie di problemi tecnici culminati con la beffa del ritiro a mezzo giro dalla bandiera a scacchi.

LA GARA FINISCE SOTTO LA BANDIERA A SCACCHI
Il Bol d’Or, come tutte le ventiquattr’ore, è una di quelle gare in cui nulla è certo fino allo sventolare della bandiera a scacchi e nelle quali bisogna provarci fino alla fine, perché già arrivare al traguardo, dopo un giorno esatto e mille difficoltà, è una incredibile vittoria. Il Bol d’Or, insieme alla 24H di Le Mans, ha una rilevanza tale in Francia, da sovrastare nettamente i fasti della MotoGP. Sono stati ben 150 mila, infatti, i tifosi accorsi a Magny Cours per assistere alla competizione per una tre giorni di festa che non ha eguali. Sorvoliamo in questa sede sui "rave" a base di auto date alle fiamme e motori spaccatimpani nell’area esterna dedicata al campeggio, ma vogliamo provare a raccontarvi quanto abbiamo visto con i nostri occhi dall’interno della corsia box di Magny Cours, perché, vi possiamo garantire, lo spettacolo di una 24 Ore è davvero incredibile.
Le soste ai box sono un aspetto cruciale della buona riuscita della gara, e tutte le squadre tirano notte inoltrata al venerdì sera per provare e riprovare i cambi gomme, i rifornimenti, i rabbocchi d’olio e il cambio delle pinze freno. Tutto deve funzionare alla perfezione durante la 24 Ore, i meccanici devono capirsi con un gesto, i movimenti devono essere assolutamente coordinati, altrimenti si spreca tempo e si rischia di far ripartire un pilota con un perno ruota mal fissato. Nonostante tutto, però, durante i cambi pilota può accadere di tutto, anche che un meccanico tolga il cavalletto mentre il pilota non ha i piedi a terra e caramboli al suolo con tutta la moto. Ciò che più colpisce però, è l’accanimento con cui ogni team cerca di arrivare al traguardo.

FINCHÈ CI SONO RICAMBI C’È SPERANZA
Tra tutte le riparazioni che abbiamo visto a Magny Cours, due esempi ci hanno davvero colpito. La prima riguarda la Yamaha R1 n° 174 del Team ZRT 74, caduta dopo meno di due ore di gara e rientrata spinta dal pilota. La moto non aveva più un manubrio e perdeva vistosamente olio. Nella caduta si era danneggiata la guarnizione del coperchio punterie, che il capo meccanico ha riparato alla meno peggio usando della guarnizione siliconica. Abbiamo visto chiaramente lo sguardo smarrito del meccanico, mentre richiudeva il motore, cercare il consenso dei propri compagni di squadra come a dire: "io ci ho provato, ma meglio di così non si può fare…" Beh, la moto 174 è rientrata in gara dopo un’ora e mezza di sosta e l’ha portata a termine in 33esima posizione per la felicità della squadra.

DUE CHILOMETRI CON LE CAVIGLIE ROTTE
Epica, invece, l’impresa di Cyril Delaville: il francese, caduto alle 18:31, impiegava un’ora esatta a riportare la sua GSX-R ai box dovendosi fermare più volte per via di atroci dolori ai piedi e spingendo una moto con il cerchio anteriore rotto in più punti. Al suo arrivo ai box, tutto il pubblico, e tutto il paddock sono esplosi in un fragoroso applauso, per il malcapitato Cyril che, sollevato di peso dalla moto, scoprirà solo in ospedale di avere entrambe le caviglie fratturate. I ragazzi del suo team, l’R2CL, hanno rimesso in piedi la moto che, condotta dai due piloti superstiti, ha comunque tagliato il traguardo del Bol d’Or alle 15:00 del giorno dopo, in 35esima e ultima posizione. Se non è passione questa!

L’appuntamento con il Bol d’Or 2011 è fissato per il mese di Aprile; dal prossimo anno infatti la 24H di Le Mans e la storica gara di Magny Cours si scambieranno le date per allontanarsi dalle gare della MotoGP e Superbike che si corrono sugli stessi circuiti, e attirare maggior pubblico.

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