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Jerez: Italia batte Spagna 20 a 19

Valentino e gli italiani: record di vittorie in Andalusia . Aprilia come Mv

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Jerez 2009: l’anno nero degli spagnoli. Il GP di Spagna, lo scorso anno, si è rivelato uno dei peggiori della storia per i centauri iberici: nemmeno una vittoria in nessuna delle tre classi. Rossi in MotoGP, Aoyama in 250, Smith in 125 hanno relegato al secondo posto, rispettivamente, Pedrosa, Bautista, Gadea.  Non è accaduto spesso che i cugini si siano ritrovati del tutto assenti dal primo gradino del podio in quello che è uno dei tre (quattro, quest’anno) GP di casa ma che, un po’ perché si tratta del primo della stagione, un po’ perché richiama una folla traboccante, è probabilmente il maggiormente sentito.  Gli anni più neri sono stati i quattro consecutivi compresi tra il ’91 ed il ’94, a cui aggiungere il ’96, il 2001 e (appunto) il 2009.

Ovviamente, Valentino… Chi invece non si è fatto mancare nulla, in Andalusia, è (guarda un po’) Valentino Rossi, che, in dieci partecipazioni, è salito otto volte sul podio (sei vittorie).  Le uniche due occasioni nelle quali ha mancato di concludere nei primi tre sono capitate nel 2004, quando si è piazzato quarto, e nel 2006, quando ha tagliato il traguardo in quattordicesima posizione, dopo una sciagurata collisione con Elias alla prima curva del primo giro.  
Anche gli italiani, però…In ogni caso, non solo Valentino, ma generalmente tutti i piloti italiani, si sono sempre trovati a loro agio sulla pista di Jerez:  con 20 successi in 24 anni (qui si corre una prova mondiale dal 1987) conducono la classifica per nazioni, davanti agli spagnoli (19).

Pedrosa: a  Jerez, un vero mastino. Se le statistiche raccontano cose egregie a proposito di Rossi, non parlano male neppure di Pedrosa: il piccoletto della Honda, qui nel sud della Spagna,  in MotoGP ha sempre conquistato il primo o il secondo posto. Mai meno. Si è imposto nel 2008; si è classificato secondo nel 2006, 2007, 2009. Un tipino da tenere d’occhio, quando il Circus prende la strada dell’Andalusia.
Stoner, se potesse, cancellerebbe il circuito. Tutt’altra storia quella che lega Casey Stoner al circuito più meridionale d’Europa (tra quelli che accolgono il Motomondiale): il portacolori della Ducati solo una volta è salito sul podio, qualunque sia la classe che si considera: è capitato lo scorso anno, quando ha interrotto il digiuno classificandosi terzo, per quanto staccato di otto secondi abbondanti da Pedrosa e dieci da Rossi, il vincitore.

Aprilia come Agusta (in cifre). La presenza della Aprilia ormai è ridotta al lumicino, nel campionato gestito dalla Dorna, confinata come è alla sola 125. Dove stravince, in termini di presenze sul campo ed anche di successi in pista; l’assenza in 250 e MotoGP, però,  racconta una storia molto diversa da quella di solo alcuni anni or sono, quando si presentava come concorrente globale. Eppure, proprio quest’anno, con il successo di Nico Terol nel GP di apertura, in Qatar, la Casa di Noale ha colto la 275a vittoria della propria vita. Ha così eguagliato la MV Agusta, accreditata dello stesso numero di primi posti nelle gare mondiali (considerando tutte le classi). Le due italiane sono terze alle spalle di Honda e Yamaha: la prima, lontanissima, conduce con 630 successi; la seconda, segue con 451.

Di nuovo Valentino. E torniamo al signor Rossi che, come al solito, si guadagna, quando si tratta di enumerare successi, più di una citazione.  Imponendosi in Qatar, si è garantito un risultato notevole: da quindici anni il pilota di Tavullia vince almeno un GP a stagione.  Nessun altro pilota può dire altrettanto. Per di più, è da undici stagioni consecutive che il Cannibale fa sua almeno una prova della massima categoria. Giacomo Agostini è a quota  dodici.
Il successo ottenuto poche settimane or sono ai bordi del deserto gli ha anche consentito di accumulare punti in duecento gare diverse. Solo altri due piloti ci sono riusciti, ed uno solo è ancora in attività: si tratta (onore al merito ed alla carriera) di Loris Capirossi. L’altro è Alex Barros.

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