Dopo quattro gare del Mondiale 2010 la classifica della Ducati (intesa come squadra ufficiale sponsorizzata dalla Xerox) sembra incredibile: Haga è sesto a 85 punti dal leader Haslam e Fabrizio nono. Ad Assen, lo scorso anno, Haga era in testa al mondiale con 60 punti Spies e Fabrizio quarto...
Un risultato che nessuno pensava fino a Portimao, seconda gara della stagione, arrivata dopo un bel secondo posto dell'italiano in Australia. In Portogallo Michel Fabrizio (due volte sul podio a Phillip Island) porta a casa soltanto due undicesimi posti. Ancora peggio a Valencia dove il romano è caduto in gara 1 e si è ritirato nella 2. Infine, domenica scorsa in Olanda Michel è stato 12° e 13°.
Noriyuki Haga, dal canto suo ha al suo attivo un podio in Australia e una vittoria a Valencia ma anche un ritiro in Olanda, due quinti e due ottavi posti, oltre ad un decimo. Piazzamenti, quelli del giapponese, non disprezzabili ma lontani dall'obiettivo che si erano prefissati a Borgo Panigale, cioè di provare a vincere anche il titolo 2010.
Nulla è ancora perduto, perché ci sono ancora 450 punti in palio ma alla mancanza di velocità e accelerazione del bicilindrico (qualcuno dice per limiti regolamentari) si è aggiunta una certa sfiducia.
NUOVA GESTIONE - Ernesto Marinelli, protagonista assoluto delle più recenti vittorie della Ducati nel Mondiale Superbike, ha assunto anche altre responsabilità e forse questo potrebbe aver distratto l'ingegnere ma senza dubbio il riassetto tecnico dovuto ad un turn over interno (ed... esterno con l'uscita di Bartolini passato alla BMW) qualche ripercussione l'ha avuta.
C'è poi un elemento importante come quello del rapporto tra piloti e squadra. Lo stesso Marinelli a GPone.com ha dichiarato che si aspetta qualcosa di più da Haga e Fabrizio. D'altro canto Nori sembra più impenetrabile del solito e privo di carico. Michel ha sentito molto il cambiamento in squadra e i problemi ai freni avuti in Portogallo e in Spagna (poi individuati al Mugello) gli hanno fatto perdere un po' di fiducia che stava riconquistando in Olanda prima che la gomma posteriore lo attardasse.
DOMINATRICE ASSOLUTA - La Casa che ha vinto sedici titoli Costruttori, 287 gare, conquistato 150 pole position, ecc non può non reagire ad un momento così delicato.
Ci sono dei limiti regolamentari che potrebbero essere analizzati e forse modificati ma questo è un discorso più politico che tecnico. Gli interventi sul motore potrebbero creare dei problemi di tenuta come si è intravisto ad Assen ma è una strada che va assolutamente percorso.
Rimane però il dubbio, che in pochi esprimono in termini espliciti, delle prestazioni delle moto "clienti". Carlos Checa ha vinto a Phillip Island e, solo per citare l'ultima occasione, in gara 1 ce n'erano tre davanti ad Haga che sono diventate quattro in gara 2 prima di Fabrizio.
POLITICA AZIENDALE - C'è poi anche un altro elemento che solleva qualche dubbio ed è quello della strategia sportiva della Ducati. Concentrata totalmente sulla MotoGP - palcoscenico mediatico indiscutibile - che non ha alcun collegamento pratico con la produzione bolognese totalmente incentrata sul bicilindrico, sembra avere delle perplessità sul futuro in Superbike.
Sarebbe un "suicidio" strategico assoluto. Se si vendono le Ducati - è indiscutibile - lo si deve alle vittorie in Superbike mentre il titolo in MotoGP ha avuto un merito sicuramente in termini di immagini a conferma della capacità tecnica e tecnologica della Casa bolognese.
Si parla di un nuovo motore bicilindrico completamente ri-progettato ma non si vede accelerazione nella realizzazione. Ed a fine anno scade l'importante contratto di sponsorizzazione con la Xerox che potrebbe essere determinante per la permanenza della Casa bolognese nel Mondiale Superbike.
INTERVENTO RISOLUTIVO - Quello che sembra sia mancato sinora è anche un confronto franco e costruttivo tra tutti le componenti del team (e i vertici aziendali) magari a sostegno di Marinelli che si trova ed essere ingiustamente il simbolo o il "bersaglio" del deludente "dopo Tardozzi".
I volti degli uomini del team domenica sera erano quelli della sconfitta, un aspetto che in Ducati non è abituale. Dopo la perdita del titolo a Portimao, andato a Ben Spies, la squadra era dispiaciuta ma consapevole di aver fatto il massimo.
Ad Assen c'era quasi un atmosfera di smarrimento. Se poi consideriamo che stanno arrivando circuiti come Monza e Miller dove la velocità massima (in questo momento favorevole ai quattro cilindri) allora il clima potrebbe diventare veramente nero.
Ma la Ducati ha un Storia tale che non può permettersi di correre di conserva. Deve attaccare: comincerà da Monza?