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La sconfitta di Stoner danneggia l'ambiente?

Volo di ritorno: non avendo da leggere, non resta che scrivere

Moto - News: La sconfitta di Stoner danneggia l'ambiente?

Qatar: il successo  di Valentino Rossi (ma, più che altro, la sconfitta di Casey Stoner) rappresenta una pessima notizia per la difesa dell'ambiente.

Se il ducatista si fosse imposto di nuovo, sarebbe stata la quarta volta consecutiva; si sarebbe potuto proporre all'organizzazione di assegnargli, per l'avvenire, la vittoria a tavolino, e rinunciare alla trasferta in Qatar.

Considerando che, secondo calcoli attendibili, l'intero carburante consumato in un anno dagli sport del motore (tutti) equivale a quello necessario per alimentare il volo di un Jumbo Jet nella tratta Londra-New York; considerando che Londra-Doha non è un gran che differente, in termini di distanza; calcolando che la carovana del Motomondiale un Jumbo lo riempie; sommando il risparmio di derivati del petrolio conseguente la mancata accensione dell'impianto che illumina il circuito a giorno, si sarebbe effettuato un gran passo in avanti nell'abbattimento dei fattori inquinanti. Ed il  Motomondiale si sarebbe potuto correre, per una stagione intera, a costo ambientale zero. Certo: sarebbe stato necessario rinunciare a qualcosa. Per esempio, al lavorare di notte  e dormire di giorno. Ma qualche sacrificio, per un ideale, bisognerà pur farlo.

Dieci (oppure tredici, o diciannove) diviso tre non darà mai un numero intero. Produrrà una virgola, seguita da un decimale. Il problema nasce quando il decimale è una squadra.

Il successo della Moto 2 (insomma, il numero delle compagini iscritte al campionato) ha messo in ginocchio anche le strutture, decisamente generose, di Losail. Gli organizzatori sono stati costretti ad aprire le pareti mobili che separano un box all'altro, creando ambienti più ampi e dividendoli poi per il numero delle squadre da alloggiare in quel comparto. Risultato, alcune sono capitate dietro le colonne che, viste dalla pit-lane, separano una saracinesca dall'altra. Il che, va da sé, non ha reso agevole né l'ingresso né l'uscita di moto e pilota, che hanno dovuto farlo insinuandosi ogni volta attraverso un pertugio di stretta misura. E' toccato a più di un team. La situazione maggiormente critica è parsa quella in cui si è ritrovata ad operare la Mz. La squadra era  compressa tra i pannelli che delimitavano lo spazio delle compagini immediatamente a destra  ed a sinistra. Tanto da non alzare nemmeno i propri, a parte un paio, gisuto per mostrare il logo. E' rimasta in quell'intercapedine angusta e spoglia.  A spingere fuori o riportar dentro la moto era sempre l'elemento più minuto del garage. E' capitato anche a Wimmer, l'amministratore delegato:  ex pilota, classe 250, vanta ancora un fisico asciutto, e da fantino.

In 125 se lo domandano tutti, ma nessuno è in grado di formulare una risposta adeguata. Per quanti anni ancora sopravviverà l'ultima categoria di moto due tempi? Quando scivolerà nel solco tracciato dalla MotoGP e dalla Moto2, concedendosi anch'essa  al quattro tempi? Duemilaquattordici? O prima?

La previsione che va per la maggiore dice 2013, con un anno di anticipo sugli accordi finora in vigore. Tuttavia, si infoltisce sempre più il numero di coloro che anticipano la conversione al 2012, se il successo della Moto2 dovesse rivelarsi prorompente.

Tutti, in ogni caso, sono d'accordo nel ritenere che pochissime squadre, d'ora in poi, effettueranno lavoro di sviluppo. Si limiteranno a cannibalizzare ciò che possiedono in magazzino, affidandosi per il resto a fornitori esterni.


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