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Una Kawasaki KZ 1000 del 1979 diventa "Kawazuki"

Un "impianto" di ciclistica Suzuki ben riuscito

Moto - News: Una Kawasaki KZ 1000 del 1979 diventa "Kawazuki"

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Arriva dagli Stati Uniti questa bella special su base Kawasaki d'epoca. E' stata soprannominata "Kawazuki" per la mescolanza di parti meccaniche e ciclistiche provenienti da moto delle due marche giapponesi.

Tutto comincia con una Kawasaki KZ1000 del 1979 destinata all'oblìo e recuperata con lo spirito per la sfida. Era in dotazione alla Polizia di Portland e per un banale guasto – un trafilaggio d'olio considerato non conveniente da riparare – era destinata alla distruzione e all'abbandono.

I preparatori hanno invece pensato che con una spesa limitata, e attingendo in parte a qualche pezzo speciale e in parte "depredando" qualche moto incidentata o rottamata, se ne poteva ottenere una moto affascinante, potente e, perché no, bella da sfoggiare.

Il forcellone di serie, sottodimensionato per le prestazioni di cui il motore, già di serie, era capace, è stato asportato e sostituito con quello di una Suzuki GSX-R 750 del 1992, stessa moto da cui proviene anche il cerchio posteriore.

All'anteriore c'è ora un avantreno completo proveniente da una Suzuki SV1000, che ha fornito anche il monoammortizzatore. La forcella inoltre è stata messa a punto con molle più rigide e un'idraulica più sostenuta.

Il motore in origine ha una cilindrata di 1.015 cc ma grazie ad un kit 'Big Bore' Wiseco è cresciuto fino a 1.075 cc. Ovviamente tutta la meccanica è stata revisionata e messa a punto per la nuova indole della "Kawazuki" e la mano che è intervenuta è niente di meno che quella di un meccanico del team Honda di Miguel Duhamel (campione AMA SBK nel 1995), tale Chris Vandervoort, che sui 4 cilindri giapponesi evidentemente la sa lunga...

I carburatori sono originali ma dotati del 'Jet Kit' della DynoJet e messi a punto per offrire più "birra" al 1.075 cc Kawasaki, anche in virtù della batteria di filtri aria conici della K&N. Anche tutto l'impianto elettrico è stato adeguato, con un impianto di accensione completamente rivisto per renderlo più efficiente. L'impianto di lubrificazione è poi stato dotato di un radiatore dell'olio di generose dimensioni con tubazioni racing per le alte pressioni.

Lo scarico è un 4-in-1 Vance&Hines a tromboncino completamente cromato e, immaginiamo, dal sound inequivocabilmente "in-line-four" vecchia maniera. L'impianto contribuisce alla resa estetica della 'Kawazuki', che trova nel serbatoio lungo, nella sella in pezzo unico e nel contrasto tra il bianco di cerchi e telaio, e il nero del forcellone e della carrozzeria, una personalità ben definita, molto "Seventy" ma anche sportiva.

Il cupolino appare forse troppo grande ma è invece un richiamo alla provenienza "poliziesca" della moto. Il senso di leggerezza dell'insieme è garantito poi dal grosso "buco" nella triangolazione del telaio, in cui era originariamente collocata la scatola filtro e la batteria.

Pedane rialzatissime e arretratissime, pneumatici Pirelli Supercorsa vecchia serie, luce posteriore a led e indicatori di direzione ricavati dal pieno completano il quadro meccanico ed estetico di una special molto curata e accativante, un ottimo esempio per chi in garage, sotto tre dita di polvere, custodisce svogliatamente la vecchia maxi-moto di papà...

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