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Honda: da aprile 2010 moto prodotte solo ad Atessa

La spagnola Montesa produrrà componenti e trial

Moto - News: Honda: da aprile 2010 moto prodotte solo ad Atessa

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La notizia non è recentissima ma, con il passare delle settimane, si è delineato meglio l'assetto che le fabbriche europee Honda - la spagnola Montesa di Barcellona e l'italiana Honda Italia di Atessa (CH) - assumeranno nei prossimi anni: da marzo 2010 cesserà la fabbricazione di motociclette nello stabilimento di Santa Perpetua di Mogodà a Barcellona e i modelli Deauville, Transalp e Varadero (per la 125 anche il motore) saranno prodotti nello stabilimento abruzzese, da cui già escono gli scooter SH 125/150/300, le stradali CBF 600 e 1000 e le naked Hornet e CB1000R.

Purtroppo non si tratta solo di un riassetto industriale ma di una riorganizzazione che porta inevitabilmente con sé un ridimensionamento dell'organico. Da 340, tra impiegati e manodopera specializzata, Honda Montesa scenderà a 180 addetti, un taglio di quasi il 50% che rispecchia il livello delle vendite, drammaticamente sceso in appena un triennio. Se nel 2007 infatti Honda vendeva in Europa 313.000 motociclette, nel 2008 questa cifra è calata a 276.000 unità, con una previsione di chiusura del 2009 a circa 200.000 esemplari immatricolati.

Dopo trent'anni di attività la fabbrica catalana perde il ruolo di attore strategico europeo ma, diversamente da come si temeva, non sarà chiusa bensì "declassata" a produttore di componentistica in plastica per gli stessi modelli la cui produzione sarà trasferita in Italia. Manterrà invece la linea produttiva dei modelli trial a marchio Montesa, molto diffusi tra gli appassionati e i piloti della specialità.

Viene subito in mente l'operazione inversa posta in essere da Yamaha, che ha chiuso lo stabilimento produttivo di Yamaha Motor Italia a Gerno di Lesmo per trasferire la produzione di XT660 R ed X, MT-03 e Ténéré nella fabbrica spagnola di Palau de Plegamans, proprio a Barcellona.

L'importante è che la concentrazione europea della produzione non sia l'anticamera alla delocalizzazione nei paesi del sud-est asiatico, Thailandia, Taiwan, Vietnam e Cina, dove i Costruttori giapponesi già da tempo hanno stabilimenti produttivi per soddisfare la domanda locale ma anche per approfittare dei vantaggi in tema di costo del lavoro e di fiscalità.

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