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C'è la MotoGP Light dietro al ritiro Aprilia in Moto2?

Ritiro lecito ma le tempistiche non tornano. Cosa bolle in pentola?

Moto - News: C'è la MotoGP Light dietro al ritiro Aprilia in Moto2?

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E va bene, lo ammetto: qualcun altro aveva ragione, ci hanno presi in giro. Qualcuno sapeva già che il progetto Moto2 sarebbe stato decapitato, mentre i ragazzi di Aprilia hanno negato tutto sino all'evidenza. Dirò di più: un testo, che il sottoscritto ha tradotto per una rivista per cui collabora, parlava delle ciclistiche Aprilia come le più attese del paddock. Il tutto per dire che, se il progetto è stato stroncato, non è certo stato per mancanza di acquirenti, anzi, sarebbe interessante sapere che tipo di accordi contrattuali fossero in atto fra il reparto corse Aprilia e i team che avrebbero dovuto ricevere il materiale.

QUESTIONE DI RUOLO
No, le motivazioni sono sicuramente quelle contenute nello scarno comunicato stampa diramato ieri. Qualcuno obietterà: non sarebbe certo stata la prima volta che un’Aprilia avrebbe corso con un motore realizzato da altri. Vero, vi risponderà chiunque sia un po’ addentro agli affari di Noale, ma sarebbe stata la prima volta da quando fa parte del gruppo Piaggio. Che, recitando il ruolo di primo produttore europeo di motori per mezzi a due ruote, giustamente non gradisce che un marchio di sua proprietà corra con un propulsore di un concorrente.

PERCHE' DIRLO SOLO ORA?
Ma…un attimo. Questa cosa non è certo una novità. Insomma, per capirci, il comunicato di cui sopra avrebbe avuto senso nel momento in cui Dorna ha ufficializzato il regolamento monomotore con Honda come fornitore. Ne ha molto meno adesso, dopo sei mesi, con progetti in avanzato stato di realizzazione, e – presumibilmente – un business plan (passatemi l’aziendalese) già completo al punto da aver trovato gli acquirenti e, quindi, aver fatto quadrare i conti dell’operazione.

A MENO CHE...MOTOGP LIGHT?
A meno che, ovviamente, la motivazione sia più falsa di una banconota da sette euro, e la reale distrazione venga invece dalla sempre più ricorrente voce che parla dell’impiego di motori in qualche modo derivati di serie nella massima categoria. Ecco, questa sarebbe una proposta in grado di sparare la salivazione dei dirigenti Piaggio a livelli di apertura delle chiuse di una diga. Perché, piaccia o no, la proposta di impiegare motori di derivazione di serie si sente sempre più spesso, e, diciamocelo, ha sempre più senso in una MotoGP strangolata dai costi. I fan della Superbike stiano tranquilli: un conto è correre con una derivata di serie – e sarebbe il caso di avvicinare le SBK alla serie, se volete un parere - tutt’altro prenderne il motore come base di partenza ed utilizzarlo per realizzare piccole serie di propulsori da corsa per farci correre prototipi. Ma stiamo divagando.

I CONTI NON TORNANO
Insomma, abbiamo come l'impressione che i ragazzi di Noale non ce la raccontino giusta. Volete un’ipotesi? Nel momento in cui la proposta della MotoGP light ha passato la fase di bizzarra idea nella mente di Carmelo Ezpeleta (e forse anche di IRTA e MSMA, ovvero le associazioni che riuniscono i team e i costruttori), qualcuno, in Aprilia, ha innestato di colpo la retromarcia. Perché perdere tempo con una categoria minore – perché la Moto2, come la 250, è comunque tale – quando abbiamo già in casa quel gioiello di V4, che potremmo far correre con profitto, magari trovando quello sbocco verso i privati che, con la Superbike, proprio non sembra riuscire a saltare fuori? Il che significa due cose: che l’impiego di motori derivati di serie in MotoGP è ad un passo dal diventare realtà, e che Aprilia è ovviamente interessata.

L'HO GIA' SCRITTO E LO RIPETO
Non ci sarebbe nulla di scandaloso. Sarebbe un buon sistema di ridurre i costi ed attirare le case che finora tergiversano, magari invertendo quella perversa spirale di costi e sofisticazione tecnica ammazza spettacolo venutasi a creare col la scellerata nascita delle 800. Solo, fateci un piacere: prendete una decisione. In fretta, perché il vero danno, alle case e ai reparti corse, sono le incertezze sui regolamenti

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