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Rossi, Lorenzo, Marquez, non è più tempo di eroi

Quando Phil Read sfidò Jarno Saarinen e poi ebbe il coraggio di dire 'basta'

Rossi, Lorenzo, Marquez, non è più tempo di eroi

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I piloti oggi non hanno più coraggio, e non parlo, ovviamente, di quello di tenere il gas aperto nei curvoni da 200 all'ora. Quello ce l'hanno ancora e gli viene dal talento o dall'incoscienza, ma non basta.
Non è quello che fa i campioni.
Ne ho avuto la conferma ieri, durante la conferenza stampa di presentazione del Gran Premio di Argentina, quando né Lorenzo né Marquez hanno replicato quando Valentino Rossi non si è preso alcuna responsabilità dell'orribile tifo 'contro' al quale abbiamo assistito sotto il podio del GP del Qatar quando un pugno di dementi ha urlato - in italiano - insulti ai due spagnoli.
Avrebbero dovuto, Jorge e Marc, esprimere chiaramente il proprio pensiero di fronte al comportamento di una frangia di ultrà che con il loro modo di fare infangano quanto di buono ha fatto per il motociclismo Valentino. E avrebbero dovuto chiedere a Rossi se veramente si identifica con loro, se ciò si ritiene rappresentato da questi comportamenti.
Anche Rossi, d'altro canto, è stato una enorme delusione.
Dopo aver detto che lui non ha 'alcuna colpa' - frase che ci ricorda Ponzio Pilato, personaggio storico divenuto famoso proprio per essersene lavato le mani - ha aggiunto che se il suo fan club si è dissociato, di conseguenza lo ha fatto anche lui!
Peccato che non sia vero.
E' una menzogna, tristissima, perché è chiaro che Valentino invece gode di questa situazione.
Del resto il nostro è convinto di possedere la verità assoluta. Ha dimenticato la spallata a Gibernau a Jerez, la sistematica distruzione del personaggio Biaggi, il sorpasso oltre il cordolo a Stoner a Laguna Seca. Tutti comportamenti che pur non sanzionati erano e rimangono oltre i limiti, ancorché compiuti da un fuoriclasse vero.
Uno che non si è mai limitato a battere gli avversari ma che invece li ha sempre voluto distruggere, altrimenti perché non siamo capaci di trovarne uno che non sia stato da lui demonizzato? Pensateci: Rossi alla fine della carriera non avrà avversari: saranno stati tutti suoi nemici.
E' indubbia però una cosa, e questo lo diciamo perché è giusto che sia ribadito: Valentino Rossi è un Fenomeno vero. Veloce, intelligente, spietato, come solo sanno essere i campioni. Ma ormai questo lo sappiamo. Cosa vuole di più? Il titolo numero 10? E cosa aggiungerebbe alla sua grandezza se non un numero?
Giacomo Agostini è il più grande non per il 15 titoli, ma perché è sempre stato un signore con i suoi avversari, a partire da Phil Read, che certo non amava.
Ma prima era così: i piloti avevano le palle. Non c'erano la TV e le telecamere ad ogni curve, così in pista i colpi bassi erano la normalità. Nessuno piagnucolava. Lo si accettava e si replicava. Fino a quando uno, l'altro od entrambi decidevano che si era oltrepassato il limite.
Sto leggendo, in questi giorni, 'Forever Young', un libro sulla vita, e la morte, di Jarno Saarinen e ne sono rimasto colpito.
Ad affascinarmi è stato il racconto di alcuni duelli fra Jarno e Phil, decisamente oltre le righe, durante i quali entrambi si erano avventurati nel lato oscuro della competizione, oltrepassando il normale agonismo per spingersi sull'orlo del baratro, quello che ai tempi, in caso di errore, poteva portare alla morte.
Ci sono dei passi, raccontati dalla sua donna, Soili, che mi hanno portato alle lacrime per la virilità - che non è machismo - con la quale il finlandese volante accettava il confronto.
Ma la cosa più bella è che, ad un certo punto, fu Read stesso a presentarsi da Saarinen per dirgli che, dal quel momento in poi, avrebbe affrontato ogni ulteriore duello correttamente e senza trucchi.
Perché è possibile che l'agonismo a volte accechi e faccia commettere degli errori. Chi non ne fa? Ma il campione vero è quello che accetta lo scontro, o lo provoca, ma è poi capace di riprendere il controllo di sé stesso, ricordandosi che prima di essere un atleta è un uomo. E come tale ha delle responsabilità che non possono essere evitate.
Non si bara con sé stessi.
Così Lorenzo che non nomina mai direttamente Rossi durante la conferenza stampa, Marquez che dice con fatalismo che queste cose accadono perché Rossi ha potere mediatico, Valentino che sorride compiaciuto e se ne lava le mani, non sono i miei eroi e mai lo saranno fintantoché non si comporteranno da uomini.
Il che include dare, e chiedere, rispetto.
A che serve rischiare la vita se poi non si ha il coraggio di pretenderlo innanzitutto dai propri avversari?

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