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Caso Zarco ed il terzo potere: ma la FIM istruisce i giudici?

La decisione sul contatto Zarco-Morbidelli fa discutere, ma al di là di chi sia la colpa è evidente che attualmente i giudici decidono senza uniformità di giudizio e senza tenere conto della giurisprudenza, cioè guardare ai fatti del passato

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Si può essere, o meno, d’accordo con la decisione dei Commissari FIM di infliggere a Johann Zarco, per l’incidente di domenica scorsa al Red Bull Ring, la partenza dalla pitlane, ma non è questo il punto.

Il punto non è nemmeno che se Zarco è colpevole, la punizione è troppo lieve: è evidente che i Giudici FIM - e mi dispiace che fra essi ci sia il grande Freddie Spencer, perché la sua esperienza non può essere messa in dubbio perché ‘non ha mai guidato una MotoGP’ - non abbiano la situazione in mano.

Del resto ci sono troppi interessi in ballo perché Fast Freddie, ed i suoi due pard, Bill Cumbow e Ralph Bohnhorst, che non mi risulta anch’essi abbiano mai avuto esperienze in MotoGP possano giudicare serenamente.

I problemi, che perdurano da anni nel caso di decisioni relative ad incidenti, è l’uniformità di giudizio e la farraginosità e lentezza con la quale vengono prese.

Per questo io mi domando: ma la FIM ai giudici fa dei corsi? Perché essersi trovati alla guida di una moto da Gran Premio senza dubbio aiuta, ma anche avere qualche cognizione di diritto è importante.

E i giudici quando giudicano, oltre che sul diritto fanno anche riferimento sulla cosiddetta giurisprudenza. Che è quanto il diritto ha prodotto in casi simili.

Non sono obbligati a seguirla, perché non fa legge, ma i precedenti sono sempre importanti. Sono loro in effetti che rendono il giudizio, per quanto possibile, uniforme.

Così suggeriamo di andare a rivedere un incidente del tutto simile, che è quello che accade proprio fra Zarco e Marquez sul rettilineo di Phillip Island, quando Marc, rientrando dopo un sorpasso, toccò Johann facendolo cadere.

“La mia Yamaha era più lenta - ha ricordato il pilota francese ieri - e mi fu detto: non avresti dovuto essere lì”.

Non vogliamo, con questo esempio, dare la colpa di quell’incidente a nessuno. Se ricordiamo bene fu derubricato a semplice incidente di gara, ma chiunque abbia visto un po’ di Gran Premi, ricorderà senza dubbio incidenti nei quali chi è davanti, muovendosi un po’ allegramente, ha portato via la ruota anteriore di chi lo seguiva.

Per esempio: Rossi con Marquez in Argentina, se ricordiamo bene.

Perché, tenetelo sempre a mente: è sempre chi è dietro e tocca che cade per primo.

La nostra impressione è che se le due moto coinvolte nel botto di domenica scorsa non fossero rientrare in pista finendo quasi per travolgere Vinales e Rossi anche questo incidente sarebbe stato derubricato a semplice contatto di gara.

Quindi chiudiamo questa riflessione ad alta voce con due suggerimenti per la FIM: il primo è quello di fare dei corsi di giurisprudenza ai giudici della MotoGP, perché sapere guidare una moto non è tutto ciò che si richiede ad un giudice.

Il secondo è di una semplicità addirittura lapalissiana: faccia assistere i suoi giudici da un ufficio stampa, meglio se assistito da un avvocato, che sia poi in grado di fissare su carta la sentenza con le sue motivazioni. Esse aiuteranno altri giudici a prendere le decisioni in casi simili.

Cosa abbiamo deciso in un caso come questo in passato? deve essere la prima domanda. Lo chiedono anche i piloti: uniformità di giudizio. Oltre all'indipendenza, ovviamente. Ma questa è insita (dovrebbe) nel potere giudiziario.

 

 

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