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MotoGP, GP di Jerez: distanziamento sociale o distanza dalla verità?

Perché essere presente ai fatti è fondamentale anche nello sport. Una riflessione sui pompieri di Jerez, sul fumo della MotoE, sui tifosi nelle strade e sulla conferenza stampa in stile Isis della MotoGP

MotoGP, GP di Jerez: distanziamento sociale o distanza dalla verità?

Esserci o non esserci, questo è il problema. Parafrasando il vecchio William, che scriveva da Dio e conosceva l’animo umano, ce lo siamo chiesto ieri, quando abbiamo deciso di pubblicare la notizia dell’intervento dei pompieri sulla MotoE di Zaccone.

Caso numero 1

La notizia era assolutamente certa: Speedweek era stato avvertito da un meccanico presente a Jerez del fatto già la sera, quindi siamo andati di deduzione: se un pompiere, che si presume addestrato, decide di fare il suo lavoro, significa che c’è un pericolo. Dunque, notizia vera ma senza, ahinoi, la possibilità di ulteriori controlli esaustivi.

Dopo un po’ di tempo, non poco, arrivava la smentita: nessun incendio, i tecnici di Energica avevano controllato la moto dopo la caduta ed era tutto a posto. Però sì, chissà perché, i pompieri ‘come misura precauzionale’ avevano deciso di intervenire per ‘raffreddare la batteria’.

Seguiva, a questo punto, senza nessuna fretta od ansia la spiegazione dei vari PR che, ovviamente, era doveroso pubblicare ma, ahinoi, nessuna immagine, ovviamente. E poiché in loco c'è solo un ristretto numero di fotografi 'scelti' scusate se ci è venuto subito in mente il Red Bull Ring, l’anno scorso quando, per un caso simile, i ragazzi della Dorna volevano impedirci di prendere fotografie, ancorché a distanza di sicurezza.

Dunque nessuna ‘fake news’, come invece l’amico Gresini ha riportato nel suo comunicato. Solo corretta informazione da dietro una cortina di ferro. Dopotutto se la notizia non viene riportata immediatamente da chi dovrebbe farlo se non DOPO che è uscita, i casi sono due: o chi dovrebbe far informazione dormiva, oppure si è ritenuto (sbagliando) che visto che non c’è la stampa in loco, si poteva far finta che nulla fosse successo.

Questi sono i fatti, così il bravo giornalista da dietro la sua scrivania fa un paio di telefonate agli amici presenti nel paddock e no, loro non erano presenti al fatto ma è vero che c’era un po’ di puzza di bruciato. Non è vero che dove c’è puzza c’è fuoco. Non necessariamente, e prendiamo per assolutamente veritiere le informazioni che ci sono state fornite solo, peccato, non abbiamo potuto verificarle completamente.

Caso numero 2

Questa mattina, su twitter, ci sono dei filmati delle strade di Jerez, affollate come al solito, pieni di motociclisti che sfogano la propria passione su una ruota. Nessun segno di distanziamento sociale e, presupponiamo conoscendo gli amici andalusi, birra che scorre a fiumi.

Una novità? Niente affatto: ce lo aveva rivelato Carlo Pernat nell’ultima nostra diretta che i tifosi sarebbero rimasti fuori dal circuito ma non dalle strade di Jerez. Del resto cosa avreste fatto voi in assenza di uno stato di polizia se si fosse corso al Mugello? Avreste rinunciato ad una sgroppata in moto, alla fiorentina con annesso Brunello per solo il gusto di sentire il rombo dei motori su per l’Arrabbiata? Noi no, saremmo andati. Dunque che c’è di strano?

Di strano c’è che per controllare, ancora una volta, abbiamo dovuto telefonare ad un amico che è a Jerez. Ma è vero che c’è un sacco di moto per strada? Sì di moto ce n’è ma non ho controllato quante perché non sono andato in città. Siamo blindati qui.

Ci interessa ed incuriosisce, questa cosa, perché fra assembrarsi sugli spalti di un circuito o assembrarsi lungo i marciapiedi noi non ci vediamo una grande differenza.

L’unica, tangibile ed inoppugnabile e che noi non siamo a Jerez e quindi, realmente, non possiamo informarvi come vorremmo, se non raccogliendo dati dall’esterno.

Esserci o non esserci, questo è il problema. O meglio: esserci, perché la tecnologia oggi ti permette di vedere e ascoltare in remoto. Se non fosse che vedi ed ascolti ciò che ti vogliono far vedere. Grande Fratello MotoGP.

Poi vedi, anzi rivedi la conferenza stampa a cui hai assistito via Zoom e non puoi non essere d’accordo con la #gponers della prima ora Alice Margaria che con la consueta arguzia in quella foto ci vede tutt'altro e scrive su Facebook: Con tutto il rispetto...è una via di mezzo tra una conferenza dell'ISIS e un webinar sul bondage.

Di peggio c'è stato solo il podio della F.1 con i robottini a consegnare i trofei.

Ed è allora che ti vengono in mente due pensieri, così in rapida successione: ma se questi, tutti, hanno fatto il tampone, chi dovrebbero contagiare? E poi: dobbiamo estinguerci, perché se l’apparenza conta più della sostanza, non c’è più un motivo per essere ancora qui.

DISCLAIMER: questo non vuole essere un pezzo per dire che Energica ha mentito, né tantomeno per dire di non mettere le mascherine e non attuare il distanziamento sociale. Il Covid19 c’è, non stiamo parlando delle scie chimiche. Solo dobbiamo deciderci cosa conta più, l’apparenza o la sostanza.

Casualmente il giornalismo a questo serve: vedere, domandare, verificare, e scrivere. Dei massimi sistemi come della MotoGP. Senza il giornalismo di inchiesta, presente lì dove avvengono i fatti, non esiste né libertà, né verità.

 

 

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