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Valentino Rossi, dopo Aragon: un grande futuro dietro le spalle

Il 9 volte iridato ha chiuso il GP di Aragon 8° a 23"623 dal vincitore e a oltre 18" dal compagno di squadra, Vinales, 4°. Attualmente 6° nel mondiale Vale rischia di finire anche alle spalle di Quartararo: sarebbe il suo peggior risultato dal 2011, il primo anno con la Ducati

Valentino Rossi, dopo Aragon: un grande futuro dietro le spalle

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Nell nostra rubrica il Bello, il Brutto ed il Cattivo, a proposito del Gran Premio di Aragon abbiamo identificato con 'il Brutto' il fatto che il mondiale sia praticamente finito a cinque Gran Premi della conclusione.

Del resto con Marc Marquez a +98 su Andrea Dovizioso al pilota della Honda basterà arrivare davanti al ducatista a Buriram, in Thailandia, il 6 ottobre prossimo per fregiarsi dell'ottavo titolo, il sesto in MotoGP.
Il brutto ovviamente non è che lo vinca Marc, ma che lo faccia con così largo anticipo, privandoci del tutto dell'attesa della sfida.

Questo è ciò che capita quando un campione non trova una concorrenza adeguata nel corso della stagione. Ed è indubbio che quest'anno per Marquez sia andata così visto che nelle 14 gare disputate abbia perso la sfida solo 5 volte, due con Dovi, in Qatar (0.023) ed in Austria (0.213), una con Petrucci al Mugello (0.043), una con Vinales ad Assen (4.854) e una con Rins a Silverstone (0.013). Peraltro Gran Premi terminati con quattro volate su cinque.

Il brutto vero di Aragon, però, al di là della perdita dello spettacolo per una sempre auspicabile volata mondiale capace di concludersi solo a Valencia è l'assenza di Valentino Rossi nelle posizioni che contano. Ed in questo senso nella terza gara in terra spagnola il pesarese ha corso un Gran Premio del tutto anonimo terminato in ottava posizione, classifica che pareggia il punteggio ottenuto al Sachsenring, con la differenza che in Germania il nostro ha terminato a 19.110 dal vincitore, mentre ad Aragon Valentino a chiuso a 23.623 dal primo, e addirittura a oltre 18" dal compagno di squadra Vinales che ha terminato quarto.
Una ulteriore differenza rispetto al Sachsenring dove Rossi chiuse a circa tre secondi dal quarto, Petrucci, quindi relativamente in lotta per le posizioni che contano.

Del resto Valentino, dopo i due secondi posti consecutivi di Rio Hondo ed Austin è rimasto sempre attardato e l'unico vero sprazzo di competitività ce lo ha avuto ad Austin nella volata persa con Rins, guarda caso l'unica volta che Marquez, tranquillo al comando, si è autoeliminato con una scivolata dai poco chiari motivi tecnici.

Il 6° posto di Rossi in classifica è minacciato dal Fabio Quartararo

Inoltre l'attuale 6° posto in classifica di Valentino con 137 punti è minacciato da Fabio Quartararo che lo insegue a -14 punti. Per trovare una classifica peggiore, per il nostro, dobbiamo risalire  al 2011, il primo anno in Ducati, quando chiuse il campionato al 7° posto, scartando per ovvie ragioni il 1996 allorché, al debutto in 125, finì il mondiale in nona posizione.

Il momento-no del numero 46 è evidenziato anche dal fatto che, scattato con il sesto tempo dalla seconda fila, Vale abbia tenuto la posizione per appena tre giri, prima di scivolare dapprima in settima posizione, dal 4° al 7° passaggio, ed infine all'ottava.

Decisamente non una gara alla Valentino Rossi, resa ancor più spinosa dal fatto che davanti a lui sono arrivate altre due Yamaha, che avrebbero potuto essere tre se Franco Morbidelli non fosse stato subito eliminato dal contatto con Alex Rins. Ma questo non possiamo saperlo.

Il 9 volte iridato per giustificare il risultato ha parlato di scarsa aderenza al posteriore, fatto che causa un consumo eccessivo della gomma. Il problema è che mentre a Vinales è cominciata a calare a cinque giri dalla fine, a Vale dopo cinque giri dall'inizio!

Il calo di prestazioni che Rossi ha accusato dopo 5 giri dall'inizio ha colpito Vinales a 5 dalla fine!

In realtà ciò non spiega tutto completamente perché nemmeno nei primissimi giri di gara Vale è stato capace di girare sui tempi del compagno di squadra. Entrambi infatti hanno fatto registrare il proprio miglior tempo al 3° passaggio, ma la prestazione di Rossi - 1.49.240 - è stata largamente superiore a quella di Maverick, che è sceso fino a 1.48.818.

Proprio l'analisi dei tempi di gara dei due è impietosa. Vinales ha girato sul passo dell'1.49 medio sino al 16° passaggio, Valentino invece dal'8° in poi è sempre stato sopra l'1.50. Ciò che spiega la grande differenza fra i due all'arrivo.

Da questa analisi non siamo purtroppo però in grado di trarre delle conclusioni.
Ci mancano i dati delle telemetrie per capire il motivo di tutta questa differenza, e di conseguenza dobbiamo prendere per buono il misterioso calo della Michelin, che però Rossi non ha imputato allo pneumatico.

C'è anche il problema della velocità massima da risolvere, ma questo non spiega come, nonostante ciò, il giovane Fabio Quartararo riesca spesso ad ottenere una migliore posizione in partenza pur avendo, sulla carta, un mezzo meno performante.

Forse cercare il pelo nell'uovo - il metodo di Valentino Rossi da sempre - non è più l'opzione vincente. E quel mezzo secondo che manca va cercato da un'altra parte.

Guaia però a dare Valentino Rossi come finito. Come l'araba fenice il nostro, ne siamo quasi del tutto certi, riuscirà a stupirci ancora in qualche occasione. Anche se, inevitabilmente, chi ha seguito il motociclismo negli ultimi 20 anni, del suo repertorio ha già visto il meglio.

 

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