Tu sei qui

Marquez & Lorenzo: l'impero colpisce ancora

La Honda si porta a casa l'unico pilota che può battere Marquez nella corsa al titolo e mette la Ducati all'angolo

Marquez & Lorenzo: l'impero colpisce ancora

Share


Ci sono tre motivazioni nella decisione della Honda di affiancare a Marc Marquez Jorge Lorenzo.

La prima, la più immediata, è quella di formare una squadra fortissima: due piloti che negli ultimi otto anni hanno totalizzato 7 titoli iridati. Una serie interrotta solo da Stoner nel 2011.

La seconda, più sottile ma forse addirittura più forte è quella di dimostrare che la Honda non vince solo perché a guidarla è Marc Marquez.

Poi ce n’è una terza, che vista la tempistica potrebbe essere quella maggiormente realistica: l’HRC aveva esaurito le opzioni disponibili, dopo aver ‘bruciato’ tutti i candidati possibili.
Per la HRC il pilota infatti è solo un accessorio, ed è questo che ha fatto fallire le trattative con i pezzi più pregiati del mercato.

A Zarcò ci si è avvicinati fra un camion e l’altro, senza portare avanti una vera e propria trattativa; a Mir, un talento certo più che una speranza, non è stata fatta valere l’opzione che Honda aveva già in mano; a Rea hanno detto tu stai lì ed aspetta; a Dovizioso non è stata fatta un’offerta tale da convincerlo; Iannone è stato messo alla porta appena la ha varcata.

Il resto, probabilmente, lo ha fatto il gelo fra Alberto Puig ed il suo ex protetto, Dani Pedrosa, che non a caso ha avuto un inizio di campionato devastante.

Così, presa la decisione di licenziare Pedrosa, nonostante il forte supporto di Repsol, sul mercato era rimasto solo un pilota, Jorge Lorenzo appunto.
Una occasione ghiotta, visto che Porfuera era sull’uscio di Ducati e in difficoltà, con un progetto Yamaha in salita.

E’ l’idea fissa da sempre, questa, dell’Honda Racing Corporation: la moto conta più del pilota. E se questo alza la testa, se ne fa a meno. Ricordate la decisione di Valentino Rossi di lasciare l'HRC a fine 2003.
Un credo, questo, che nell’era di Livio Suppo, che non a caso è stato giubilato alla fine dello scorso anno in una rivoluzione che continua ora, era stato accantonato a favore del contrario: è il pilota che fa vincere la moto.
Sia come sia, ora Honda Racing Corporation si ritrova in squadra i due piloti più forti del pianeta e li dovrà gestire.

Esaurita la luna di miele il compito si presenta veramente difficile come lo fu per Ron Dennis, nel biennio 1988-1989 la difficile coabitazione fra Alain Prost ed Ayrton Senna, e che portò poi il francese nelle braccia della Ferrari.

Stessa sorte toccata a Giacomo Agostini quando in MV Agusta nel 1973 gli arrivò come compagno di squadra Phil Read.

Un po’ diversa, invece, fu nel 1990 la situazione in Yamaha con il ritorno da campione del mondo (con la Honda) di Eddie Lawson assieme a Wayne Rainey. Anche se con gelida ironia Eddie disse: “fu come tornare nel proprio ufficio e trovare uno seduto alla tua scrivania”.

Battute a parte scopriremo solo fra un anno di che qualità sarà la convivenza fra Marquez e Lorenzo.
Entrambi, infatti, hanno un elevata stima di sé e convinzione delle proprie capacità.
Differiscono però nell’approccio ai problemi: Marc se li fa scorrere addosso, scuotendoli via con una risata; Jorge li metabolizza ed assorbe con maggiore difficoltà, affidandosi ad una forza interiore che è ben riassunta nel suo culto per gli spartani.

C’è, comunque, una ulteriore considerazione da fare alla luce di questo colpo di mercato: ancorché fortuitamente la Honda ha tolto dallo scacchiere un rivale pericoloso. Non parliamo ovviamente di quest’anno, perché Jorge avrebbe comunque cercato di vincere il più possibile, risultando in ogni caso in un rivale nei confronti di Dovizioso, una cosa che la Ducati sa bene, ma per quello a venire.

Il tira e molla non è giovato alla Rossa, che se veramente avesse creduto in Lorenzo avrebbe dovuto confermarlo congiuntamente a Dovizioso. Ma, forse, a questo punto si può dire che sia stato Jorge a non credere in Ducati. E la sua uscita clamorosa grazie all’accordo con Honda lo confermerebbe.

E come dice la pubblicità ci sono cose che non si possono comperare: quanto vale dire no a Claudio Domenicali dopo una vittoria al Mugello ed un contratto Honda in tasca?
Non ha prezzo.

La risposta di Jorge a chi voleva tenerlo, ma a prezzo di realizzo, è arrivata dalla HRC.

L'impero (Honda) colpisce ancora.

Senza, ovviamente, preoccuparsi di quale sarà l'impatto mediatico della nuova coppia, non propriamente la più in auge in questo momento. E pensare che Vito Cicchetti, General Manager di Honda Motor Europe, a fine 2015 si preoccupava per il possibile impatto sulle vendite dopo i fatti di Valencia.

 

Articoli che potrebbero interessarti