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GP d'Australia: Rossi e Dovizioso ci hanno mentito

Valentino ha ingigantito i problemi della Yamaha M1, mentre Andrea si era convinto che la Ducati GP17 andasse forte dappertutto

GP d'Australia: Rossi e Dovizioso ci hanno mentito

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Rossi e Dovizioso ci hanno mentito. La Yamaha non è così disperatamente indietro come ha spesso lamentato Vale, né la Ducati quest'anno così competitiva come ha più volte affermato Andrea.

Più sinceri, in proposito, sono stati Jorge Lorenzo e Marc Marquez.

Il primo, infatti, ha sempre spiegato di non sentirsi a proprio agio sulla Desmosedici, anche se ha sempre ammesso di dover essere lui a doversi adattare, mentre Magic Marc in tutte le occasioni in cui è capitato di entrare in discorso ha parlato di crescita, ma anche di un suo stile di guida così particolare da riuscire a guidare sopra i problemi.

Una frase che, nel passato, sentivamo proniunciare spesso solo da Wayne Rainey, tre volte iridato con Yamaha dal 1990 al 1992.

Ma andiamo più nel dettaglio.

La Yamaha ci ha sorpreso a Phillip Island soprattutto perché Rossi è incappato nelle prequalifiche, ma in realtà se la M1 ha chiuso al secondo, terzo e quarto posto con Rossi, Vinales e Zarco tanto male non deve andare. Anzi.

La realtà è che la quattro cilindri in linea di Iwata è da sempre particolarmente a suo agio nelle curve lunghe, dove può vantare grande velocità di percorrenza. Poi, è vero, ha perso un po' di agilità ma sui circuiti adatti a lei è sicuramente competitiva senza la necessità della rivoluzione chiesta dal nove volte iridato che, da sempre, ad un certo punto della stagione mette pepe sulle sedie degli ingegneri per assicurarsi la moto migliore possibile per la stagione a venire. Una tattica che, finora, ha sempre funzionato.

La Ducati d'altro canto non è a suo agio in tutti i circuiti, tutt'altro. Dovizioso quest'anno è sicuramente in stato di grazia ma il pesante ritardo accumulato da tutti i ducatisti a Phillip Island racconta una storia semplice: quando si tratta di affrontare circuiti con lunghe e veloci curve in appoggio che costringono i piloti a stare inclinati per gran parte della percorrenza è vittima di un insanabile sottosterzo. E' un problema irrisolto della GP17, questo: non tiene la traiettoria e allarga. Il modo più semplice di tenerla sulla linea è di farla stare giù a forza, usando la spalla più esterna della gomma.

"Ma a parte il fatto che arrivati a 60 o poco più gradi di inclinazione non si riesce ad andare, questo è il modo migliore di bruciare le gomme e ritrovarsi senza grip da metà gara in poi", spiega Lorenzo che invece era maestro con la Yamaha di questa tecnica.

Come se non bastasse, nelle piste come quella australiana, l'accelerazione furiosa della Rossa serve a poco visto il fluire sinuoso ma senza scosse del tracciato, così come la stabilità in frenata. Se ci fate caso, infatti, i due circuiti sui quali la Ducati ha veramente dominato sono stati il Red Bull Ring e Motegi. Piste notoriamente 'stop-and-go', frena e accelera.

Ci siete arrivati?

Yamaha e Ducati sono praticamente due moto all'opposto, quanto a punti di forza. E questo spiega anche perché Jorge Lorenzo stia facendo una stagione terribile. Salvo poi rientrare nella media degli altri piloti della Desmosedici sui circuiti sui quali la Rossa non va. Già perché lui non riesce ancora a sfruttarne i punti di forza, ma dove non ci sono va più o meno come Dovizioso che pure la conosce e guida da anni.

E Marquez? E la Honda?

Semplicemente il campione del mondo è maestro nella guida dell'instabile, critica, difficile RC213-V. Parlare con Cal Crutchlow per credere.

Per farla rendere, la quattro cilindri del colosso nipponico, va guidata in maniera selvaggia. Va violentata per tenere le gomme in temperatura, cosa che il leggero e leggiadro Dani Pedrosa con la sua guida pulita non riesce a fare. Solo grazie alle magie di guida del quasi sei volte iridato la Honda appare superiore alla concorrenza. Prima del Gran Premio, dopo il giro di ricognizione, per esempio Marc ha fatto togliere la gomma media posteriore che aveva montato per scegliere la soft utilizzata da Vale e soci.

"Me la voglio giocare solo sulla guida", ha detto ai suoi per giustificare la scelta. E la gara che ha fatto, con buonapace dei complottisti è stata l'esatta replica di quella del 2015.

 

 

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