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Max Biaggi: il nemico di Rossi? E' solo il tempo

"La rivalità con Vale mi manca. Mi piacciono sia Vinales che Marquez. Avrei voluto fare il team manager Aprilia"

Max Biaggi: il nemico di Rossi? E' solo il tempo

Compiere 46 anni, il prossimo 26 giugno, non piacerà particolarmente a Max Biaggi. Questione di numeri, comunque, non certo di età perché il sei volte iridato romano che ha corso l'ultima gara a 42 anni è un esempio di longevità anche per Valentino Rossi che è ancora lì in testa al mondiale nei suoi 38.

"Rossi sta andando molto forte – ammette il Corsaro, che aggiunge – e recentemente mi ha fatto molto piacere che abbia detto che le sfide più belle le ha fatte con me. E' stata una bella rivalità ed un poco mi manca. Oggi non ce n'è una eguale. Il suo nemico vero non è né Marquez né Vinales: è il tempo".

Tu hai corso fino a 42 anni: c'è un'età per smettere?

"Una età fissa per smettere in questo sport non esiste – analizza Max che è a Jerez per preparare lo sbarco al suo team di Moto3 con Mahindra nel 2018 – il motociclista non è un centometrista che vive di esplosività muscolare. Anche se serve anche quella. Per me quell'ultimo podio a Sepang a 42 anni nel mondiale Superbike fu una scommessa vinta, ma incontrai più difficoltà di quanto mi sarei aspettato. Quali? Fu difficile recuperare certi automatismi, ma soprattutto la testa pensava ma il corpo non rispondeva esattamente come mi sarei aspettato. La velocità...è velocità, così quando pensi di portare la ruota davanti esattamente su una traiettoria e la manchi magari anche di pochi centimetri sono centesimi e decimi di secondi che perdi. Poi, certo, un po' li recuperi nel corso della gara con l'esperienza, ma non tutti. Ricordo che allora pensai che solo un paio di anni prima mi sembrava che tutto accadesse più lentamente".

Valentino non sembra ancora giunto a quel punto della carriera.

"No, la sua fortuna è che non si è mai fermato".

Però nei giorni scorsi ha detto che, forse, ha perso un po' di coraggio, rispetto a quando era giovane.

"Questo è normale, ma non è coraggio. Perdi l'esplosività nelle reazioni, così inizi a guidare diversamente".

Tu dopo quell'ultima gara decidesti di fermarti. Come si arriva a pensare al ritiro?

"C'è un tempo per tutto. Credo di essere stato uno dei pochi piloti a dire basta con un contratto in tasca. No, anche Stoner lo ha fatto e lo capisco. Rinunci ad un anno di gloria...e ad un bel po' di denaro. Ma se vuoi che ti dica cosa farà Rossi veramente non lo so. Si tratta di una decisione molto personale nella quale intervengono molti fattori".

Cosa è cambiato fra il tempo delle tue sfide e quello attuale?

Max Biaggi nei box di Jerez con Gigi Dall'Igna"Molto poco, credo. Davanti ci sono sempre due Honda e due Yamaha. Io ho corso con entrambe le case, non posso parlare sull'oggi ma ai miei tempi l'HRC era una struttura quasi militarizzata. Con l'arrivo di Shuehei Nakamoto mi sembra sia diventata più amichevole".

Cosa hai dedotto dal primo Gran Premio europeo?

"Innanzitutto Jerez ci ha restituito un Lorenzo fra i primi...è stata una gara molto difficile perché ha fatto molto caldo".

Chi guida meglio?

"Mi piacciono molto sia Vinales che Marquez, nonostante abbiano stili molto diversi. Maverick è camaleontico, sembra adattarsi rapidamente. Marc è incredibile, sembra sempre sul filo del rasoio ma ha un grande controllo del mezzo".

Ci sembra di capire che non tifi né per l'una casa che per l'altra.

"In Yamaha quando correvo mi sono trovato più a mio agio. La realtà però è che io mi sono sempre sentito un pilota Aprilia, anche perché è con quella casa che ho vinto di più".

Infatti ci saremmo aspettati di vederti ricoprire un ruolo nel team ora che sono tornati in MotoGP.

"Quella era la promessa che mi fece Roberto Colaninno, ma non si è mai avverata. Non si è mai andati al di là della proposta. Mi chiedo ancora il perché".

Il risultato è che oggi sei ambasciatore della Mahindra, al tuo primo anno come team manager in Moto3 nel campionato italiano...con ambizione di farlo crescere rapidamente. Come si sta dall'altra parte della barricata?

"Il problema principale è trovare le risorse economiche e, quantomeno all'inizio non bisogna pensare al guadagno. Le corse per il momento sono un investimento. Mi auguro di trovare presto un pilotino che faccia la differenza. E' difficile prevedere la nascita di un campione. Il mio Davide Baldini è un cucciolo di 14 anni, ma ha un grande coraggio".

 

Questa intervista è apparsa sul Corriere dello Sport  venerdì 5 maggio

 

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