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Caso Fenati: a Romano è mancato l'X-Factor

L'ascolano si sentiva un pilota di talento in un team per esordienti. Un errore tenerlo 3 stagioni

Caso Fenati: a Romano è mancato l'X-Factor

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Licenziamenti improvvisi nel motorsport ce ne sono stati spesso ma, certo,  lasciare a piedi il proprio pilota, terzo in classifica nel campionato del mondo della Moto3 è clamoroso.

Cosa abbia determinato la decisione del team Sky VR46 di lasciare a piedi Romano Fenati non è un segreto: l'ascolano, infatti, non ha mai rappresentato quello che secondo Sky (e la VR46) doveva essere lo spirito della squadra. Una specie di X-Factor del motociclismo, trampolino di lancio per i giovani talenti.

Se a far perdere le staffe a Valentino Rossi e a Jacques Renaud, executive vice president di Sky, sia stato il lancio del pesante pass borchiato della Dorna sul viso di Uccio Salucci, come dice radio box, un alterco con Pablo Nieto o piuttosto la lunga serie di screzi fra il pilota e la squadra, conta in fondo relativamente poco.

Il rapporto fra Fenati ed il suo team si era già irrimediabilmente incrinato dopo lo scazzo avvenuto dopo il Gran Premio del Qatar fra Romano e Nicolò Bulega. E poco conta, anche qui, chi avesse ragione, perché sia l'accusa che la difesa (di Nicolò) "si vede che a Romano gli tirava il culo prendere paga", chiaramente ispirata ad una storica frase del Maestro Rossi, non è stata certo un esempio edificante di X-Factor.
A ribadire il clima pesante che, forse fin dall'esordio, è regnato nel team Sky-VR46, in questi giorni sono stati riesumati altri due licenziamenti senza preavviso: quelli operati ai danni del team manager Vittoriano Guareschi e, successivamente, del capo tecnico Rossano Brazzi.
Entrambi, peraltro, uomini di fiducia del 'capo'.

In ambedue i casi dopo l'allontanamento non ci sono state polemiche, né dichiarazioni, segno che perlomeno i contratti il team li sa fare bene, ed alla voce 'giusta causa' ci deve essere allegata una bella penale.
Il problema secondo noi però sta a monte. E cioè nella decisione di inserire e mantenere in una squadra che dovrebbe fare della ricerca dell'X-Factor l'elemento determinante un pilota che il talento ha già dimostrato di averlo da tempo, ma forse non abbastanza da vincere un mondiale.

Quando in una delle tante trasmissioni TV di successo a cui Sky ci ha abituati ad assistere, da X-Factor a Masterchef, uno dei protagonisti vince o si piazza, non è che viene riproposto nella serie successiva. Semplicemente se ne va a cercare fortuna, come cantante o cuoco.
Perché non avrebbe senso infatti riproporlo sul palco.

Ora non c'è dubbio che il 'cinghialino' che ha vinto il suo primo Gran Premio nel 2012 e totalizzato 7 successi e 15 podi non sia propriamente un personaggio in cerca d'autore, ma un pilota fatto e finito. Con i suoi pregi ed i suoi difetti.

Ridurlo a comparsa di reality dopo cinque stagioni di alterni successi semplicemente non ha avuto senso. E se persino la Ducati - qui saltiamo di palo in frasca - ha ritenuto che Andrea Iannone fosse un compagno troppo ingombrante per Jorge Lorenzo, come hanno fatto Sky e la VR46 a non comprendere che uno come Fenati non poteva essere messo vicino al rampante giovane Bulega?
Per noi è un mistero.

Romano, a torto o ragione, a questo punto si è sentito fuori posto, forse addirittura non rispettato e poiché ha il carattere che ha - ma chiedete a chi ebbe a che fare con John Kocinsky se è un caso raro fra i piloti - ha dato fuori di matto.

Sbagliando, ovviamente, e senza considerare i lati positivi della situazione, passaggio in Moto2 nel 2017 incluso.
Ma forse al cinghialino davvero non importa. Nessun pilota ammette i propri limiti, non lo fanno perlomeno quelli che hanno assaporato il gusto di una vittoria.
Forse Romano più che alla promessa di una Moto2, punta ancora ad un mondiale nella Moto3.

 

 

 

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