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MotoGP, Martin, Fernandez e Acosta: piccoli Marquez crescono

La Spagna dimostra di non soffrire il ricambio generazionale con i suoi esordienti nelle tre classi, l'Italia punta su Bastianini e Vietti dopo le prime due gare

MotoGP: Martin, Fernandez e Acosta: piccoli Marquez crescono

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Veni, vidi, vici. O almeno ci sono andati vicini. Se c’è un punto in comune fra le tre classi in questo inizio di stagione in salsa qatariota sono stati i rookie, come vuole l’anglofilo si chiamino i debuttanti. Il ballo degli esordienti dalla MotoGP alla Moto3 è stato tirato e ricco di sorprese come non si vedeva da tempo, perché alle giovani leve mancherà pure l’esperienza ma non di certo il talento.

In MotoGP, c’è da dirlo, quest’anno hanno fatto il loro ingresso dei calibri pesanti: Enea Bastianini con la corona di campione del mondo Moto2 sul capo, il suo vice Luca Marini  e Jorge Martin, che l’anno scorso non si era giocato il titolo solo per sfortuna. Si è rifatto con gli interessi in questo suo primo sprazzo di classe regina, con una pole position e un podio. Niente male, considerando che si trattava solo della sua seconda gara.

Se il giro secco del sabato era stata una magia riuscita pochi al secondo tentativo (Stoner e Marquez se volete due nomi), è stato in gara a stupire. Mettersi davanti a un plotone scatena e rimanervi per 18 giri senza fare errori e mantenendo un ritmo costante (per di più a Losail, dove le gomme vanno trattate con curva) non è cosa da poco. Eppure ce l’ha fatta e il 3° gradino del podio è stato più che meritato. Di Jorge piace l’atteggiamento, concreto e umile, come il sorriso perennemente stampato sul volto. Ducati gli ha dato fiducia e una vecchia volpe come Romagnoli nel box, il clima e la professionalità del team Pramac fanno il resto.

La prestazione di Martin ha messo in ombra quella di Bastianini, eppure Enea merita anche lui un plauso, dopo un 10° e un 11° posto. Il riminese ha pagato soprattutto qualifiche poco convincenti (13° e poi 19°) e partenze non proprio al fulmicotone, poco male perché quelli sono due aree su cui la Ducati lo potrà aiutare, ma nonostante questo è riuscito a trovare il suo ritmo e fare due gare importanti. Magari senza fuochi artificiali, ma di grande sostanza.

Moto2: Raul Fernandez, quando la velocità è tutto

Dicevamo della qualità dei debuttanti in MotoGP, ma non ci si può lamentare nemmeno di quella della Moto2, con i primi 5 piloti in classifica nel 2020 in Moto3 che hanno fatto il salto. In questo caso, a stupire di più è stato quello che sembrava meno concreto: Raul Fernandez. Non che lo spagnolo non fosse stato veloce nella classe cadetta, ma spesso in gara aveva sprecato. Salito sulla Kalex si è preso una prima fila al primo colpo, ma soprattutto ha messo in scena due GP solidi con il gagliardetto di un podio nel secondo.

Niente male, ma è un buona compagnia vedendo le prestazioni di Ogura e Vietti nel secondo appuntamento. Anche i due sono in crescita e lo dimostrano il 5° posto del giapponese e il 7° dell’italiano al secondo tentativo. Il distacco dal primo non è stato contenuto (parliamo di più di 16 secondi per entrambi) ma la direzione è quella giusta.

Moto3: Pedro Acosta, l'uomo delle meraviglie

Possiamo dire che abbiamo lasciato il meglio alla fine, perché Pedro Acosta sembra già pronto a puntare al titolo al suo primo anno nel Mondiale, ed infatti ha lasciato il Qatar davanti a tutti in classifica. Già nel primo round aveva fatto vedere di che pasta era fatto con un 2° posto, ma il capolavoro è arrivato domenica scorsa. La Direzione Gara aveva voluto dargli una lezione per avere aspettato la scia in prova facendolo partire dalla pitlane, per tutta risposta il pilota della KTM l’ha data a tutti gli avversari. Una rimonta storica, mai riuscita a nessuno prima in Moto3. Il secondo posto e seguito da una vittoria all’esordio ha invece un precedente: nel 2012, a riuscirci era stato Romano Fenati.

A proposito di spagnoli da tenere d’occhio quest’anno, ci mettiamo anche Izan Guevara, in forza al team Aspar e per molti un predestinato. Un 7° e un 6° posto nelle due gare in Qatar sono stati il suo biglietto da visita. La Spagna ha dimostrato di avere un roseo futuro davanti a sé.

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