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MotoGP, Ezpeleta: "Non mi aspetto che questa sia l'ultima stagione per Rossi"

ESCLUSIVO: "Che differenza c'è fra 42 anni e 45? Nessun errore a far correre Marquez a Jerez, Marc tornerà quando sarà pronto per vincere, ma troppi medici hanno parlato senza conoscere i fatti"

MotoGP: Ezpeleta:

La MotoGP è partita, lottando ancora una volta contro il Covid. Al timone c'è sempre Carmelo Ezpeleta, che ha imparato lo scorso anno a navigare nelle acque agitate della pandemia. Si prospetta un'altra stagione difficile, ma il gran capo della Dorna è ottimista: la vaccinazione aiuterà il motomondiale e 18 il numero di gare si vuole raggiungere in questo 2021. Un altro anno iniziato senza Marquez, ma con ancora Valentino in pista.  Il Covid, Marc e Rossi sono solo alcuni temi toccati da Ezpeleta in una lunga intervista concessa a GPOne.

Quanto è stato difficile organizzare questa stagione?
“Dopo lo scorso anno abbiamo l’esperienza di cosa può succedere, per il momento la situazione non è peggiore, quindi continueremo con lo stesso sistema. Onestamente, dopo la fine della scorsa stagione avevamo pensato che le cose sarebbero state migliori, invece non riusciamo ancora a uscirne. Io sono fiducioso che nei prossimi mesi le vaccinazioni ci aiuteranno, per il momento continueremo con lo stesso protocollo dello scorso anno”.

Quanto è importante che tutto il paddock sia vaccinato?
“Non so precisamente il numero di quanti abbiamo aderito, ma mi hanno detto quasi tutti. Con il massimo rispetto verso chi non ha voluto farlo, penso sia molto importante avere un gran numero di persone vaccinate, perché statisticamente questo evita di contrarre la malattia ed evitare quello che è successo a Fausto Gresini. Sono sicuro che sia qualcosa di positivo e nessuno avrà controindicazioni, se non un po’ di febbre per un giorno. Io stesso l’ho fatto e non ho avuto nessuna reazione. Non penso però che la vaccinazione ci consentirà di cambiare il protocollo, finché le autorità non lo decidono. È un’iniziativa interna per cui ringrazio molto il Qatar, perché il paddock sarà protetto per tutta la stagione”.

"Tutti i Gran Premi in Europa sono confermati: vogliamo fare 18 gare"

Dopo questo inizio di campionato in Qatar, dovremo aspettarci molti cambiamenti al calendario?
“Una cosa voglio specificare, se capitasse a volte di non potere fare un Gran Premio, i primi a saperlo saremo noi, quindi vorrei che non si parlasse nel paddock di quello che potrebbe succedere, non penso che certe voci aiutino. È meglio aspettare invece di creare ansia, se ci sarà qualche problema sarò il primo a comunicarlo. Per il momento tutti i Gran Premi sono confermati, penso che faremo tutte la gare in Europa, come lo scorso anno”.

E quelle fuori dall’Europa?
“Quello che succederà nel mese di ottobre potremo saperlo all’inizio dell’estate, verso luglio. La nostra intenzione è fare come minimo 18 gare, con quelle europee arriveremo a 14, quindi ne mancano 4: Giappone, Australia, Malesia e Thailandia. Se non sarà possibile correre in alcune di queste, Argentina e Texas vogliono fare il GP e Indonesia è come riserva, quindi penso a un calendario di 18 gare”.

"Il paddock ha imparato a lavorare insieme, sono orgoglioso"

Si dice che dalla situazioni difficili si impara, è stato così?
“Si impara molto. Ho imparato che lavorare insieme aiuta moltissimo e che tutti hanno capito di essere in una situazione speciale accettando condizioni diverse, di questo sono orgoglioso. I giornalisti sono un esempio, a me piacerebbe tornare ad avere spettatori e la stampa che si muove nel paddock, ma dobbiamo capire che non è possibile. La mancanza più importante è quella degli spettatori per me, ma anche quella dei giornalisti. La gente all’inizio pensava che fosse stata una nostra decisione, ma noi dobbiamo accettare le decisioni dei Paesi che ci ospitano. Per esempio, qui in Qatar il Governo dopo qualche giorno ha chiuso le piscine e dobbiamo accettarlo. Il nostro obiettivo comune è correre”.

"Per i prossimi 5 anni avremo 6 costruttori e 24 moto sullo schieramento"

In questi mesi i costruttori della MotoGP stanno firmando il rinnovo del contratto con Dorna per i prossimi 5 anni, cosa dovremo aspettarci dal 2022?
“Mancano Aprilia e Suzuki, ma è solo questione di una firma. Mi aspetto che Aprilia grazie alle concessioni faccia un altro passo in avanti, ma è già competitiva, infatti Aleix è arrivato a 6 secondi dal primo in una gara veloce. Mi aspetto di avere 6 costruttori capaci di lottare per la vittoria, i team satellite avranno la possibilità di scegliere con quale moto correre e questo sarà una garanzia per il futuro”.

Sei costruttori è il numero perfetto?
“Non è questione di perfezione, noi sappiamo che per questioni economiche e di valore non possiamo superare quel numero. Quindi non aumenteremo il numero di squadre, il compromesso è di avere 24 piloti sullo schieramento”.

C’era l’idea di avere 4 moto per ogni costruttore, sarà possibile nel 2022?
“È una possibilità più che un’idea, la legge di mercato conta molto. Tutti vogliono avere una squadra satellite, ma poi bisogna trovare un accordo commerciale e su quello noi non abbiamo parola”.

"Non c'è stato nessun errore da parte dei medici della MotoGP: Marquez aveva superato il test per correre"

Quanto manca Marc Marquez alla MotoGP?
“Chiaramente manca, parliamo del pilota che ha dominato le ultime stagioni e da un momento all’altro non c’è più. Penso che gli altri piloti non stanno perdendo tempo, vanno tutti veloci”.

Sono stati fatti degli errori da parte dei medici consentendogli di rientrare a pochi giorni dall’operazione a Jerez?
“No, assolutamente no. C’è chi sostiene che non ci sia un protocollo per questi casi, ma non è vero: c’è. Era stato cambiato dopo quello che era successo ad Assen nel 2017, se si viene sottoposti a una anestesia totale non si può correre prima che sia passato un certo lasso di tempo. Cosa potremmo fare di diverso? Quando un pilota fa quelle flessioni, come ha fatto Marc, in base a quale regola gli dici che non può correre? Lui è tornato, ha superato un test medico e gli è stato permesso di correre, non poteva essere altrimenti. Ha fatto le prove venerdì e poi, per ragioni che lui conosce, ha deciso di non continuare. A casa, allenandosi o aprendo una finestra, non entro nel merito, ha avuto un problema con la placca, ma non in circuito. Non so se siano stati fatti errori o meno perché io non sono un dottore. Per quello che mi riguarda non sono stati fatti errori dal punto di vista medico all’interno del campionato. Per quanto mi riguarda, io rispetto tutte le decisioni di un pilota, compresa quella di non venire a correre in Qatar dopo avere fatto dei test a Barcellona e Portimao. Bisogna dare massimo rispetto a quello che un pilota decide di fare con il suo corpo”.

"È mancato rispetto nei confronti di Marquez, molti hanno parlato senza conoscere la situazione"

Non c’è stato?
“Io non so cosa si siano detti Marc e i suoi dottori. Mi sembra, però, che non sia stato corretto che altri medici siano entrati in questa discussione dicendo cosa avrebbero fatto di diverso. È come quando, in una partita di pallone, dici a un portiere come doveva parare il rigore dopo che è stato tirato. Mi sembra che ci sia stata una mancanza di rispetto da parte della gente, specialmente da parte di qualche medico, che ha dato la sua opinione senza conoscere le cose a fondo. Tutti sembravano esperti di placche, di braccia, io l’unica cosa che posso dire è che ho visto le flessioni che ho fatto davanti ai medici a Jerez. Chiedo quindi chi potrebbe dire che un pilota che riesce a fare quello non è autorizzato a correre. I piloti non sono gente normale (ride), lo abbiamo visto in tutta la storia del motomondiale. Doohan, nel 1993, ha corso dopo l’operazione a Interlagos e Kyalami faticando a salire in moto. È una storia fatta di eroi”.

Quindi il protocollo rimane lo stesso?
“Come possiamo cambiarlo? Diciamo che se ti operi non puoi correre per due settimane? Va bene, ma è lo stesso per un braccio o per un dito. Ora è tutto molto semplice: ci sono degli esercizi da completare, se ci riesci corri, altrimenti no. Abbiamo cercato di capire come cambiarlo, ma non abbiamo trovato come”.

Ha parlato con Marquez?
“Lo vedo bene. Sono sicuro che non tornerà se non potrà vincere, la mentalità di Marc è la stessa di sempre”.

"Non penso che questa sia l'ultima stagione per Valentino. Che differenza c'è fra 42 e 45 anni?"

Marquez è uno dei simboli della MotoGP di quest’anni, un altro è Valentino. Quando si ritirerà sarà uno shock per la MotoGP?
“No, io mi aspetto che Valentino ci sia. Un giorno dovrà ritirarsi, lui è straordinario: ha 42 anni, che differenza c’è fra 42 e 45? Valentino e io non abbiamo mai parlato del ritiro, né del suo né del mio. Per rispetto, è lui che deve decidere. L’ultima volta che gli ho parlato mi ha detto: io se mi diverto continuerò, ma io non mi diverto a partecipare. Io lo rispetto al 100%, penso che Valentino sia abbia un valore straordinario come pilota. Un giorno smetterà, ma non mi aspetto che questa sia l’ultima stagione. So che comunque Valentino rimarrà qua, perché questa è la sua vita e sta facendo un lavoro straordinario con l’Academy, come ha fatto come pilota. Io credo che continuerà a farlo”.

 

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