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MotoGP, Jorge Lorenzo e l’insostenibile leggerezza dell’essere

Il campione spagnolo, continua ad essere un personaggio scomodo, che spesso risulta anche antipatico e porta gli ex rivali ad intervenire in lunghe discussioni Social. E' giovane e ricco, eppure inquieto

MotoGP: Jorge Lorenzo e l’insostenibile leggerezza dell’essere

Jorge Lorenzo non piace a tutti. E’ stato ed è probabilmente ancora oggi un grandissimo pilota, un campione, come lui stesso ama definirsi. Ma ha anche avuto sempre una specifica caratteristica che in alcuni casi si è rivelata un pregio, in altri un difetto. Jorge è uno che ti guarda negli occhi e dice sempre quello che pensa, a volte senza ragionare troppo sulle conseguenze di quanto sta per affermare. Un modo di essere che non tutti comprendono e che troppi criticano. 

Non ha mai nascosto le critiche quando c’era da farle ed ha spesso fatto pesare di essere un cinque volte campione del mondo, pensando che questo lo mettesse su un piano diverso rispetto a chi non ha un palmares simile. Il punto è che di piloti che hanno vinto tanto ce ne sono ben pochi e Lorenzo è tra l’altro uno che ha guadagnato moltissimo nella sua carriera da pilota, senza mai nascondere nulla della propria ricchezza. Tra vetture sportive esclusive, proprietà immobiliari meravigliose e viaggi in giro per il mondo, Jorge appena appeso il casco al chiodo, non ha perso occasione di ostentare un benessere che di certo si è guadagnato con le sue imprese sportive, ma che a volte sembra utilizzato per nascondere una inquietudine.

E perché dovrebbe essere inquieto uno che ha vinto tanto, guadagnato tantissimo e che si sta godendo una specie di pensione dorata? Il motivo è forse nascosto dietro il modo in cui la carriera di Jorge si è, almeno per ora, interrotta in MotoGP. Una delusione maturata in due momenti distinti, entrambi fondamentali. Il primo è stato lo shock per l’abbandono da parte della Ducati, che ha scelto di promuovere Danilo Petrucci nel 2018 nel team ufficiale. Jorge ha poi fatto pentire amaramente la Ducati per quella decisione, diventando dal Mugello in poi il miglior interprete della Desmosedici in pista ed arrivando al punto di diventare un concorrente per la vittoria del titolo.

Un boccone amaro da digerire, che è risultato davvero indigesto ad un Lorenzo che si è sentito tradito. La seconda fase di questa grande delusione è stata l’approdo in Honda, alla corte di Marc Marquez. Contrariamente a quanto in tanti pensano, il primo assaggio della Honda RCV213 non era andato affatto male e negli ultimi test del 2018, a Jerez, Lorenzo si era dimostrato in grado di spingere molto forte con la moto che sembrava cucita addosso a Marquez. I guai sono iniziati successivamente, quando a gennaio del 2019 si è infortunato e non ha potuto partecipare allo sviluppo della moto a Sepang. Il risultato è stato che quando Jorge è rientrato in Qatar, si è trovato in sella ad una moto diversa rispetto a quella di novembre e davvero cucita addosso al millimetro alle esigenze di Marquez. 

La stagione è andata avanti in crescendo, fino a Barcellona, dove finalmente Lorenzo sembrava aver trovato la quadra per guidare al limite la Honda e si era reso protagonista di ottime prove e di un grande inizio gara. Poi è arrivato il famigerato strike, in cui ha steso in un colpo solo Dovizioso, Rossi e Vinales. Un bell’assist al proprio compagno Marquez, che si è involato in fuga. Un colpo all’orgoglio ferito, per un pilota che iniziava a rivedere la luce in fondo al tunnel. In realtà il vero tunnel senza uscita stava arrivando e si chiamava Assen.

Lorenzo è protagonista di un terribile incidente, si frattura una vertebra e rischia la paralisi. Una situazione pericolosa, che lo sconvolge e gli trasmette di nuovo quella paura che non provava dal 2008, anno del suo debutto in MotoGP. A quel punto la stagione è andata avanti in modo disastroso, con altre cadute e sempre meno voglia di rischiare. Fino alla decisione sull’addio. Durante il 2019 c’era anche stato un tentativo di Gigi Dall’Igna di riportarlo in Ducati, magari nel team Pramac. Una manovra che tra l’altro non fece affatto piacere a Jack Miller. Una strada impossibile da percorrere. 

Sembrava fosse finita, poi è arrivata la chance di andare a fare il tester in Yamaha, sull’amata M1 che gli aveva regalato i tre titoli in MotoGP. Ad aumentare l’entusiasmo la possibilità di fare delle wild card e l’annuncio di voler correre a Barcellona, sulla pista che amava profondamente. Tutto bello, se non fosse che il 2020 è stato anche l’anno terribile del Covid. Tutto è cambiato, le wild card annullate, i test ridotti all’osso. Lorenzo dopo Sepang è potuto tornare in sella solo a Portimao e non era pronto per farlo, perché la Yamaha gli aveva comunicato che non avrebbe disputato altri test. Jorge è arrivato in Portogallo senza l’allenamento fisico adatto a portare al limite una MotoGP ed il risultato è stato che con una MotoGP nel primo giorno di test è risultato più lento di Dovizioso, che però era in sella ad una Ducati Superleggera. Una specie di onta, un distacco dai migliori troppo grosso da digerire. 

A quel punto l’ennesima delusione, con la Yamaha che non ha rinnovato il suo contratto da tester, scegliendo piuttosto Cal Crutchlow. Una fievole speranza di rivederlo in sella è arrivata da Noale, con Massimo Rivola che, perso Iannone, ha tentato di mettere il campione spagnolo in sella alla RS-GP. Suggerito inizialmente come titolare, sembrava maggiormente plausibile scoprirlo tester. Ma anche con Aprilia Jorge non ha chiuso l’accordo. Ritrovarlo in sella in futuro appare complicato, ma più di ogni altra cosa chiudere la propria carriera in modo davvero degno, appare pura chimera. 

Jorge guarda altri piloti, che ha battuto regolarmente mentre correva, stare in sella, disputare i test e magari trovarsi in lotta per il titolo. E commenta sui Social, dice la sua, è come sempre diretto come pochi. Intavola discussioni in punta di fioretto con chiunque, risponde alle domande dei tifosi pubblicando stories in cui non ha paura di parlare ’male’ di altri piloti. Non c’è mai rabbia nelle sue parole, ma a volte traspare un velo di tristezza che qualsiasi Lamborghini o Pagani, come pure qualsiasi vacanza a Dubai o alle Maldive, non potranno del tutto cancellare. Lorenzo avrebbe voluto e soprattutto avrebbe meritato di uscire di scena in modo diverso, di congedarsi dal Paddock dopo una stagione vissuta all’altezza della sua carriera. Come gli piace sottolineare troppo spesso, non è stata la semplice carriera di un pilota, ma la straordinaria carriera di un campione. Troppo spesso Jorge interviene nelle discussioni Social con piloti che sono ancora in sella ed alla fine fa sempre la parte del ‘cattivo’. 

Volendo fare i nerd e disturbando per un attimo il crociato incappucciato rispondente al nome di Batman, Jorge recita spesso il ruolo del cattivo perché lui può farlo, può farsi carico di critiche ed anche cattiverie. Ma il destino di chi prende la decisione di andare contro tutto e tutti è quello di essere soli. Jorge posta spesso immagini splendide, in giro per il mondo, su auto sportive. Non conosciamo tutte le persone che gli girano attorno. Speriamo che tra queste ci sia qualche vero e buon amico. Un campione merita questo.


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