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MotoGP, Marquez: "tornerò a correre quando il mio braccio sopporterà una caduta"

"Non ci sarò nei test, ma ho un controllo medico a metà marzo: il prossimo obiettivo è la gara in Qatar. Voglio divertimi e tornare me stesso, continuerò a rischiare"

MotoGP: Marquez: "tornerò a correre quando il mio braccio sopporterà una caduta"

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Le maniche corte della polo marchiata Repsol Honda non riescono a nascondere del tutto la cicatrice sul braccio destro di Marc Marquez. Il campione spagnolo è tornato dopo mesi a parlare con la stampa, chiarendo le sue condizioni fisiche, i suoi obiettivi e chiarire cosa è successo in questi mesi.

Tutti si chiedono quando tornerà a correre e Marquez ha provato a rispondere.
Al momento non ho un’idea precisa di quando tornerò, ma sono ottimista - spiega - Il mio obiettivo era provare nei test in Qatar, ma non si sarò, possiamo già dimenticarli. Quindi il prossimo obiettivo è la prima gara”.

È un obiettivo realistico?
A metà marzo avrò un altro controllo medico, per valutare il consolidamento dell’osso, e saranno i dottori a decidere. Se mi daranno l’ok allora proverò. Logicamente salirò su una MotoGP solo quando avrò una condizione fisica accettabile, anche se avessi il permesso oggi non potrei farlo”.

"Ho tre obiettivo: salire in moto, divertirmi, tornare a essere il solito Marc Marquez"

Questo incidente avrò ripercussione sul tuo approccio alle gare.
Per il momento il mio primo obiettivo è tornare in moto, il secondo divertimi e il terzo tornare il Marc Marquez di sempre. Ho detto ai medici di darmi l’ok per guidare quando il mio braccio sarà pronto a sopportare un’altra caduta. Quando risalirò in moto prenderò i miei rischi in pista, il mio stile sarà sempre lo stesso anche se non dall’inizio, servirà tempo”.

Cosa ti ha insegnato il 2020?
Non mi ha portato molte cose positive (ride), però qualcosa l’ho imparato. Cioè che la cosa più importante a volte non è tornare in moto il prima possibile. Abbiamo fatto un errore decidendo di provare a correre a Jerez e bisogna accettarlo. Questa è stata l’unica lezione, il resto è stato solo un grande casino (ride)”.

"Abbiamo sbagliato tutti insieme, non punto il dito contro nessuno"

Di chi è stato l’errore?
La decisione è stata presa da tutti insieme, parlo sempre di squadra quando vinco e bisogna farlo anche in questo caso. La decisione finale è stata mia, ma quando i dottori ti dicono che puoi farlo allora ci provi, sapete come siamo fatti noi piloti. Io mi sentivo in grado di farlo, ma non era quello di cui aveva bisogno il mio corpo. Non voglio puntare il dito contro i medici, in passato in tanti hanno corso rischi, quando va bene poi si dice che è un miracolo, che i piloti non sono umani. Ora posso dire che in futuro forse non prenderò gli stessi rischi in caso di infortunio, ma non sarebbe cambiato nulla se invece che a Jerez avessi corso a Brno, l’osso non si sarebbe comunque saldato in così poco tempo. Per tornare alla domanda: chi ha sbagliato? Abbiamo sbagliato tutti insieme. Ho capito che in certi casi la cosa migliore è restare calmi, avere diverse opinioni e poi valutarle”.

Il dottor Costa si è risentito per non avere accettato il suo aiuto.
Ho una buona relazione con lui, lo apprezzo molto per tutto quello che ha fatto per il motociclismo. In questi mesi ci sono state tante speculazioni e a volte sono state fatte senza sapere i motivi di certe scelte. Per esempio, il dottor Costa aveva detto che avrebbero dovuto usare un chiodo e non una piastra per fissare l’osso, ma non si poteva. I medici avevano chiaro che fosse la soluzione migliore, ma non era praticabile perché, dopo l’operazione alla spalla, avevo problemi al muscolo e ai tendini. Purtroppo sono stato sfortunato a causa dell’infezione, senza di quella sarei già guarito. Mi sono consultato con tanti medici e poi ho scelto la soluzione migliore per me e per il mio braccio, sono andato ad operarmi a Madrid perché anche alla mia testa serviva un cambiamento. Il dottor Mir rimane comunque il mio medico di fiducia, se domani mi facessi male chiamerei lui.

Si era anche ipotizzato un problema al nervo radiale.
Per fortuna non ho mai avuto problemi al nervo, è stata la pseudoartrosi a non permettere all’osso di saldarsi. Purtroppo era un’infezione talmente leggera che non appariva nelle analisi, per questo mi sono operato a dicembre e non prima”.

"Tra settembre e ottobre il periodo più difficile, ma non ho mai pensato di non potere più correre" 

Come hai vissuto questi mesi?
Naturalmente è stata dura anche dal punto di vista mentale. Il momento più difficile è stato fra settembre e ottobre, perché il braccio non migliorava, avevo la sensazione che qualcosa di muovesse all’interno. Continuavo a fare analisi, ma erano negative e i dottori mi diceva che dovevo aspettare. Poi ho fatto la terza operazione, sono stato 10  giorni in ospedale, e da quel momento ho iniziato a sentire dei miglioramenti. Sono però sempre stato ottimista, non ho mai pensato che non avrei più potuto correre ma solo quando sarei potuto tornare”.

Sei già salito su una moto?
No, solo per le foto della squadra, da ferma, quando è in movimento sotto la tuta non sono io. Quando i medici me lo permetteranno lo farò. La cosa più importante è che l’osso si consolidi, poi dovrò continuare con la riabilitazione, ci sono muscoli che non alleno da luglio. Quando correrò la mia prima gara, sarà per me come iniziare con i test prima della stagione. La mobilità del braccio destro l’ho recuperata, ma la forza è poca e i dottori mi hanno detto di non usare più di 2 o 3 chili di peso per gli esercizi. Più o meno ho il 20% della forza normale”.

Come immagini il tuo primo Gran Premio?
Sarà impossibile in un giorno tornare a essere il Marc Marquez di prima, per questo dico che il mio primo obiettivo è divertirmi per poi essere veloce. Sarà un processo da seguire”.

"Il titolo? Il favorito è Mir non io, in questo momento non è mia guerra"

Senti pressione?
“Sono io a mettermela, a fissare degli obiettivi. Honda e gli sponsor hanno mostrato grande rispetto nei mei confronti, mi hanno detto di prendermi il tempo che il mio corpo mi chiede. Con Honda ho un contratto di 4 anni, quindi l’obiettivo è vincere 4 titoli, se quest’anno non sarà possibile allora cercherò di vincere gli altri 3”.

Mir ha detto che rimani tu il favorito.
“Mi fa piacere, ma i favoriti sono altri, mi vengono in mente tanti nomi e sicuramente quello di Joan, è il campione e deve difendere il titolo. Quella non è la mia guerra in questo momento, la mia è tornare in moto”.

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