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Tardozzi: "Fogarty ha vinto quattro titoli SBK. Due Carl, due Michaela"

"Nel 98' voleva smettere, ma io avevo capito che in famiglia comandava sua moglie e con lei andavo d'accordo. Vi racconto Cadalora sulla Ducati e la storia dei 'tubini'"

SBK: Tardozzi: "Fogarty ha vinto quattro titoli SBK. Due Carl, due Michaela"

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Durante l'intervista che abbiamo fatto a Davide Tardozzi in diretta (guarda QUI il video) oltre a parlare del presente e del futuro di Ducati in MotoGP, abbiamo parlato con il manager del mondiale SBK, un campionato in cui Davide ha sia corso come pilota che lavorato con piloti dal nome pesante, come Fogarty, Corser, Bayliss e Haga, tanto per citarne qualcuno. 

Tardozzi ci ha offerto il proprio punto di vista sulle chance iridate di Ducati con la Panigale V4 nel 2021, con l'incognita di scoprire quanti passi in avanti abbia fatto la Kawasaki con la nuova moto. Abbiamo poi scoperto con Davide tante storie interessanti sulla carriera di Fogarty in Ducati e su quanto fosse importante sua moglie Michaela. 

"Io penso che Jonathan sia veramente molto bravo. E’ veloce ed ha tanta testa - ci ha raccontato Tardozzi -  E’ vero che la Kawasaki investe molto, ma lui è bravissimo. Speriamo che Scott Redding, Michael Rinaldi e Chaz Davies possano batterlo quest’anno. Penso che Scott in particolare abbia la possibilità di giocarsela. Nel 2020 era partito bene, poi ha avuto qualche problemino ma secondo ha imparato molto nella sua prima stagione e se la giocherà. L’ho visto e sentito molto convinto delle sue possibilità".

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Rea in MotoGP rappresenta un'idea mai andata in porto. Tu cosa ne pensi?

"Negli ultimi anni a Jonathan Rea è mancata l’opportunità soprattutto per l’età secondo me. Detto questo, un paio di anni fa il suo manager ha indagato pesantemente la possibilità di entrare in MotoGP. Credo che quelle due gare corse in MotoGP con la Honda al posto di Stoner le abbia fatte molto bene, fece due top ten. E quelli della Honda, gli chiesero di non cadere. Quindi chapeau, secondo me quelle due gare sono state sottovalutate visto che aveva l’obbligo di non cadere. Al debutto in MotoGP è stato bravissimo. Poi si è legato alla Kawasaki per la SBK, ha vinto tanto ed ormai ha mi sembra 34 anni. Non è più completamente appetibile per la MotoGP". 

Tu sei sempre stato l'uomo del box in Ducati, quello in grado di gestire i piloti anche in momenti difficili. Come facevi a gestire un mastino come Fogarty?

"Io ho sempre avuto una forza incredibile verso Carl per una ragione molto semplice. Avevo capito che in casa Fogarty, comandava Michaela, sua moglie. Quando l’avevo dalla mia parte, sapevo che era fatta. Era molto intelligente e secondo me la famiglia Fogarty ha vinto quattro mondiali, ma due li ha vinti Carl e altri due Michaela. Lo dico perché dopo aver vinto nel 94' e 95', lui nel 98', quando vinse il terzo titolo, a metà stagione voleva fermarsi".

Tardozzi: "Fogarty ha vinto quattro mondiali SBK. Due Carl e due Michaela!"

Questa storia devi raccontarcela!

"Al Nurburgring fece due pessime gare, mi sembra chiuse oltre la 15a posizione. Finita gara 2 noi tornammo al box e lui era sparito ed era luglio. Ricordo che c’era anche il primo WDW della storia Ducati la settimana successiva. Noi pensammo che fosse semplicemente incazzato per quel risultato. Solo che la settimana dopo c’era il WDW, quindi ho iniziato a contattarlo al telefono e lui non rispondeva. Decisi quindi di chiamare Michaela, che mi disse candidamente 'Carl ti manda a dire che ha deciso di smettere di correre e non vuole venire al WDW'.  A quel punto, dopo avermi sentito per bene al telefono, Michaela capì che Carl sarebbe dovuto assolutamente venire a Misano per il WDW e lo convinse".

A Misano al WDW lui non voleva girare in pista, come lo convincesti?

"Arrivò al giovedì a Misano e pioveva. Gli chiesi di girare, per prendere confidenza con la moto sull’acqua perché non si trovava bene in quelle condizioni e lui rispose 'Non ci penso nemmeno'. Così di nuovo, ho dovuto parlare con Michaela, farle capire la cosa…alla fine Carl entra, gira e cade alla Quercia, per fortuna andando piano. La sceneggiata al suo rientro ai box sarebbe stata da riprendere con le telecamere, ma io sapevo di avere ragione. Una lotta per farlo rientrare in pista, ma lui non voleva assolutamente rientrare. Di fatto finì il WDW e poi tornò a casa. Io presi ed andai a casa sua in Inghilterra. Michaela mi aveva preparato la stanza e quando Carl mi vide a casa disse 'ma tu che ci fai qui?'. Io risposi semplicemente che ero andato a trovare sua moglie. Da dire che Carl era gelosissimo. Alla fine restai qualche giorno lì, riuscì a farlo tranquillizzare e così decise di tornare a correre e sapete tutti come è andata. Ha vinto i primi due mondiali lui, gli altri per me li ha vinti Michaela". 

Momenti belli e anche difficili ne hai vissuti tanti in Ducati. Ce ne racconti uno che ti ha fatto ridere di gusto?

"Una cosa che mi ha fatto ridere nella mia carriera in Ducati?  Una ve la racconto, davvero è come una barzelletta. Nel 2000 dopo che si era infortunato Fogarty a Phillip Island, avevamo preso Bayliss per la gara di Sugo e poi venne Luca Cadalora a Donington. Troy correva per noi in AMA e l’avevamo chiamato al volo per correre in Giappone a Sugo. Fu sfortunato, perché lo fecero cadere due volte, così non ebbe la possibilità di dimostrare niente alla fine. In qualifica non andò neanche male, perché fu il miglior pilota Michelin in qualifica, era 11° ma le Dunlop da qualifica all’epoca erano straordinarie. Poi tornò a Monza ma questa è un’altra storia".

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Quindi toccò a Cadalora di provarci a Donington. 

"Si, venne Cadalora in Inghilterra, anche perché lui su quella pista era sempre andato fortissimo e in Ducati decidemmo di provarci con lui. Vi ricorderete quella bella battaglia in 500 con Rainey. Luca onestamente fece una magra figura per dirla tutta e andando a casa ricordo bene quello che disse. Cadalora era un ottimo collaudatore, ma era espertissimo delle 500. Sulla nostra moto si espresse con una frase mitica 'Ma dove volete andare voi con quei tubini lì…' riferendosi ovviamente al nostro telaio. Per anni quindi quando si doveva cambiare il telaio, dovevamo cambiare i ‘tubini’. Luca è un amico e una gran persona, ma questa mi fece ridere". 

Almeno questo aprì le porte al ritorno di Bayliss.

"Si, dopo Bayliss tornò e ricordiamo tutti come è andata. A Monza fece quel sorpasso assurdo e poi ad Hockenheim vinse, quindi diventò una leggenda". 

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