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MotoGP, Sahara (Suzuki): "Quest'anno vogliamo vincere tutto con Mir e Rins"

"L'obiettivo è una doppietta in campionato e poi i titoli costruttori e squadre. Una sorpresa l'addio di Brivio, ma non sono preoccupato. Il team satellite? Le cose procedono lentamente"

MotoGP: Sahara (Suzuki):

Per Suzuki questo sarà l’anno delle riconferma. In pochi lo scorso anno pensavano che la GSX-RR potesse vincere il titolo con Joan Mir, ma adesso il numero 1 è sulla sua carena e sono loro la squadra da battere. Shinichi Sahara, il project leader della Casa giapponese, lo sa bene ma non vuole giocare in difesa, ma continuare ad andare all’attacco.

Non mi piace dire che difenderemo il titolo ma che saremo uno dei contendenti per vincerlo - spiega in collegamento da Hamamatsu - Ogni anno si pongono degli obiettivi e avere vinto il campionato ci ha portato a un altro livello. Il traguardo per quest’anno è chiaro: essere primo e secondo con i nostri piloti in classifica e vincere anche i campionati costruttori e squadre. So che è difficile e che abbiamo più pressione, ma ci proveremo”.

Uno dei punti di forza è la GSX-RR, una moto che ha dimostrato di essere molto equilibrata e competitiva su ogni circuito. Naturalmente il reparto corse è al lavoro per migliorarla.

“I piloti non sono mai soddisfatti della propria moto, ed è normale - continua Sahara - La nostra priorità è mantenere il suo equilibrio, quindi non ci concentreremo su una sola area. Una delle cose da migliorare sono le prestazioni in qualifica, anche se la priorità rimane il risultato in gara. Lavoreremo, ad esempio, sulla rigidità del telaio per migliorare la fiducia sull’anteriore, ma non ci limiteremo a quello, affronteremo il problema da varie direzioni”.

L’altro punto fermo sono i piloti.

“Sono una coppia molto forte, abbiamo una combinazione perfetta tra loro e la squadra, siamo come una famiglia - sottolinea - Per ora non voglio cambiare nulla e non sono preoccupato della loro gestione. Per Suzuki non c’è mai stato un pilota numero 1 e un numero 2, sono sullo stesso piano, anche quando abbiamo avuto dei debuttanti. Mir e Rins si rispettano e si aiutano l’un l’altro. Senza di loro non avremmo potuto raggiungere certi risultati, ma sono consapevole che quest’anno non sarà facile”.

La famiglia Suzuki, però, ha perso un membro importante: Davide Brivio.

“Quando me lo ha detto sono rimasto sorpreso, gli ho chiesto di che anno parlasse per il suo addio - sorride Sahara - La sua partenza è stato un caso speciale e spero non si ripeta più”.

Suzuki ha scelto di non sostituirlo.

Ci sono in tutto 7 persone che coordinano le varie aree della squadra, me compreso. Io stesso ero coinvolto nella gestione della squadra, perché mi confrontavano continuamente con Davide, quindi non sono per nulla preoccupato - assicura - Vedremo cosa succederà, se ci sarà la necessità di avere un team manager allora lo avremo, ma al momento non so se sarà così e chi potrebbe essere. Dal mio punto di vista la cosa ideale sarebbe promuovere una delle persone che lavorano nella squadra piuttosto che cercare qualcuno all’esterno”.

Nel 2021 si continuerà a seguire la strada tracciata da Brivio, poi si vedrà. C’è però anche un altro tema di cui si parla da anni: la possibilità che Suzuki abbia un team satellite a partire dal 2022. In questo caso la risposta di Sahara è meno netta.

“Davide aveva iniziato a parlare con altre squadre, anche io ero stato coinvolto, ma la sua partenza rende le cose più difficili - spiega - Non rinuncio a questa idea, ma ora sono più occupato. Ne ho parlato con i vertici della Suzuki e non mi hanno detto di no, ma la questione è stata messa da parte. Cercherò di entrare nei dettagli per capire come potremo organizzarci, ma le cose stanno procedendo ma un po’ lentamente”.

Il project leader giapponese ha voluto rendere merito anche ai suoi collaudatori per il lavoro svolto.

Guintoli è molto importante per lo sviluppo della nostra moto, i suoi commenti sono molto precisi e gira in tempi vicini a quelli dei piloti. Vi racconto un aneddoto: un giorno doveva provare delle novità all’elettronica, ma per sbaglio non avevamo caricato la nuova mappa e lui non ne sapeva. Quando è tornato ai box gli ho chiesto come la avesse trovata e lui mi disse che era esattamente uguale - racconta - In Giappone è Tsuda a fare i test, soprattutto a Motegi, ed è molto migliorato n questo suo lavoro”.

L’ultima battuta, prima di congedarsi, è sulla decisione di Mir di usare o meno il numero 1 in gara quest’anno.

A me è già piaciuto vederlo sulla nostra moto a Valencia, per me è sufficiente. Se Joan deciderà di usarlo sarò contento, altrimenti proveremo a metterlo nuovamente a fine anno” ride.

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