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Prova Mini Countryman Cooper SD All4: SUV “mini” ma non troppo

LA PROVA – La più grande delle Mini si rifà il trucco: piccole novità estetiche (fari a LED di serie inclusi), guadagna in tecnologia e passa ad Euro 6d (da d-TEMP) per le motorizzazioni

Auto - Test: Prova Mini Countryman Cooper SD All4: SUV “mini” ma non troppo

Inutile perdersi nel solito discorso che la Mini non è più “mini” come quella voluta da Issigonis nel 1959. Basta un dato per capire che al pubblico di questo poco importa: quasi il 50% del venduto in Italia (il 46 per la precisione) è rappresentato proprio dalla più grande delle versioni in gamma, la Countryman che ci apprestiamo a provare. Fuori la nuova Countryman viene aggiornata con piccoli ritocchi e fari che sono ora di serie Full LED (anche al posteriore), di tipo Matrix in via opzionale. Dentro invece finiture “piano black” accompagnano una iniezione di nuova tecnologia. Dalla sorella elettrica eredita la opzionale strumentazione digitale, che si muove insieme al volante, mentre lo schermo centrale può raggiungere 8.8” (la dimensione minima è di 5”).

Un sistema infotainment che migliora nella risposta ai comandi vocali, ma le novità più corpose sono sotto al cofano. La nuova Mini Countryman passa infatti alla più restrittiva norma euro 6d, facendo un gradino dalla precedente 6 d-TEMP. Tutti i motori, siano essi 3 o 4 cilindri, a benzina o gasolio, sono ora più attenti dal punto di vista delle emissioni. Si va da 102 a ben 306 cv per la JCW con nel mezzo una folta schiera di varianti, inclusa una plug-in hybrid da 220 cv e questa versione da noi provata, la Cooper SD con un 4 cilindri 2 litri a gasolio da 190 cv, abbinato a trazione integrale All4 e cambio automatico Steptronic a 8 rapporti sportivo.

UN RESTYLING “DISCRETO”, CONCENTRATO SUL FRONTALE

Nulla di sconvolgente, direbbe qualcuno, ma solo un po’ di affinamento per il look frontale della Mini Countryman, che guadagna soprattutto la tecnologia LED di serie per tutti i fari. Belli gli anteriori, che opzionalmente possono essere di tipo Matrix. Sempre davanti vengono ritoccate la zona del paraurti e la calandra. La novità forse di maggior impatto è la possibilità di scegliere finiture nero lucide (definirle piano black fa più chic). Cambiano i cerchi e anche al posteriore viene ritoccato il paraurti e la fanaleria è tutta a LED. Non mance un dettaglio tutto in stile Mini: i fanali posteriori disegnano la Union Jack della bandiera britannica. Invariate di fatto le dimensioni, non a caso la sigla interna del modello resta “F60” con circa 4.3 metri di lunghezza, 1.82 di larghezza e 1.56 di altezza, per un passo di 2.67 metri. Passando al bagagliaio, la capacità varia da 450 a 1.390 litri, in modo modulare, vista la pratica possibilità di far scorrere la panca posteriore di ben 13 cm.

A cambiare dentro, al di là di qualche ritocco e della possibilità di avere anche qui finiture nero lucide, è la tecnologia, con aggiornamenti per il sistema infotainment e con una bella strumentazione opzionale che, attenzione, non è completamente digitale come potrebbe sembrare. La zona della lancetta analogica è infatti veramente costituita da una lancetta, non è uno schermo, ma è retroilluminata e con la copertura piatta che non interrompe la continuità con la zona del display, crea un effetto decisamente piacevole. Meno apprezzato invece il fatto che la strumentazione sia solidale al piantone dello sterzo e con esso si muova in fase di regolazione. È infatti difficile trovare una posizione in cui la parte bassa dei dati resti ben visibile, anche modificando l’altezza da quella ottimale.

CUORE ECOLOGICO, MA LA COOPER SD MANTIENE LA SUA GRINTA

Lo abbiamo detto, la novità più rilevante del restyling della Mini Countryman è quella del passaggio ad euro 6d, particolarmente importante soprattutto per le motorizzazioni a gasolio come questa, che negli ultimi anni sono oggetto di “attenzioni” da parte delle pubbliche amministrazioni. Allo stato attuale delle cose Euro 6d e 6d-TEMP sono equiparate (ad esempio in area B a Milano ne sarà vietato l’uso dall’ancora lontano ottobre del 2030), ma è prevedibile che ci possano minori restrizioni per vetture che ottemperano a norme più restrittive. Le opzioni sono numerose, tre a benzina, altrettanta a gasolio, affiancate dalla Cooper SE con tecnologia ibrida plug-in e dalla sportivissima JCW da ben 306 cavalli. Entrambe sono dotate della trazione ALL4, che sulle altre motorizzazioni è offerta come alternativa a quella anteriore (unica opzione per le due entry level One e One D).

In totale sono ben 12 le combinazioni, tra le quali è di sicuro interessante questa Cooper SD ALL4, che sotto al cofano ha un quattro cilindri da ben 190 cavalli (era praticamente allineata alla sorella a benzina Cooper S, che ora però perde una manciata di cavalli, fermandosi a 178). Il Twin Power Turbo le regala un picco di coppia di ben 400 Nm, ma soprattutto una erogazione molto corposa, anche molto al di sotto dei 4 mila giri a cui arriva la potenza massima. 220 km/h e 7.6 secondi per arrivare alla soglia dei 100 km/h sono solo indizi delle prestazione e del piacere di guida che offre anche grazie all’ottimo Steptronic ad 8 rapporti (l’esemplare da noi provato era con la più sportiva versione a doppia frizione, con paddle al volante, sempre 8 marce – circa 900 euro in più dell’automatico standard).

LA NOSTRA PROVA

Di Mini avrà poco, ma in termini di abitabilità la cosa non guasta certo. Chi siede dietro ha infatti un buono spazio, che diventa eccellente se si scorre con la panca verso il bagagliaio. In questo caso si perde un po’ della capacità di carico, ma le gambe hanno decisamente molto spazio. Anche la possibilità di inclinare lo schienale (in modo indipendente per la frazione occupata) e le due prese USB C aumentano il comfort a bordo per i passeggeri. L’unica pecca, a nostro avviso, è che gli schienali, divisi in tre porzioni 40:20:40, si possono abbattere solo con il laccetto tra seduta e schienale, decisamente scomodo rispetto alle soluzioni che consentono di farlo dalla zona bagagliaio. Una chicca è invece il cuscino con paratia che dal vano sotto al pianale si può sfilare per sedersi comodamente e senza sporcarsi sulla battuta del portellone. Utile per cambiarsi scarpe / scarponi o per rilassarsi, magari mangiando un panino all’aperto, ma seduti. Seduti al posto di guida, regolando sedile e volante si nota subito una piccola pecca della strumentazione che opzionalmente sostituisce quella analogica di serie. Come detto sembra tutta digitale, in realtà non lo è perché la lancetta del contagiri e fisica, nascosta dietro lo schermo e retroilluminata.

La pecca è quella che si muove assieme al volante quando lo si regola, ma la parte inferiore con i dati di guida rimane parzialmente coperta proprio dal volante. Questa cosa è scomoda soprattutto se si guida un po' lontani dal volante, mentre quando si sta vicini la cosa va a ridursi o scomparire, per ovvi motivi di prospettiva. La piattaforma è BMW (UKL2), ma l’assetto è dedicato ed è più affilato rispetto alle cugine del Gruppo a cui appartiene, per regalare il piacere di guida consono alle Mini, soprattutto quando la strada si fa tortuosa. Questo regala da un lato un plus di sportività, dall’altro risposte piuttosto secche quando invece si vorrebbe più comfort. Per chi sceglie la Cooper S, o meglio SD come in questo caso, prevale sicuramente la parte positiva, perché l’assetto sostenuto consente di godersi a pieno questa Mini all’occorrenza e di sfruttare il motore da 190 cv e 400 Nm. Il cambio è un mix quasi perfetto tra comfort e sportività, lo si apprezza in ogni contesto ed è difficile trovargli un difetto. La Countryman è sportiva in questa configurazione, ma non estrema, come è giusto che sia. Per chi chiedesse di più però Mini offre la JCW, che sotto al cofano ha il medesimo 4 cilindri a benzina da ben 306 cv che è utilizzato dalla sportivissima Mini JCW GP, la cui prova uscirà a breve sulle pagine di GPOne.

IL PREZZO ED I CONSUMI

Partiamo dai consumi, con un dato dichiarato di 5,8 - 5,5 L / 100 km, mentre noi abbiamo rilevato a fine prova un valore di circa 14 km/l, che è allineato a quello indicato a 130 km/h in autostrada (lo è quasi sempre per il tipo di percorso che utilizziamo nelle nostre prove, con non troppa città ed un utilizzo più prolungato in extraurbano ed autostrada). Un dato buono, ma non eccezionale, ma bisogna sempre tenere in conto che si tratta di un piccolo SUV a trazione integrale, che di Mini ha quasi solo il nome e lo stile.

Il prezzo di questa Mini Countryman Cooper SD ALL4 è di 41.500 euro più optional. In listino si parte dalla One a benzina (102 cv) manuale da 26.950 euro, fino ai 47.200 della JCW da 306 cavalli, la più estrema delle Countryman. Dove sia data la possibilità di scelta, è di 2.500 euro circa l’aggravio per la trazione integrale, mentre se per le versioni “alto di gamma” la trasmissione automatica è di serie, per le One e Cooper, sia diesel che benzina (anche per la Cooper S in questo secondo caso) si può scegliere tra manuale ed automatico, con differenze di prezzo di 2.100 euro (ulteriori 900 se presente anche la terza opzione “automatico sportivo” con doppia frizione e paddle al volante).

PIACE - Stile, livello finiture, soluzioni modulabili per la panca posteriore, comfort di guida e sportività

NON PIACE - Consumi buoni, ma non eccezionali, sistema per abbattere gli schienali non troppo pratico

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