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MotoGP, GP Valencia: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Joan Mir manda al settimo cielo la Suzuki. Morbidelli salva la Yamaha che non mostra riconoscenza. Arbolino tiene in vita i suoi sogni

MotoGP: GP Valencia: il Bello, il Brutto e il Cattivo

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S come Superman, S come Suzuki. Dietro la maschera (pardon, il casco) non c’è Clarc Kent ma Joan Mir. Che ha la faccia da bravo ragazzo che si apre su un sorriso smagliante, ma anche un cervello che funziona velocemente come il suo polso (o quasi). Per un giorno ci si può tranquillamente dimenticare dei vari Sheene e Schwantz, si può smettere di pensare ai bei tempi andati, perché la Suzuki ora vive e vince nel presente.

Grazie a Mir e a tutti gli uomini di Brivio, capitano di una nave che ha fatto tappa a Maiorca per andare alla conquista del mondo. Tutti felici e contenti, come si addice in queste occasioni, sereni e motivati, il loro unico segreto.

Nell’anno senza Marquez, la sua assenza non è pesata così tanto. Merito di Mir, di Morbidelli, di Miller, di Quartararo (fino a un certo punto, almeno), e ancora Oliveira, Binder e Bagnaia in ordine sparso. Tutta gente con cui Marc dovrà vedersela e verrebbe da dire che il futuro è oggi, se la frase non puzzasse di pubblicità paludata.

Anche il presente dell’Italia piace, con Bastianini in testa alla classifica Moto2 e Arbolino che continuerà a sognare fino a Portimao in Moto3. 

IL BELLO – Sotto il sole di Maiorca crescono campioni, e lo fanno anche in fretta. Così la piantina Joan Mir è diventato un albero maestoso, capace di mettere in ombra tutti gli altri. Freddo, calcolatore, veloce, tutte qualità che potranno portarlo ancora in alto. E con lui la Suzuki, che ha cuore giapponese, testa italiana e talento spagnolo. Un Frankestein così bello non si era mai visto.

IL BRUTTO – La stagione è agli sgoccioli e non si sa ancora chi guiderà l’Aprilia il prossimo anno. Battere la Moto2 o cercare di qua e di là qualche pilota ancora disoccupato è come giocare alla roulette sperando che esca il numero giusto. Speriamo che a Noale abbiano fortuna, Aleix Espargarò a Valencia ha fatto vedere che la moto ha il potenziale, ora serve qualcuno che la guidi.

IL CATTIVO – Basterebbe guardare la classifica per capire che le ragioni di stato valgono poco. Il miglior pilota Yamaha la prossima stagione guiderà la peggiore (leggi la più vecchia) moto. Franco Morbidelli incanta in pista, ma ai vertici giapponesi sembra non importante. Basterebbe poco per riaprire gli occhi e cambiare idea, a illuminare il quadro e il finale della stagione della Yamaha ci ha pensato il Morbido. Infiocchettargli una M1 2021 non sarebbe un regalo ma un dovere.

LA DELUSIONE – Da primo a terzo in una curva, il giramento delle parti meno nobili del corpo di Marco Bezzecchi è comprensibile. Resta la soddisfazione di essersi ritrovato, la sua voglia di lottare e la sua consistenza. Forse non basteranno a placare la delusione, ma sono sensazioni preziose per dare l’assalto al titolo il prossimo anno.

LA CONFERMA – Chi ben finisce non sarà a metà dell’opera, ma Pol Espargarò può dire addio alla Ktm sapendo di avere fatto un buon lavoro. Gli è mancata la vittoria (riuscita a Binder e Oliveira), ma 5 podi certificano un lavoro fatto nel migliore dei modi. Togliersi l’arancione di dosso sarà più doloroso del previsto, ma chi prenderà il suo posto dovrà ringraziare anche lui per quella moto.

L’ERRORE – È più grave perdere la prima vittoria in Moto2 all’ultimo giro o il primo podio in MotoGP per un sorpasso azzardato? Restando nel dubbio, Di Giannantonio e Nakagami si contendono la maglia nera del GP.

LA SORPRESA – Ad Aragon passò un GP da recluso dopo avere scoperto che sul suo aereo viaggiava un passeggero positivo al Covid, ma neanche la sfortuna gli ha tolto la possibilità di giocarsi il titolo Moto3 fino alla fine. Tony Arbolino ha messo sul tavolo rabbia e talento e la classifica lo premia. Vada come vada a Portimao, non avrà rimpianti.

IL SORPASSO – In pista, i due su Jack Miller (a cui va appuntata una medaglia sul petto per aver contribuito a un ultimo giro da applausi). In classifica altri due, su Quartarato e Vinales. Franco Morbidelli non sa solo vincere scappando, lo fa anche menando. E se pensiamo a rotture e sfortune assortite, anche il bersaglio grosso sarebbe stato alla sua portata.

LA CURIOSITA’ – Suzuki ha vinto 16 titoli mondiali piloti, il primo fu nel 1962 con il tedesco Ernst Degner nella classe 50. L’ultimo dovreste saperlo.

IO L’AVEVO DETTO – Takaaki Nakagami al sabato: “l’errore di Aragon è stata una lezione importante, devo stare più calmo”. Ha fallito anche negli esami di riparazione.

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