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MotoGP, Iannone: "sono arrivato preparato a questa sentenza, me la aspettavo"

ESCLUSIVO Il campione di Vasto al telefono: "sono straziato. Anche se lo avevo intuito non per questo non mi fa male. Sono straziato. Correre è sempre stato la mia vita. E' tutto ciò che sono e che volevo essere".

MotoGP: Iannone: "sono arrivato preparato a questa sentenza, me la aspettavo"

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"Sono arrivato preparato a questa sentenza, me la aspettavo".

A parlare così è Andrea Iannone. Uno scambio di battute in seguito ad alcuni messaggi. In certi casi è difficile considerarsi giornalisti, quando ad emergere è soprattutto il lato umano del nostro lavoro, la nostra passione. La stessa che abbiamo sempre sentito battere forte nel cuore di Andrea in ogni nostra conversazione. Avesse fatto una bella gara, od un disastro - Iannone non è mai stato uomo di messe misure - Andrea ha sempre usato parole sincere.

Così non ci ha stupito che al nostro messaggio, abbia replicato di persona. Andrea Iannone è uno che ci ha sempre messo la faccia.

"Sono arrivato preparato a questa sentenza, me la aspettavo - ha ripetuto il pilota dell'Aprilia - ma non per questo non mi fa male. Sono straziato. Correre è sempre stato la mia vita. E' tutto ciò che sono e che volevo essere".

Una breve pausa, poi la ripresa.

"Quando le acque si saranno calmate vi farò leggere la sentenza. Alcune cose che vi sono contenute mi hanno fatto stare veramente male. Dopo aver riconosciuto, in prima istanza, l'assunzione involontaria di sostanze dopanti, cosìaltro c'era da aggiungere?".

In altre occasioni abbiamo visto e sentito Andrea letteralmente infuriato. All'altro capo del filo c'è invece un ragazzo calmo. Sa che arrabbiarsi, in questo momento, non servirebbe a nulla se non a farlo stare ancora più male.

"So che c'è ancora la via del ricorso civile da percorrere ma, aspettiamo. Vedremo il da farsi. Non mi lascerò abbattere".

Nel pomeriggio la medesima indicazione ci era stata data da Antonio De Girolamo, il Procuratore Federale FMI che era stato coinvolto nel 'caso Fenati'.

"Si impugna davanti al Giudice Catonale Svizzero - ha spiegato De Girolamo - Nel luogo dove è stata emessa e dove ha sede il TAS. E' un Giudizio Civile. Il rpoblema è che la Wada di 'doping inconsapevole' non ne vuole sentire parlare. In questi casi per un atleta professionista richiedono una cautela ben più alta di quella richiesta ad un padre di famiglia. E come i Giudici Civili che oggi non vogliono sentire parlare di separazione con addebito. Per averla devi aver ucciso qualcuno", conclude scherzando.

Dunque l'unica via per Iannone oggi è questa, la via legale. Il che presuppone un nuovo processo, ma quanto lungo? Perché il tempo che scorre inesorabile gioca contro Andrea, che a 31 anni non è sicuramente vecchio, ma nemmeno giovane per il nostro sport.

E' troppo presto anche solo per immaginare quando e se ci saranno repliche a questa assurda sentenza che vuole essere un monito nel lungo cammino della lotta al doping - che rispettiamo - ma che ha colpito come un fulmine la vittima sbagliata. La presunzione di innocenza, quando non ci sono sufficienti prove di colpevolezza, dovrebbe sempre essere applicata. Hanno fatto pagare Iannone per porsi al riparo da una valanga di futuri ricordi. E' giusto? Si può sacrificare la vita di un atleta che anche da un eventuale doping non avrebbe comunque tratto alcun vantaggio?

Tutte domande che per il momento rimangono senza risposta. Andrea Iannone non può essere un esempio della lotta al doping.

Come non può esserlo il motociclismo

 

 

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