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MotoGP, Canepa, coach di Gerloff: "mi ha detto: è la miglior moto mai guidata"

"Non conosceva circuito, moto, gomme e freni: se la è cavata piuttosto bene. Io corro nel mondiale Endurance e contemporanemente seguo i piloti Yamaha in Superbike. Un bellissimo lavoro che mi appassiona"

MotoGP: Canepa, coach di Gerloff:

Nel box di Valentino Rossi, al fianco di Garrett Gerloff, nelle vesti di Coach abbiamo trovato una vecchia conoscenza: Niccolò Canepa. Genovese, 32 anni, è stato l'unico italiano ad aver vinto il mondiale Endurance ed il Bol d'Or, nel 2017.

Canepa ha una lunga carriera alle spalle: nel 2009 debuttò in MotoGP, con la Ducati, dopo aver vinto la coppa del mondo Superstock nel 2007 nel team Xerox Junior con la 1098. Erano gli anni di una moto difficile, solo Casey Stoner era capace di guidarla ma Niccolò fu capace di cogliere un onorevole 8° posto come miglior risultato, a Donington ed un 16° assoluto nell'anno in cui Nicky Hayden gli arrivò davanti di sole tre posizioni.

Dopo la MotoGP Canepa ha guidato Moto2, Superbike poi, nel Nel 2016 è pilota titolare nel campionato Mondiale Endurance, in squadra con Louis Rossi e David Checa, in sella ad una Yamaha YZF-R1 del team GMT94. Campionato chiuso al secondo posto nella classifica squadre con 2 vittorie su 4 gare disputate. Il titolo arriva l'anno dopo, nel 2017, con 3 vittorie su 5 gare di campionato.

Insomma un pilota di grande esperienza, ma come è arrivato al fianco dell'americano che a Valencia ha avuto l'onore e l'onere di sostituire nelle due libere di venerdì Valentino Rossi?

“Io praticamente sono il coach di Razgatlıoğlu, Van Der Mark, Caricasulo e, appunto, Gerloff, i quattro piloti Yamaha in Superbike - racconta Niccolo Canepa - Quindi abbiamo modo di conoscerci parecchio. Quando è arrivato era la sua prima volta in Europa non conosceva le piste. E’ un ragazzo con cui si lavora molto bene. Appena avuta la notizia che avrebbe provato la MotoGP mi ha chiamato. Io lo seguo a bordo pista, faccio dei video, analisi dei dati, eccetera. Usiamo degli strumenti per cercare di migliorare”.

E' arrivato in MotoGP senza alcuna preparazione, che impressione ti sei fatto?

“Uno dei suoi scogli era che non conosceva la pista. Per lui è stato tutto nuovo: circuito, moto, gomme, freni. E’ rimasto superimpressionato dal cambio seamless che è la differenza più grande con la Superbike ed ovviamente ha faticato un po’ ad abituarsi ai freni in carbonio. Necessitano di un po’ più di chilometri per capirli fino in fondo”.

Ciononostante se la è cavata piuttosto bene, e senza commettere errori.

“Nella FP2 la pista era quasi asciutta ma bisognava stare attenti perché fuori dalla traiettoria era ancora umido. Si è comportato molto bene perché in alcuni momenti è stato quinto o sesto, poi quando gli altri hanno messo la gomma morbida hanno migliorato maggiormente. Capire subito le gomme non è facile. Nel team sono rimasti tutti molto contenti”.

Cosa ti ha detto appena sceso dalla Yamaha M1?

“Le sue prime parole sono state: è la miglior moto che io abbia mai guidato. Me lo avrà detto venti volte. E’ emozionato a lavorare con un team del genere. La squadra migliore, la moto di Vale. Salire su quella moto è leggendario”.

Purtroppo dovrà abbandonarla già sabato. Ha stoffa per tornare? La MotoGP ha bisogno di un pilota americano.

“Secondo me è un ottimo pilota, ha fanno un bel passo avanti quest’anno senza conoscere le piste e le Pirelli. E’ stato protagonista di un crescendo incredibile tenendo conto che guidava la moto 2019. Ha finito il campionato facendo dei podi. E’ un pilota che non lascia nulla a caso e questo tipo di lavoro paga”.

Al contrario degli americani della ‘Golden Era’ Gerloff ha deciso di trasferirsi in Europa.

“Sì, vive vicino a Barcellona, continuerà con Yamaha in Superbike. E’ molto contento, ovviamente avrà un target più alto”.

Anche quello di Nicolò Canepa non è male.

“La prossima stagione continuerò nel mondiale Endurance con la Yamaha e proseguirò come coach dei piloti Yamaha in Superbike. E’ un programma impegnativo ma mi piace moltissimo. Voglio continuare a correre il più possibile, non sono ancora vecchio, ho 32 anni, nell’Endurance va strabene. Siamo competitivi, ma mi piace anche lavorare con i giovani talenti,  come Alex Lowes e Gerloff ed imparo anche io da loro, quando gareggio. Il mondiale di durata ha solo 5 gare quindi riesco a seguire entrambi i campionati e riesco a farle praticamente tutte”.

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