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MotoGP, Lo Sport e il Covid: la Pellegrini come Rossi, si salva solo la NBA

Anche la Federica nazionale positiva. La NBA è stata la prima lega sportiva USA a fermarsi e una delle ultime a ripartire. Sono tornati in campo dopo 4 mesi, il tempo di organizzare a Orlando un campus isolato dal resto del mondo

MotoGP: Lo Sport e il Covid: la Pellegrini come Rossi, si salva solo la NBA

di Giorgio Burreddu

Cristiano Ronaldo si è fatto fotografare al balcone, con il sorriso che brillava, il pollice a forma di ok d’ordinanza, quello che fanno sempre tutti. Valentino Rossi ha scelto termini forti, parole da uomo, “sono triste e arrabbiato”, sa che si gioca tanto e questo stop non ci voleva.

Le parole di dolore le ha mandate nell’etere come un SOS in bottiglia. L’ultima a farlo sapere è stata Federica Pellegrini: “Sono positiva al covid”.

Eccolo, lo sport. Che dentro a questo marasma di positivi e tamponi e mascherine e tutte quelle altre cose che ormai conosciamo bene si è scoperto più fragile. Ecco lo sport che si scopre vero. Le scelte nel comunicare la positività al covid attengono al singolo. Ibrahimovic, per esempio, aveva usato la strategia del condottiero: “Il virus si è permesso di sfidarmi. Pessima idea”. Altri hanno usato toni diversi. Ma quelle sono scelte che attengono alla rappresentazione, la sostanza è che nessuno può nascondersi. 

Ha detto bene Danilo Petrucci, il pilota della Ducati in MotoGP: “Non siamo immuni”. Mica uno slogan, nemmeno un’app da scaricare. Ma la consapevolezza che lo sport a tutti i livelli non può proteggersi a tutti i costi.

E non può nemmeno fingere di restare al sicuro dentro alle campane di vetro, alle bolle, ai decreti, ai gel per le mani, dietro le mascherine. C’è di più, e lo dimostra la lunga, lunghissima sfilza di positivi che in queste ore (e anche in quelle scorse e quelle prima ancora) sono spuntati un po’ ovunque. Nel tennis: da Djokovic a Fognini fino a Dimitrov. Ma anche Sam Querrey. E’ stato trovato positivo insieme alla moglie e al figlio di 8 mesi poco prima del suo incontro con Shapovalov all’ATP 500 di San Pietroburgo. Ha noleggiato un jet privato, è fuggito, e adesso rischia tre anni di squalifica.

Cosa non funziona? L’idea di un mondo altro, separato dal resto, questo non funziona

Casi ne hanno trovati nella pallanuoto, al punto da dover rinviare le partite, e poi nel canottaggio (89 li hanno messi in quarantena). Il contatto, la distanza, meglio così o cosà: l’elenco dei suggerimenti è diventato troppo lungo. Cosa non funziona? L’idea di un mondo altro, separato dal resto, questo non funziona.

Lo sapevano bene anche quelli del ciclismo, che pedalano per il mondo. Positivo hanno trovato Gaviria (a febbraio) e ora al Giro d’Italia sono risultati positivi anche Simon Yates e Kruijswijk, che si sono ritirati (anche Michael Matthews poi risultato negativo al secondo tampone quando ormai era già fuori corsa). Nel nuoto il 20enne ungherese Kristof Milak, campione e primatista del mondo dei 200 farfalla. 

Un solo esempio, la NBA: un campus isolato dal resto del mondo

Cercano le ragioni, le motivazioni, un senso a tutto questo. Ma è difficile capire tutto, la pandemia in fondo ce lo ha insegnato. Anche il calcio, lo sport che più di tutti ha cercato di estraniarsi dal resto, non è stato risparmiato.

Di Cristiano Ronaldo abbiamo detto, di Ibra pure. Adesso l’onda del covid sta investendo le squadre di A, il Parma, il Genoa. Nel calderone ci è finito anche Sinisa Mihajlovic, l’allenatore del Bologna che in estate ha dovuto rinunciare al ritiro con la squadra. Nella Formula 1 avevano trovato Sergio Perez, nel golf Dustin Johnson, nella NFL è toccato al quarterback Cam Newton. La NBA è stata la prima lega sportiva USA a fermarsi e una delle ultime a ripartire. Sono tornati in campo dopo 4 mesi, il tempo di organizzare a Orlando un campus isolato dal resto del mondo che ha permesso ai giocatori di concludere la stagione in sicurezza. Cento giorni, zero positivi. Ma loro sono l'NBA.


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