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MotoGP, GP Austria: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Paura e delirio al Red Bull Ring. Fra moto volanti, scontri in pista e fuori, accuse e scuse, piloti che sbattono la porta e corollari vari

MotoGP: GP Austria: il Bello, il Brutto e il Cattivo

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Paura e delirio al Red Bull Ring. Fra moto volanti, scontri in pista e fuori, accuse e scuse, piloti che sbattono la porta e corollari vari. Chi si aspettava un tranquillo fine settimana di Ferragosto è rimasto deluso, sono stati tre giorni senza respiro, in pieno stile MotoGP.

Le belle notizie: Syahrin e Morbidelli che uscivano dall’infermeria con solo qualche cerotto, la mancanza di mira delle moto di Franco e Zarco, la vittoria di Dovizioso, il primo posto nel Mondiale Moto2 di Marini.

Le brutte notizie: Zarco che gioca all’autoscontro a 300 all’ora, Ducati che costringe il Dovi a lasciarla, Vinales e Quartararo nel ruolo di comprimari, il silenzio della Direzione Gara.

Di carne al fuoco per la grigliata ce n’è stata tanta. E fra pochi giorni si replica.

IL BELLO – Chiamatelo destino, oppure fortuna, o ancora divina provvidenza. L’importante è che il giorno dopo possiamo discutere dei centimetri che hanno separato dalla tragedia, rimanere a bocca aperta davanti a immagini al limite dell’incredibile, discutere delle colpe, senza preoccuparci dei bollettini medici. San Colombano era un monaco medioevale, quando visse non esistevano neppure le biciclette, eppure si è appassionato alle moto. Quest’anno ha deciso di non andare in vacanza e si è meritato un cero di riconoscimento.

IL BRUTTO – Di solito vincere è sinonimo di felicità, ma l’ultimo capolavoro di Dovizioso non fa che aumentare la tristezza sul suo divorzio da Ducati. Se tutte le storie devono avere una fine, questa potrebbe trovarla nel peggiore momento possibile. O migliore, perché adesso Andrea può pensare al titolo e a Borgo Panigale con chi sostituirlo. Non è facile, ma soprattutto forse non era necessario. I cocci sono rotti, ma solo pe la Rossa.

IL CATTIVO – Forse Spencer e i suoi Steward sono ancora impegnati a individuare millimetrici passaggi sulla zona verde per rivedere le classifiche di una gara di 10 anni fa. Lavoro necessario, perché le regole vanno rispettate, ma quando si esce dalla normale amministrazione l’organo di controllo della MtoGP si fa sentire solo per il suo silenzio. Non hanno dato spiegazioni a Brno dopo l’incidente fra Zarco e Pol Espargarò e ieri, mentre il mondo intero discuteva sul contatto tra Zarco e Morbidelli, sono stati gli unici a non parlare. Freddie, se ci sei batti un colpo.

LA DELUSIONE – Si rischia di essere ripetitivi, ma la Yamaha fa di tutto per monopolizzare questa casella. Vinales e Quartararo, il dream team scelto da Iwata per il futuro, brillano in prova e svaniscono in gara. Così indietro in classifica da confondersi nello sfondo. Intanto i motori della M1 regalano prestazioni da Moto2 e quella moto tanto decantata nell'inverno è già sotto accusa. Qualche settimana fa il titolo sembrava una formalità, ora una chimera.

LA CONFERMA –Nella rissa senza fine della Moto3 c’è un pilota che oltre le mani usa anche la testa. È Albert Arenas che, non ha caso, comanda il campionato. Aspar e Borsoi hanno visto giusto, il pilota di Girona ha perfettamente capito le regole del gioco e non sbaglia una mossa. Tanti dovrebbero imparare da lui.

L’ERRORE – Come a Brno aveva le carte in regola per il podio, come a Brno ha raccolto ghiaia invece che punti. Per di più, ha gettato a terra anche l’incolpevole Oliveira. Pol Espargarò è il veterano della KTM eppure sta guidando come un debuttante, cosa che invece non fa Brad Binder, che salva l’azienda nella gara di casa.

LA SORPRESA – È l’anno delle prime volte e in Austria è stato Joan Mir a timbrare il biglietto. Se Rins è caduto vittima della foga, il suo compagno di squadra ha tenuto i nervi freddi e ha sfruttato al meglio una Suzuki che non ha niente da invidiare alle prime della classe. Dopo un inizio sottotono, una ventata di aria fresca.

IL SORPASSO – E a Mir diamo anche il premio del miglior sorpasso, (quasi) all’ultima curva come nella migliore tradizione del Red Bull Ring. Miller era in crisi con la gomma anteriore morbida, ma passare l’australiano non è mai una formalità.

LA CURIOSITA’ – Ducati fa 50, vittorie. Così distribuite: 23 di Stoner, 14 di Dovizioso, 7 di Capirossi, 3 di Lorenzo e una a testa per Iannone, Petrucci e Bayliss.

IO L’AVEVO DETTO –Al Red Bull Ring ci sono problemi di sicurezza”. Lo avevano detto più o meno tutti i piloti. Che avessero ragione?

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