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Moto2, Jerez: Marini raccoglie l'eredità di Rossi. Arbolino, non basta il cuore

L’ANALISI - Luca salva la domenica tricolore in terra spagnola, le ambizioni di Tony sfumano invece sul più bello in un finale rocambolesco

Moto2: Jerez: Marini raccoglie l'eredità di Rossi. Arbolino, non basta il cuore

C’è uno spagnolo, un italiano e un francese. Non è la classica barzelletta a cui siamo abituati, ma il film della prima domenica di gare post lockdown. A Jerez c’è quindi spazio anche per un tocco di tricolore. Merito di Luca Marini, che sul tracciato iberico ha finalmente ritrovato il gradino più alto del podio. Lo aspettava, eccome, questo momento il pilota dello Sky Racing Team VR46, sfortunato al debutto in Qatar nel ritrovarsi una gomma difettata, a tal punto da vedersi sfumare sul più bello quelle che erano le proprie ambizioni.

Questa volta però gli pneumatici non l’hanno tradito anzi, si sono rivelati validi alleati, a tal punto da fargli mettere in mostra un passo incontenibile per la concorrenza. L’ha cucinata a fuoco lento questa vittoria il pilota di Tavullia, abbracciato al parco chiuso dal fratello Vale, mostrando fin da subito di aver un passo gara imprendibile. Il successo rilancia quindi le sue ambizioni di un Mondiale che era iniziato col piede sbagliato e ora sembra ripartire sotto una nuova stella.

I rivali però sono in agguato, a partire da quel Tetsuta Nagashima, rivelazione a tutti gli effetti del round d’apertura a Losail. Da sorpresa il giapponese si sta lentamente trasformando in una conferma, tanto che in Spagna abbiamo avuto un secondo indizio di quello che è il suo potenziale. Ci ha provato a calare il bis il pilota del team Ajo, ma questa volta Marini gli ha chiuso ogni possibile varco, costringendolo ad accontentarsi di un secondo posto che gli consente comunque di legittimare la propria leadership nel Mondiale.

Tra meno di una settimana li ritroveremo tutti nuovamente in pista e siamo convinti che tra i contendenti per la vittoria vorrà esserci anche Jorge Martin, colui che sembra già essere pronto al grande salto nella classe regina. KTM o Ducati? Questo lo diranno i prossimi mesi. Al momento l’unica certezza è che lo spagnolo ha confermato di avere tutte le carte in regola in una categoria che si sta lentamente cucendo su misura.

Il primo esame della Moto2 post lockdown ci regala i sorrisi di Marini, Nagashima e Martin, i quali si mischiano alle delusioni di Marco Bezzecchi e Fabio Di Giannatonio. Una domenica dal retrogusto amaro per il portacolori dello Sky Racing Team VR46, che ha dovuto tra l’altro fare i conti con le precarie condizioni di salute. Eppure il romagnolo ci ha provato a rimanere incollato al gruppo dei migliori, prima di dover alzare bandiera bianca. Mastica quindi amaro Bez e assieme a lui anche il pilota laziale di SpeedUp, che partiva con ben altre ambizioni. Le stesse che nutrivano anche Lorenzo Baldassarri ed Enea Bastianini, entrambi a podio lo scorso marzo in Qatar. Questa volta invece lo spartito è stato ben diverso, a tal punto da rimanere a stento nella top ten.

Li aspettiamo quindi all’esame di riparazione tra meno di sette giorni assieme ai due portacolori MV Agusta, Stefano Manzi e Simone Corsi, a cui si aggiunge anche Nicolò Bulega, alla ricerca della giusta strada con Gresini. E che dire poi di Tom Luthi, fuori dai giochi dopo soli tre giri.

MOTO 3 – Tony Arbolino: cuore ed orgoglio non bastano

Questo Albert Arenas sta iniziando a farci l’abitudine. Già, perché dopo il successo dello scorso marzo in Qatar, lo spagnolo del team Aspar ha pensato addirittura di concedere il bis. Due vittorie consecutive che lo candidando a tutti gli effetti tra i pretendenti al titolo della Moto3.

Come spesso e volentieri accade, la minima cilindrata ha regalato la classica gara congestionata, col serpentone di piloti che si trascina dall’inizio alla fine. Arenas ci ha saputo mettere l’astuzia e la furbizia, giocando di sciabola e fioretto, ovvero quello che gli è servito per fare il Profeta in Patria.

Un qualcosa di molto simile a quanto sperava Tony Arbolino, rimasto fregato all’ultimo giro. Da una parte c’è la soddisfazione per la rimonta dopo essere scattato dalla decima casella, dall’altra invece bisogna mangiarsi le mani per quel successo sfumato quando ormai sembrava essere praticamente in cassaforte.

E allora ai nostri portacolori non resta che accontentarsi del gradino più basso del podio al termine di una domenica dove la KTM fa la voce grossa. Oltre a quella di Arenas da registrare nei primi cinque posti anche quelle di Andrea Migno e Celestino Vietti, entrambi rimasti fregati in un finale che ha visto lo sfortunato McPhee finire a terra mentre era in lotta per il successo.

L’amarezza è quindi grande e lo stesso discorso vale anche per Niccolò Antonelli, che non ha saputo fare meglio del nono posto, mentre Romano Fenati è addirittura rimasto fuori dalla top ten.

Ah, prima di chiudere, una nota di merito per Garcia. Giù il cappello di fronte alla super rimonta dello spagnolo,capace di risalire fino al gruppo di testa dopo essere scattato dalle retrovie. Sarebbe stata un’impresa a tutti gli effetti se non fosse stato per quel long lap penalty.     


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