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Niente autostrada per gli scooter a tre ruote (L5e)

Sembrava in dirittura d'arrivo l'aggiornamento al codice della strada per permettere ai tre ruote l'accesso alle autostrade e tangenziali, invece (pare) che l'emendamento al Decreto rilancio sia stato stralciato

Moto - News: Niente autostrada per gli scooter a tre ruote (L5e)

Il presidente ANCMA Magri: “Decisione che prende in contropiede il mondo delle due ruote. Abbiamo appreso con sorpresa da fonti parlamentari del ritiro dell'emendamento al Decreto rilancio, depositato dall'On. Nobili in fase di conversione e finalizzato a introdurre alcune importanti modifiche al codice della strada: è una decisione che prende in contropiede il mondo delle due ruote”. È quanto ha dichiarato stamane il Presidente di Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori), sottolineando che il dispositivo prevedeva “importanti novità, tra cui l'introduzione della strada urbana ciclabile, del doppio senso ciclabile e la regolamentazione dell'accesso in autostrada di tricicli basculanti omologati L5e”.

Oltre alla questione della strada ciclabile, è assurdo che nel 2020 uno scooter a tre ruote (classificato tecnicamente L5e), non possa accedere alla rete autostradale, o alla tangenziale, al Grande Raccordo Anulare e via dicendo. Sono in commercio veicoli di media cilindrata (tra tutti ricordiamo i vari Piaggio MP3 300 - 350 e 500, oppure il fresco di lancio Yamaha Tricity 300), che subiscono questa grossa limitazione, pur essendo di fatto più sicuri di scooter a due sole ruote.

Nella nota diffusa da ANCMA si legge che “queste misure sono destinate a favorire lo sviluppo di una mobilità urbana green e l'utilizzo di biciclette e motoveicoli a tutto vantaggio dell'ambiente e della sostenibilità”.

ANCMA ha infine sottolineato che “in attesa di conoscere le motivazioni di questa decisione - che tanto più ci sorprende in quanto l'emendamento aveva ottenuto, a quanto ci risulta, il parere favorevole da parte del Ministero dei Trasporti - non possiamo che appellarci al Governo e al Parlamento affinché ripropongano in Aula queste modifiche, consentendo al nostro Paese di fare un altro piccolo ma decisivo passo verso la mobilità del futuro".

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