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MotoGP, Uncini: "Purtroppo i drammi come quello di Simoncelli sono inevitabili"

“Non c'è airbag che tenga. Le forze in gioco in quei casi sono troppo alte. Mi sono impegnato fin dal 1979 per la sicurezza in pista. Luglio potrebbe essere il mese per iniziare il Mondiale”

MotoGP: Uncini: "Purtroppo i drammi come quello di Simoncelli sono inevitabili"

Ieri Capirossi, oggi Franco Uncini. Il live Facebook di GPOne bella domenica vede infatti come protagonista il Responsabile alla Sicurezza del Motomondiale, Franco Uncini. Otre a parlare dell’impegno in pista a tutela dei piloti, l’ex campione delle due ruote ha svelato le speranze future legate al via del Campionato, così come alcuni aneddoti che lo hanno visto protagonista nel passato.

L’attenzione però è rivolta sul presente ed è proprio da qua che si parte.

“La Finlandia potrebbe essere una prima gara possibile – ha esordito -  anche se bisogna valutare attentamente la situazione delle altre nazioni. Dobbiamo infatti aspettare che anche gli altri Paesi siano liberi di muoversi. Personalmente dire che  luglio potrebbe essere il mese per iniziare il Mondiale”.

Qualora dovesse essere così, si potrebbe partire dal Kymi Ring.

“Devo ispezionarlo e deve ancora essere rivisto, dato che il circuito deve soddisfare tutte quelle richieste legate alla sicurezza che abbiamo avanzato. Bisogna quindi essere sicuri che tutto sia in ordine, anche se attualmente non ci resta che aspettare”.

In questi anni Uncini ne ha visti eccome di tracciati ed ecco quelli che gli sono rimasti impressi.

“Mi piacciono Sepang e Mugello, ma anche l’Assen di una volta, con ben 34 curve in sette km. Era un tracciato cittadino, che nel weekend si trasformava in una pista”.

Oltre a questi c’erano poi quelli considerati pericolosi.

“Mi viene in mente Abbazia, il vecchio stradale  – ha ricordato – quello era un tracciato pericoloso”.

L’attenzione viene poi spostata sul tema della sicurezza.

“La decisione di impegnarmi nella sicurezza verso i piloti nacque nel 1979m su richiesta di loro stessi. Sono quindi stato eletto dai miei colleghi come rappresentante. Poi, nel 1982, a seguito della richiesta da parte della Suzuki di diventare pilota ufficiale, Tribby mi chiese se potevo comunicargli tutte le richieste da presentare ai circuiti per avere la sicurezza adeguata. Da una parte mi sono impegnato per essere competitivo, dall’altra per tutelare la vita dei miei colleghi”.

Già, i colleghi, quelli che non sono certo mancati nel tempo.  

Kenny Roberts era il mio riferimento, ma stimavo anche Sheene, così come Spencer e Alan North. Spencer era uno che partiva e faceva il vuoto, North invece impossibile da staccare in frenata. E poi ricordo anche Lucchinelli, Lui era un guascone e io non volevo essere la sua copia, preferivo essere diverso, di conseguenza ho forse amplificato la mia serietà”.

E che dire poi anche Gardner, protagonista di quel brutto incidente ad Assen.

“Non ricordo nulla di quell’incidente, tranne che rimasi cinque giorni in coma vigile. I lividi sotto gli occhi mi durarono addirittura un anno”.

In questi anni la sicurezza è cresciuta eccome in pista, ma a quanto pare ancora non basta.

“L’incidente di Simoncelli è un rischio che non riusciamo ancora a contrastare, perché non esistono materiali in grado di reggere una forza così grande nell’urto. Se ne sono dette tante in merito a quella vicenda, dall’airbag che poteva avere una grande importanza, fino ad arrivare al casco o i sensori, ma la verità è che la forza di quel tipi di urti non è ancora possibile sconfiggerla”.

Tornando invece al presente, nel calendario del Motomondiale c’è Portimao, considerata però come pista di riserva.

“Portimao è omologata per la Superbike, ma non per la MotoGP, dato che serve un grado A di omologazione rispetto al B delle derivate. Tra queste due omologazioni non c’è comunque una grande differenza, tenendo poi conto anche quelle legati ai piloti di Moto2 e Moto 3”.

Rimanendo in tema di sicurezza c’è poi il legame tra FIA e FIM.

“Anni fa la FIA aveva comunicato che la via di fuga sarebbe dovuta essere esclusivamente in asfalto e questo era un problema per noi. Alla fine sono riuscito a far mettere ghiaia, un esempio è l’Austria, dove ho chiesto una diminuzione dell’asfalto. Adesso anche alla FIA sta ben un compromesso tra asfalto e ghiaia”.

Come detto non mancano gli aneddoti del passato e uno di questi riguarda anche Capirossi.

“Con Loris andammo a girare a Sepang qualche anno fa. Io entrai in pista e dopo qualche giro iniziai a spingere. Loris mi sorpasso e in seguito iniziò ad agitarsi con le mani nei miei confronti. Una volta arrivato ai box mi disse: “Sei un cretino, sono 30 anni che non vai in moto, cosa prendi rischi del genere? (sorride)”.

In merito a Capirossi non manca un aneddoto da parte di Uncini.

“Lui era un pilota veloce, ricordo che alla festa Aprilia dello scorso anno fu il più veloce in pista. Poi Iannone si è impegnato ma gli ha rifilato solo sette decimi”.

 

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