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Coccolare l’auto: il detailing - Seconda parte

In un momento in cui gran parte di noi è costretto a casa, vi introduciamo un tema (il detailing), utile ora a riempire il tempo, ma con l’idea di farlo diventare una “sana” abitudine

Auto - News: Coccolare l’auto: il detailing - Seconda parte

Nella prima parte abbiamo iniziato a darvi dei consigli su come prendervi cura della vostra autoo moto – in un periodo dove è il tempo libero a farla da padrona. Abbiamo visto come affrontare prelavaggio e lavaggio e, successivamente, abbiamo analizzato il più complesso discorso della decontaminazione di base, senza addentrarci in quelli che potrebbero essere casi specifici come, ad esempio, la presenza di ossidazione o di altri agenti chimici sulle lamiere. Un discorso volutamente meno tecnico e mirato al “piacere” di prenderci cura di qualcosa che ci appassiona. La prima fase riguardava dunque le precauzioni da prendere e le tecniche da utilizzare per preparare un mezzo alla lucidatura che potrà essere ben eseguita solo se i procedimenti fin qui elencati, sono stati eseguiti correttamente. Addentriamoci quindi nella delicata fase capace di donare una seconda vita alla nostra amata.

FASE 3: LA LUCIDATURA

Lucidare una vettura è quel processo che, se eseguito correttamente e con prodotti adeguati, garantirà non poche soddisfazioni a lavoro finito. Prima di iniziare è importante assicurarsi che la carrozzeria sia fredda e al riparo da eventi atmosferici. Con scotch di carta da carrozziere è necessario mascherare tutte le parti in plastica e gomma in modo che il tampone della lucidatrice non vi entri in contatto, causando poco piacevoli aloni bianchi. Una volta che la vettura è stata “impacchettata” a regola d’arte, bisogna valutare il danno per capire con cosa è meglio intervenire. La nostra Subaru è sempre stata lavata a mano o con la copertura in microfibra per la spazzola dell’autolavaggio e dunque ci siamo trovati davanti a semplici swirls (altri danni possono essere le macchie da calcare, gli ologrammi, i più fastidiosi Rids o addirittura la buccia d’arancia) e ad alcune righe superficiali “raccolte” nei parcheggi dallo strofinio di borse e oggetti simili.

La vernice era ben conservata e necessitava semplicemente di più omogeneità e di una protezione totale. Quando si decide di affrontare questo passaggio, è possibile utilizzare tamponi a mano (e tantissimo olio di gomito!) oppure affidarsi ad una lucidatrice rotorbitale: noi – in quanto appassionati, ma non professionisti - abbiamo utilizzato una ERO600 Shine Mate (parliamo di poco più di 100 euro di spesa) che svolge egregiamente il suo lavoro, soprattutto se abbinata ai giusti tamponi. Per i più bravi e pretenziosi invece, ci sono gli strumenti dell’italianissima Rupes che, però, richiedono un investimento di svariate centinaia di euro (diciamo dai 300 in su). Dopo aver analizzato lo stato della carrozzeria, abbiamo iniziato utilizzando un polish medio, nello specifico il Regenerate di Angelwax, decisamente meno aggressivo di un compound, ma con tutte le carte in regola per rimuovere i difetti presenti; abbinato ad un tampone in spugna di media durezza, abbiamo lucidato tutta la vettura, dividendo i pannelli in sezioni trattate singolarmente.

Bastano 4 gocce di polish disposte a croce sul tampone e si può iniziare a trattare l’area interessata, sempre con movimenti regolari da sinistra a destra e, una volta arrivati in fondo alla zona interessata, scendendo ci circa il 50% del tampone per poi muoversi in direzione opposta. Ripetiamo il processo dall’alto verso il basso e così via, aumentando la pressione sulla testa della lucidatrice. Una volta terminato il processo sulla zona interessata, è bene rimuovere il materiale rimanete con un panno morbido a pelo corto. Dopo aver trattato tutta la vettura, siamo passati ad un polish di finitura: in questo caso è Redemption, sempre di Angelwax: questo prodotto non ha capacità di taglio o di rimozione dei difetti ma è in grado di esaltare il livello di brillantezza della vernice che abbiamo precedentemente trattato con un prodotto dotato di una capacità di taglio maggiore.

Il procedimento con la lucidatrice rotorbitale, è lo stesso utilizzato in precedenza: ci vogliono parecchie ore per completare un ciclo di lucidatura, ma il risultato sarà senza dubbio soddisfacente. È ovvio che più la vettura presenta un design sofisticato, più tempo ci vorrà per concludere l’operazione: un’estetica come quella della nostra WRX STI o di una Civic Type R, sono decisamente più impegnative di vetture dalle linee morbide e smussate. A conclusione di questo capitolo, ci teniamo a dire che ci sono moltissime scuole di pensiero su come lucidare una vettura ma, come sempre, sono gli strumenti, i prodotti utilizzati e soprattutto l’esperienza del detailer a fare la differenza. Anche se rischiamo di essere ripetitivi, ricordiamo ancora che questa non vuole essere una guida pratica, bensì una raccolta di consigli per prendervi cura del vostro veicolo in maniera più approfondita di quello che fareste solitamente.

FASE 4: PROTEZIONE

Un errore comune è quello di considerare la lucidatura il passaggio finale di un ciclo di detailing: non c’è cosa più sbagliata. Una superficie lucidata con prodotti più o meno aggressivi, infatti, si presenta facilmente suscettibile a contaminazione: è per questo che è doveroso concludere il trattamento con l’applicazione di un prodotto denominato “sigillante” e che ha il ruolo di legarsi alla vernice creando una patina che solidifica e che garantisce protezione che può andare da mesi per arrivare ad anni quando si fa affidamento su prodotti che sfruttano gli ultimi ritrovati in materia di nanotecnologia. Per la nostra Subaru abbiamo scelto Angelwax Corona (non certo azzeccato per il periodo ma senza ombra di dubbio un prodotto validissimo) applicato a mano con un tampone in spugna morbida su tutte le superfici: lamiere, plastiche, vetri, guarnizioni ed anche gruppi ottici.

Bisogna operare sempre su zone ridotte, concentrandosi su un pannello alla volta e coprendo la superficie con movimenti circolari. Dopo averlo lasciato asciugare, con un panno in microfibra per il buffing a pelo lungo, rimuoviamo il residuo in eccesso sempre con movimenti circolari molto delicati fino a quando la superficie non si rivela lucida ed omogena. Il prodotto lega alla vernice dopo solo un’ora ma per un’asciugatura completa è meglio attendere le canoniche 24 ore, dopo le quali è bene fare un altro passaggio. Una alternativa recente ai sigillanti tradizionali, è rappresentata dai prodotti che sfruttano le nanotecnologie: le superfici di una vettura – se osservate al microscopio – non si presentano lisce ma porose e frastagliate.

Con il ciclo fino a qui descritto, si tende a rendere omogenea ogni superficie per poi sigillarla, appunto, garantendo una protezione totale che vada ad eliminare la porosità residua che, in ogni caso, non è percepibile ad occhio nudo. Qui entrano in gioco i sigillanti nanotecnologici che, grazie alle nanoparticelle con i quali sono composti, permettono di raggiungere tutti i “pori”, andando a saturarli e garantendo una protezione totale e duratura, oltre ad un effetto lucido senza precedenti. I prodotti a base di nanotecnologie sono disponibili in un range di prezzo che va dalle poche decine di euro fino alle centinaia per 30 o 50ml di prodotto: quando si sale notevolmente di prezzo e di livello, si entra in un territorio off-limits nel quale solo i professionisti sanno muoversi agevolmente.

Se si decide di intraprendere un procedimento del genere, meglio informarsi prima su cosa scegliere onde evitare di spendere cifre elevate per poi capire (troppo tardi!) di non essere in grado di operare con le modalità richieste dal prodotto stesso. Se non foste ancora soddisfatti del risultato raggiunto dopo il processo con il sigillante, è possibile stendere anche uno strato di cera di carnauba per ottenere un gloss senza precedenti.

LA CURA PER IL DETTAGLIO

Sui siti specializzati in materia di detailing, è possibile venire a conoscenza dell’esistenza di prodotti a dir poco stupefacenti: la nostra Subaru è stata sottoposta al trattamento di plastiche e guarnizioni con un prodotto dedicato by Dodo Juice mentre, per la presenza di tracce di calcare sui vetri e su alcune zone della carrozzeria, abbiamo scelto Energo decontaminante calcare di Labocosmetica, applicato direttamente o diluito a seconda dell’intensità delle macchie da trattare. I cerchi Advan RZII sono stati anch’essi trattati con clay bar e, successivamente, protetti sempre con Corona di Angelwax. Un procedimento completo alla portata di qualsiasi appassionato che abbia un minimo di manualità, di pazienza e di tempo a disposizione. Buon lavoro!


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