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Ayrton Senna, quel giro fantasma che emoziona ancora

VIDEO - Uno dei video più emozionanti su Ayrton è proprio quello in cui Ayrton non c'è. Questo è il rombo del motore Honda durante un giro a Suzuka nel 1989 ed è pura adrenalina

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Ieri il nostro Paolo Scalera ci ha regalato un ricordo magnifico di Ayrton Senna (leggi QUI), regalando un’immagine nitida e quanto mai reale del celebre finale del mondiale 1990, consumato a Suzuka contro l’acerrimo rivale Alain Prost e la sua Ferrari. Dopo aver letto quelle righe, sentivamo letteralmente fame di Ayrton, volevamo vedere immagine, ascoltare suoni, rivivere ancora un po’ di quella magia che il brasiliano sapeva regalare. 

Il video in cui ci siamo imbattuti non è nuovo di zecca perché in realtà è stato pubblicato da Honda già sei anni fa, eppure ci ha davvero impressionato. Apri il video e ti aspetteresti di trovarti Ayrton seduto nella sua McLaren bianco rossa, pronto ad affrontare quel luna park che era Suzuka. In realtà non c’è il brasiliano nel video e nemmeno la sua vettura. Ma di entrambi è presente senza dubbio l’anima. E’ decisamente il caso di questo video, di questo magnifico esperimento che ha regalato un’emozione a Suzuka lunga un giro. Negli anni 80 la Honda introdusse in F1 una tecnologia che oggi appare quasi banale, ma che all’epoca non esisteva. La telemetria.

La figura del telemetrista è oggi una delle più importanti in qualsiasi box, dalla F1 alla MotoGP, passando per la SBK e per qualsiasi altro campionato motoristico. Dati su dati da analizzare, da comprendere, da interpretare.

Ormai questa tecnologia è allo stato dell’arte, è diffusissima e ci sono dei veri e propri maghi che la comprendono al meglio, e riescono a trarne il massimo vantaggio per il proprio pilota. Ma nel 1989, la strada era ancora tutta in salita, non c’era sempre una figura nel box di questo genere e soprattutto non c’erano piloti veramente interessati a comprenderla, rapiti come erano da gomme, sospensioni, barre ed altri elementi conosciuti sin dai tempi del go-kart.

Ayrton Senna era diverso, in questo come in mille altre cose. Era l’unico vero campione a voler comprendere perfettamente il funzionamento della vettura, diventando il precursore di una abitudine diventata poi vera esigenza con l’avvento di Michael Schumacher, un uomo che era l’incubo degli ingegneri.

Senna voleva sapere tutto di qualsiasi novità ed accettava di passare ore ed ore chiuso nel motorhome con gli ingegneri giapponesi per comprendere perfettamente ogni minima variazione apportata a quel motore, che il brasiliano conosceva benissimo. Ayrton era infatti un pilota Honda sin dai tempi della Lotus, e fu proprio la Casa di Tokyo a volerlo a tutti i costi in McLaren, per affiancare Alain Prost e creare la coppia F1 del secolo.

Qualcuno in Honda deve aver conservato gelosamente quei primi dati, i primi dati di telemetria registrati da Ayrton Senna, ed in particolare quelli di Suzuka. Un patrimonio che ha atteso, custodito gelosamente in chissà quale archivio storico di Tokyo, e riscoperto grazie ad una idea geniale. Utilizzare quei dati per ricostruire un giro ideale, in cui ci fosse tutto. La traiettoria, il rumore, il fascino. Tutto tranne una vera vettura.

Alla Honda è bastato posizionare delle potentissime casse, capaci di riprodurre perfettamente il rombo di un motore F1, disegnare la traiettoria con una striscia di led che si illuminano come se in quel punto stesse passando una vera vettura, ed il gioco è fatto. Poche parole per descrivere quella che in realtà è stata una impresa impressionante, capace di far emozionare. Un fascio di luce, il rombo di un motore ed un carico di emozioni capaci di far venire la pelle d’oca. Un’esperimento inutile? Forse. Uno sfoggio gratuito di capacità tecnologica? Magari si.

Ma anche la capacità di regalare un’emozione che non ha prezzo. Un vero sogno. La capacità di far sentire il rombo di quella McLaren Honda, guidata dal più grande di tutti, come se fosse ancora tra noi.

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