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MotoGP, Il Coronavirus toglie sabbia alla clessidra di Rossi e della Ducati

Il tempo scorre inesorabile, il calendario si assottiglia e Rossi ha sempre meno spazio per decidere del proprio futuro, così come la Ducati che deve ancora scogliere il nodo piloti

MotoGP: Il Coronavirus toglie sabbia alla clessidra di Rossi e della Ducati

Il Coronavirus sta purtroppo creando problemi molto più grandi di quelli di cui parleremo in questo pezzo, ma noi ci occupiamo di sport e di MotoGP ed è dei problemi che sta creando al nostro sport che possiamo parlare. La prima tappa della stagione MotoGP è saltata e difficilmente sarà recuperata in futuro nonostante l’ottimismo di Carlo Pernat al riguardo (ascolta QUI il podcast). 

Altre tappe sono a fortissimo rischio e l’aumento dei contagiati in Italia non sembra promettere nulla di buono per il futuro dello sport e della MotoGP in particolare. La tappa di Austin è in bilico, come anticipato dalla decisione della città di dichiarare lo stato di calamità naturale e la paura è che anche in Europa possa essere posto qualche divieto di libera circolazione tra gli stati comunitari per chi è stato in Italia durante questo periodo di potenziale alto contagio. 

Il calendario rischia dunque di essere sempre più breve, le gare potrebbero diminuire sempre di più ed in questo scenario vogliamo inquadrare la situazione di Valentino Rossi, il pilota che aveva annunciato di avere bisogno di tempo per decidere se continuare o meno ad essere un pilota in MotoGP dal 2021 in poi.

Dobbiamo sottolineare che non manca un pizzico di sfiga in questo scenario per Rossi, perché se è vero che l’unica cosa di cui aveva bisogno è il tempo, è altrettanto vero che il Coronavirus sta virtualmente disperdendo giorno dopo giorno la sabbia di quella clessidra che Rossi vorrebbe più piena. 

Valentino aveva dichiarato di volere almeno aspettare la tappa del Mugello per prendere una decisione ed in una situazione normale, questo avrebbe significato correre almeno sei gran premi prima di dover fare una valutazione definitiva. Allo stato attuale, due di queste sei tappe sono già saltate ed in molti pensano che anche quella di Austin sia a fortissimo rischio, portando di fatto a quattro il numero di GP a disposizione di Rossi prima del Mugello.

Non sarebbe un problema eccessivo per Yamaha, disponibile probabilmente ad attendere anche qualche tappa in più prima di chiedere a Rossi di prendere una decisione in un senso o nell’altro, per essere in grado di completare i ranghi in vista del 2021. Il punto piuttosto è che le tappe cancellate, spostate o anche a rischio di cancellazione sono tutte su piste ‘amiche’ di Rossi. Sulla scia di Austin infatti, potrebbe saltare anche la tappa di Termas di Rio Hondo e su queste due piste Valentino raccolse gli unici due podi della scorsa stagione. 

Il tempo scorre inesorabile e se la partenza del campionato dovesse subire ulteriori ritardi, Rossi si troverebbe a dover prendere la decisione più difficile della sua carriera praticamente con le spalle al muro. Non sarà facile restare lucidi.

Ducati: nessun pilota in squadra e poco tempo davanti

Detto di Rossi, c’è anche un Costruttore in griglia che sta vivendo la crisi Coronavirus con forse maggiore apprensione rispetto ai rivali. Honda ha sistemato già la squadra per il futuro, perché ingaggiare Marc Marquez nella MotoGP moderna equivale ad avere semplicemente il migliore. Gli altri piloti sono quasi relativi per Honda, dal momento che Marc ha ampiamente dimostrato di poter tenere da solo sulle proprie spalle il peso di tutta l'HRC.

Anche Yamaha è più che a posto, avendo già formato un grande team per il futuro mettendo assieme Vinales e Quartararo per il 2021 e 2022, ovvero gli unici due talenti cristallini in grado di poter ambire a battere Marquez lottando sul piano della velocità pura. La stessa Suzuki è tutto sommato a posto, perché la firma con l’attuale coppia di piloti appare mera questione burocratica, non sembra ci siano scenari diversi da una conferma per Rins e Mir, cosa questa confermata a più riprese sia dalla squadra che dagli stessi piloti. 

KTM e Aprilia sono tutto sommato alla finestra e lo saranno ancora per un po’, fino a che almeno non potranno realmente avere ambizioni di strappare i servigi di un top rider. La moto di Noale promette benissimo alla vigilia della stagione, ma oggettivamente potrebbe essere presto per la RS-GP per coltivare l'ambizione di essere cavalcata da un nome di peso dello schieramento. 

E’ dunque la Ducati ad essere davvero in difficoltà, perché non ha ancora nessun pilota confermato per il 2021 e lo stop della SBK, almeno a medio termine,  potrebbe anche impedire di valutare un ritorno di Redding tra i prototipi, ammesso che dimostri di meritarlo nella stagione di esordio del mondiale sulla Panigale V4. 

Ducati investe molto nella MotoGP e pensava di avere il coltello dalla parte del manico almeno con i propri attuali piloti tutti in scadenza di contratto, perché la firma dei contratti dei piloti concorrenti ha di fatto tolto alternative anche agli attuali uomini in rosso. Il punto è che il tempo che scorre non fa altro che ridurre inesorabilmente le alternative o almeno riduce il tempo per valutarle al meglio. 

Impressionante pensare di parlare in questi termini proprio della Ducati, la Casa che ha firmato con Jorge Lorenzo il contratto per il 2017 e 2018 prima ancora che iniziasse la stagione 2016. All’epoca stabilì un record di precocità da questo punto di vista, ma al momento rischia di stabilire un record ben diverso, arrivando ultimissima tra le Case alla definizione dei piani in ambito piloti per il futuro. 

Il Coronavirus è purtroppo una vera piaga di questo periodo storico e sperando che passi presto l’emergenza sanitaria, è destinato a lasciare ampi strascichi anche nei programmi sportivi di Case e piloti. In pochi lo immaginavano all’inizio, tutti devono farci i conti adesso. 

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