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SBK, La Superbike non corre in Qatar? Scelta giusta, ma non per tutti

Parlano i team manager: “Misura cautelare corretta, ma per i team indipendenti questo diventa un grattacapo non da poco”

SBK: La Superbike non corre in Qatar? Scelta giusta, ma non per tutti

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Il Mondiale scatta nel weekend, ma la MotoGP non correrà in Qatar. A causa della vicenda legata al Coronavirus, si è infatti deciso di cancellare l’appuntamento inaugurale della classe regina. Una settimana dopo, sarebbe poi toccato alla Superbike, ma anche in quel caso le derivate non saranno in pista.

In un comunicato stampa diramato martedì dalla Dorna, si legge che la tappa di Losail delle derivate è stata posticipata a data da destinarsi. Una notizia che ha diviso per certi versi il paddock delle derivate, tra coloro che sono favorevoli e chi mostra in parte qualche dubbio.

A tal proposito abbiamo voluto parlare con alcuni degli addetti ai lavori delle varie squadre, i quali non hanno esitato a esporsi sul tema: Questa è una misura cautelare e sono d’accordo, dato che è per causa di forza maggiore – ha commentato Serafino Foti – la Dorna ha provato fino all’ultimo a verificare quali fossero le reali possibilità e sono convinto che nemmeno loro avrebbero voluto una cosa del genere”.

Dello stesso avviso del team manager Aruba è Andrea Dosoli: “La salute viene prima di tutto – ha commentato l’ingegnere Yamaha – ovviamente dispiace non correre, ma credo sia stata presa la decisione corretta a tutela di tutti”. Sulla stessa lunghezza d’onda Manuel Puccetti: “È giusto così, non bisogna sottovalutare questa situazione. Spero comunque che il weekend del Qatar venga recuperato”.

Un opinione simile la condivide Filippo Conti di Yamaha GRT: “Penso ci sia ben poco da dire a riguardo – ha commentato – dispiace molto non gareggiare in Qatar, soprattutto per un team privato come il nostro, dato che i costi dei biglietti aerei e gli hotel andranno poi a influire sul bilancio di fine anno. Questa decisione è per causa di forza maggiore e di conseguenza non c’era altra scelta. Spero non scaturisca un clima di panico, che vada poi a condizionare in futuro altre gare, come ad esempio quella di Jerez, perché in quel caso sarebbe un problema ancora più complicato da gestire”.

Un punto di vista diverso lo offre invece Marco Barnabò, responsabile del team Barni, a cui non è andata del tutto giù la decisione: “Forse hanno esagerato nei confronti degli italiani ha detto il numero uno della squadra tricolore – i piloti di Moto2 e Moto3 li fanno correre perché sono già là, ma la settimana prima erano presenti per i test quelli della GP. Personalmente non so se sarà una misura valida o meno per contenere la situazione”. C’è poi un altro grattacapo su cui si sofferma Barnabò: “Il problema principale è legato agli sponsor – ha aggiunto – per noi è una situazione delicata, dato che è la seconda gara che non corriamo. Da una parte è giusto, ma dall’altra sono difficoltà, dato che stiamo cercando di capire come recuperare i soldi spesi per biglietti aerei e hotel”.

 Sulla questione è intervenuto anche Lucio Pedercini: “Condivido la decisione, anche se mi pare ci sia troppo allarmismo – ha detto – ovviamente  non bisogna prendere questa situazione sotto gamba. È senza dubbio giusto pendere le dovute precauzioni, senza che però si manifesti un terrore psicologico tra la gente”. Anche per Pedercini ci sono poi dei grattacapi dal lato economico:  “I biglietti aerei li rimborsano al 100% per i ragazzi italiani del mio team – ha aggiunto – per quanto riguarda invece gli spagnoli, come Salom e il fotografo, rimborsano solo le tasse ma non il costo del biglietto”

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