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Jonathan Rea wild card in MotoGP: discreto in qualifica, lontano in gara

Dopo la dichiarazione di Ezpeleta ci siamo messi a ragionare su quali risultati potrebbe ottenere Rea con la sua Kawasaki se corresse qualche gara in MotoGP

MotoGP: Jonathan Rea wild card in MotoGP: discreto in qualifica, lontano in gara

Si, confermiamo che nella foto di copertina c'è un intruso ed abbiamo pochi dubbi sul fatto che l'abbiate riconosciuto immediatamente. La foto ritrae il gruppone dei piloti MotoGP intenti ad assalire la seconda curva di Jerez e siamo tutti abbastanza concordi sul fatto che Jonathan Rea non fosse presente realmente in pista al momento dello scatto. Eppure le dichiarazioni rilasciate da Carmelo Ezpeleta hanno il fascino della suggestione (leggi QUI) ed è stato immediatamente naturale immaginarsi il cinque volte campione del mondo SBK impegnato in pista contro Marc Marquez, Fabio Quartararo, Valentino Rossi e tutti gli altri mastini della MotoGP.

Ovviamente bisogna riflettere bene sulle informazioni in nostro possesso per capire quanto nelle nostre valutazioni sia possibile avvicinarsi a quello che realmente accadrebbe nel caso in cui uno scenario di questo tipo di verificasse.

SBK e MotoGP: dai freni alle gomme, passando per l'elettronica. Mondi lontani

Ipotizziamo che la richiesta di iscrivere Jonathan Rea come wild card ad una gara MotoGP fosse accolta da Dorna. Ci sarebbe immediatamente da capire con quale pacchetto tecnico potrebbe avvenire lo sbarco della Kawasaki sul pianeta MotoGP. Le differenze di regolamento tra le due categorie rendono infatti le due moto molto lontane tra loro. Da un lato abbiamo una moto con un legame (minimo) con il prodotto di serie. Dall'altro, c'è un prototipo che ha alcune limitazioni, ma di fatto rappresenta la punta dell'iceberg della tecnologia applicata al motociclismo. 

Quindi quanto potrebbe essere modificata la Kawasaki SBK per essere minimamente competitiva in MotoGP? Il primo elemento che sarebbe sostituito senza problemi sono i dischi freno, con la ZX-10 RR che adotterebbe i dischi in carbonio utilizzati dai prototipi e banditi tra le derivate. Un cambiamento importante, che garantirebbe a Rea di non perdere troppo in staccata dai rivali in MotoGP. 

Poi ci sarebbe probabilmente un intervento facile da effettuare sul limite di giri motore. Questa regola è stata introdotta in SBK per evitare troppa differenza tra il motore di serie ed il modello che corre in pista, ma tutti i Costruttori potrebbero far girare i propri motori molto più in alto, per guadagnare CV dove serve in pista, ovvero nella zona rossa del contagiri. Il 4 in linea di Kawasaki non arriverebbe forse ai livelli delle sorelle giapponesi da MotoGP, ma di certo guadagnerebbe qualche CV fondamentale per ridurre il potenziale gap in velocità massima e soprattutto in accelerazione. 

Un altro elemento che sarebbe interessante valutare per la SBK è l'aerodinamica. In SBK il problema è stato affrontato solo dalla Ducati che ha omologato la Panigale V4R con le sue ormai celebri alette e dalla Honda, con la nuovissima CBR RR-R che debutterà in gara a Phillip Island. Una moto messa in pista da Kawasaki in MotoGP non avrebbe il vincolo di dover avere le stesse forme del modello di serie, per cui ipotizzare la presenza di qualche appendice aerodinamica per stabilizzare la moto in accelerazione e frenata non è da sottovalutare. 

L'ultimo aspetto, che poi è quello probabilmente più incisivo, è quello relativo alle gomme. Tra le Michelin utilizzate in MotoGP e le Pirelli da SBK c'è un abisso e non parliamo di livelli prestazionali. Le gomme che equipaggiano i prototipi sono costruite per far lavorare perfettamente le ciclistiche affilatissime della MotoGP, hanno una carcassa molto rigida ed un criterio di costruzione molto diverso da quanto utilizzato sulle derivate di serie. Al contrario, le Pirelli che abitualmente utilizza Rea in SBK sono gomme costruite per far lavorare al meglio i telai delle moto di serie, hanno un forte legame con le gomme acquistabili anche dagli appassionati ed in generale hanno una costruzione più morbida.

C'è poi la variante rappresentata dalle gomme da qualifica, che nel caso di Pirelli significa avere a disposizione una gomma da tempo dal limite elevatissimo, ma dalla durata brevissima. Una condizione non presente nell'attuale MotoGP. Il telaio della Kawasaki ZX-10 RR riuscirebbe a far lavorare bene le Michelin da MotoGP, oppure andrebbe modificato magari attraverso dei rinforzi per cercare di aumentare i valori di rigidezza torsionale? Kawasaki ha un passato tra i prototipi e di certo non si farebbe trovare completamente impreparata d questo punto di vista. 

Jonathan Rea come si qualificherebbe in MotoGP?

Ma passiamo dunque al sodo ed analizziamo i numeri, quelli che almeno abbiamo a disposizione. Prendiamo in esame tre tipologie di tracciati molto diversi fra loro, ovvero Losail in Qatar, Jerez in Spagna e la splendida Phillip Island in Australia. Se prendiamo i tempi con cui si è qualificato Jonathan Rea nei round SBK di queste gare e li piazziamo nudi e crudi nella griglia di partenza delle rispettive gare MotoGP troveremmo una situazione molto eterogenea. Da un lato avremmo infatti un Rea in grado di scattare addirittura in sesta posizione in griglia a Phillip Island, mentre dall'altro il nostro sarebbe stato in grado di partire rispettivamente 19° a Jerez e ultimo e 24° in Qatar.

La spiegazione è molto semplice per questa profonda differenza e risiede soprattutto nella differenza di motore che c'è tra MotoGP e SBK, che su un tracciato come il Qatar diventa quanto mai evidente. Se è vero che a Phillip Island, pista con un solo rettilineo degno di nota e tanto guidato da raccordare, la differenza è davvero minima (Rea pagherebbe al poleman Vinales meno di un secondo) è altrettanto vero che le qualifiche delle rispettive gare si sono svolte in periodi climaticamente molto diversi fra loro, per cui magari il distacco nella stessa giornata sarebbe stato maggiore anche in Australia. 

Fa impressione tuttavia notare come questo distacco arrivi a quasi tre secondi in Qatar, la pista che più di ogni altra esalta le differenze tra le due categorie. Anche ammettendo possibile migliorare la Kawasaki da SBK adottando alcune soluzioni da MotoGP per una singola gara, quanto di questi tre secondi sarebbe possibile limare?

GRIGLIA QATAR CON REA IN MOTOGP
QUALIFICHE PHILLIP ISLAND CON REA IN MOTOGP
QUALIFICHE JEREZ CON REA IN MOTOGP

In gara sarebbe un vero massacro

Dunque potremmo immaginare non eccessivamente lontane le prestazioni di Rea in MotoGP in sella ad una Kawasaki almeno in una delle tre piste elencate e ci riferiamo a Phillip Island. Quindi ragioniamo su cosa avrebbe potuto fare Rea proprio in questa gara, tenendo presente il passo tenuto durante la sua prima manche del 2019, in cui fu battuto da Alvaro Bautista in sella alla sua Panigale V4.

In quella circostanza, Jonathan girò tenendo un passo medio in gara attorno al ritmo di 1'32,3 decimi al giro, decimo più, decimo meno. Nel 2019 la gara di Phillip Island è stata vinta da Marc Marquez che dopo una strenua lotta con Vinales ha completato i 27 giri del Gran Premio in 40'43, 729 mantenendo un passo di 1'30,5. Un dato abbastanza impressionante, soprattutto se paragonato al ritmo tenuto da Rea in gara in SBK. Il distacco sul traguardo sarebbe stato tra i due di ben 48,6 secondi, un timing che avrebbe forse permesso a Rea di chiudere attorno alla 15a posizione, alle spalle di Karel Abraham e della sua Ducati e davanti a Jorge Lorenzo.

GARA MOTOGP PHILLIP ISLAND CON REA

Abbiamo dato un po' di numeri e siamo ben consapevoli di quanto siano piuttosto astratti, conoscendo bene tutte le veriabili in gioco. Guardando i freddi numeri e valutando le modifiche che sarebbero a portata di mano di Kawasaki per schierare Rea in pista come wild card in una gara MotoGP, appare difficile immaginare plausibile la presenza del cinque volte campione del mondo tra le derivate nelle zone alte della classifica di tappa tra i prototipi. 

Eppure c'è da sottolineare che se Kawasaki ha avanzato una richiesta del genere, deve aver fatto delle valutazioni molto accurate. Schierare una icona per il marchio di Akashi come attualmente è Jonathan Rea e non essere certi che possa come minimo ben figurare in pista tra le MotoGP, suona come una sorta di suicidio mediatico e risulta difficile da credere. Forse gli ingegneri hanno valutato tanti altri parametri e sono convinti che con le modifiche giuste e alcuni interventi mirati alla moto, la ZX-10 RR sarebbe in grado di competere se non proprio ad armi pari, quanto meno su un livello simile. D'altra parte quando Aprilia schierò la sua CRT nel motomondiale, e si trattava di fatto di una RSV4 ampiamente modificata, Aleix Espargarò fu in grado di farla letteralmente volare su alcuni tracciati. 

Magari in Kawasaki hanno letto con attenzione quei cronologici su qualche tracciato e maturato questa idea. Peccato che Ezpeleta non ci permetterà mai di toglierci questa curiosità. Se ad Akashi vorranno correre in MotoGP, dovranno acquistare un posto al sole della griglia dei prototipi. 

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