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MotoGP, Pirro: "La migliore Ducati nel 2018, poi perso il nostro vantaggio"

"Honda ha migliorato il suo motore ma abbiamo lavorato per tornare davanti. La telemetria non dice tutto, le sensazioni fanno ancora la differenza"

MotoGP: Pirro: "La migliore Ducati nel 2018, poi perso il nostro vantaggio"

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Ieri, a Bologna, i riflettori erano logicamente puntanti su Dovizioso e Petrucci, i due piloti chiamati a sconfiggere Marquez. Un passo indietro, nell’ombra, c’era Michele Pirro. Il pugliese è abituato a stare dietro le quinte, ma il suo lavoro in questi anni è stato fondamentale per portare la Ducati dal ruolo di brutto anatroccolo a quello di cigno della MotoGP. Il suo lavoro è fatto di tanti chilometri, test lunghi estenuanti per preparare ogni cosa per i piloti. Sarà lui a salire per primo sulla Desmosedici 2020, il 2 di febbraio a Sepang.

Michele, come sarà la GP20?

Non è uno stravolgimento rispetto alla GP19, è ormai qualche anno che facciamo delle evoluzione e non più delle rivoluzioni. Questa moto ci ha permesso di vincere delle gare ed essere per 3 volte secondi nel Mondiale dietro al fenomeno Marquez, e dobbiamo provare a migliorarla ancora. L’obiettivo è sempre spostare il limite in avanti in alcune aree”.

Ripensando agli ultimi 3 anni, quale è stata la migliore Desmosedici relativamente alla stagione in cui ha corso?

La GP18, perché nel 2017 avevamo incominciato a trovare la quadra da metà stagione e l’anno successivo siamo stati competitivi da subito. Solo un po’ di sfortuna, come quando hanno buttato a terra Andrea, e qualche errore hanno influito sulla stagione. Credo che il vantaggio più grosso lo abbiamo avuto da metà 2017 al tutto il 2018.

Cosa è successo nel 2019?

Abbiamo mantenuto alcuni vantaggi, ma i nostri avversari hanno recuperato il gap. Non credo che la Honda lo scorso anno fosse diventata più veloce in curva, ma hanno  recuperato quei 10 cavalli e non facevamo più la differenza in rettilineo. Nel 2018, sia Dovizioso che Lorenzo avevano vinto con margine molte gare”.

Credi che abbiate recuperato quel vantaggio di motore?

“Penso di sì, ma parlo per noi, spero che gli avversari non abbiano fatto un altro passo in avanti! (ride) Mi è arrivata qualche informazione da Jerez (dove Bradl ha provato la Honda MotoGP nei test SBK ndr) e mi sembra che anche Honda si sia organizzata sotto questo aspetto. Devo dare ragione a Gigi quando dice che il vantaggio in rettilineo è quello che comporta meno rischi e lo hanno capito anche i nostri rivali. Mi aspetto a Sepang una Honda molto veloce, le ‘svergognate’ sul dritto prese negli anni passato non le vedremo più”.

Quanto ti piacerebbe avere l’opportunità di provare le altre MotoGP?

Sarebbe una figata! Noi conosciamo i limiti della nostra moto ma non di quelle degli avversari. Se penso a quello che è successo a Lorenzo, non mi sembra che poi le altre moto siano tanto meglio della nostra, la verità è che ognuna ha punti forti e altri deboli. Jorge praticamente è passato da essere un pilota vincente a uno che faceva fatica a stare nella zona punti. Credo che trovare il compromesso tra pilota e moto sia la base fondamentale. In questi anni ho avuto l’opportunità di seguire alcuni piloti da bordo pista e ti accorgi che ogni moto ha un suo DNA. Devi riuscire a interpretarlo”.

Sei il collaudatore più apprezzato della MotoGP, qualche Casa ha cercato di strapparti alla Ducati.

 “In questi avrei voluto fare meglio il pilota, ma Gigi mi ha fatto fare meglio il collaudatore (ride). L’esperienza con Ducati mi ha permesso di aumentare la mia sensibilità e il fatto di avere iniziato questo lavoro da giovane mi ha aiutato, perché riesci ad apprendere di più e ti puoi permettere anche di rischiare maggiormente”.

Spesso hai fatto anche il coach, come con Lorenzo. Veramente da bordo pista si riescono a vedere cose che la telemetria non mostra?

Io credo di avere un vantaggio importante. Mi spiego, non sono l’Alzamora o il Cadalora della situazione, che sono stati piloti ma sono anni che si sono ritirati. Io ascolto i problemi dei piloti, li vedo in pista e poi guido anche la stessa loro moto. Quindi posso riuscire ad aiutare Dovizioso se in un punto sono meno difficoltà di lui, oppure posso vedere una traiettoria di Marquez e provare a ripeterla quando faccio un test e per poi trasferirgli questa informazione. Determinate manovre non si vedono nella telemetria, sono sensazioni più che altro e per spiegarle bisogna provarle”.

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